An Environmental Justice Index, to address inequalities and promote global equity

Mani Tese publishes the report “Environmental Global Index – A Global Map of Environmental Justice,” produced with the contribution of Fondazione Cariplo and in collaboration with Università degli Studi di Milano, Politecnico di Milano and eNextGen

Since 2012, Mani Tese has been actively engaged in study and research work on the issue of environmental justice, a far-reaching and widely debated topic whose roots go back to the second half of the twentieth century. However, it was only in the new millennium that the link between environmental and social justice began to emerge more solidly and clearly, especially after the Kyoto meeting in 2005. Indeed, at that time, the wide disparity between countries of the Global North and South became a central issue, as the relationship between historical responsibilities, capacities for action, and long-term impacts had to be addressed.

The creation of an Environmental Justice Index (to access the platform click here), and the publication of the first dedicated periodic report, represent the culmination of a complex and articulated process, which has seen Mani Tese weave relationships with academic institutions (University of Milan and Milan Polytechnic) and innovative scientific realities such as eNextGen (a spinoff of the Milan Polytechnic), thanks to the fundamental contribution of Fondazione Cariplo, which, from the outset, believed in the project. This path included the identification of appropriate indicators, from reliable and open source sources, supported by recognized scientific evidence; the analysis of the same, through a methodology designed to ensure the validity and relevance of the information collected; and the constant revision and updating of the indicators to allow a valid calculation, thus to ensure that the index dynamically reflects the evolution of environmental issues, as well as the needs for interpretation and updating over time.

The intent was to stimulate constructive and purposeful debate around the issue of environmental inequalities, globally and locally. The scientific and rigorous approach, combined with clear and accessible communication, aimed to offer a tool to monitor and influence more just and sustainable environmental policies. In this sense, therefore, should be framed the decision to devote an entire section of the Report to an in-depth study of the textile supply chain, a sector characterized by serious phenomena of environmental and social injustice, with the presentation of some emblematic case-studies, which demonstrate, instead, how it is indeed possible a model of “doing business” capable of looking at change, innovation and transformative processes.

Mani Tese’s first report on Environmental Justice.

The Report “Environmental Global Index – A Global Map of Environmental Justice” draws on the valuable contributions of Emanuela Colombo – Full Professor and Rector’s Delegate for Science Diplomacy at Politecnico di Milano, Giacomo Crevani – Doctoral researcher at Politecnico di Milano, Alice Giulia Dal Borgo – President of the Bachelor of Arts in Environmental Humanities, territory and landscape and lecturer in Geography of environment and landscape and Analysis of landscape-environmental systems at the University of Milan, Nicolò Golinucci, Co-founder and CEO of eNextGen SRL, Elisa Lenhard – Global Citizenship Education and Advocacy Representative of Mani Tese ETS, Margherita Cecilia Maggioni – Junior researcher at the University of Milan, and Francesco Tonini, Senior researcher at Politecnico di Milano. The conclusions of the Report are entrusted to Marino Langiu, Director General of Mani Tese ETS.

DOWNLOAD THE FULL REPORT HERE.

Arti con Mani

Progetto di Economia Circolare per Giovani

Questo sabato, 15 marzo 2025, prende avvio il progetto di economia circolare per giovani “Arti con Mani”. 

Grazie alla collaborazione tra Libera Compagnia di Arti e Mestieri Sociali e Mani Tese, un gruppo di giovani delle scuole superiori potrà partecipare a un laboratorio di selezione e smistamento di beni di seconda mano destinati alla vendita nel mercato dell’usato solidale gestito da Cooperativa Sociale Mani Tese Onlus (sede di Gorgonzola in Via Giuseppe Parini, 60).

L’idea è nata durante un lavoro di gruppo svolto proprio da volontari e volontarie di Libera Compagnia di Arti e Mestieri Sociali e Mani Tese, nell’ambito della loro formazione per il Servizio Civile Universale.

Il progetto, articolato in 5 appuntamenti che si terranno di sabato, ha l’obiettivo di permettere a ragazzi e ragazze di conoscere una realtà di volontariato nel proprio territorio, imparare a valorizzare articoli di seconda mano di varia tipologia per rimetterli in circolo, lavorare in team, socializzare, maturare responsabilità e autonomia, nonché trovare nuovi stimoli per attività ricreative.

Speriamo che questa iniziativa possa non solo sensibilizzare le nuove generazioni sui temi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, contribuendo così a creare una comunità più consapevole e inclusiva, ma anche offrire loro un’esperienza pratica arricchente dal punto di vista personale.

Arti con Mani

Circular Economy Project for Youth

This Saturday, March 15, 2025, the youth circular economy project “Arti con Mani” kicks off.

Thanks to the collaboration between Libera Compagnia di Arti e Mestieri Sociali and Mani Tese, a group of high school youths will be able to participate in a workshop to sort and sort second-hand goods for sale in the fair-trade second-hand market run by Cooperativa Sociale Mani Tese Onlus (Gorgonzola office at Via Giuseppe Parini, 60).

The idea was born during a group work carried out by the very volunteers from Libera Compagnia di Arti e Mestieri Sociali and Mani Tese, as part of their training for Universal Civil Service.

The project, consisting of five appointments to be held on Saturdays, aims to allow boys and girls to get to know a volunteer reality in their area, learn how to value second-hand items of various types to put them back into circulation, work in teams, socialize, mature responsibility and autonomy, as well as find new stimuli for recreational activities.

We hope that this initiative will not only raise awareness of environmental, social and economic sustainability issues among the younger generation, thus helping to create a more aware and inclusive community, but also provide them with a personally enriching hands-on experience.

Empowerment femminile, dalle statistiche globali alle esperienze locali

Partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza, empowerment politico: il nostro impegno in India con le organizzazioni Save e Fedina contro le disuguaglianze di genere.

L’ultimo rapporto Global Gender Gap pubblicato dal World Economic Forum evidenzia un triste dato statistico: il divario di genere globale nel 2023 era del 68,4%, nel 2024 68,5%, una crescita a un ritmo glaciale che non fa ben sperare circa il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030, sebbene esistano esempi decisamente positivi, come l’Islanda, che, con i suoi 396 187 abitanti, ottiene un fantastico primato con il 93,5%. Dobbiamo, per contro, constatare un’Italia ancora sottotono, 69,2%, nonostante abbia registrato uno dei progressi più significativi dal 2010, con un aumento di 15,9 punti percentuali. Rispetto all’educazione e formazione, solo un terzo sceglie materie scientifiche: il rapporto fra specialisti ICT è 1 donna su 6. E le donne guadagnano quasi il 20% in meno degli uomini. Ci vorranno 134 anni per raggiungere la piena parità, sottolinea il rapporto del World Economic Forum.

Le diseguaglianze di genere in India

Espandendo lo sguardo oltre i confini europei e concentrandosi su uno dei Paesi che ha registrato una notevole crescita economica negli ultimi anni, ma che allo stesso tempo affronta crescenti disuguaglianze sociali, emerge un quadro complesso. L’India, infatti, si posiziona al 129° posto su 146 Paesi nel Global Gender Gap Index, e, nonostante alcuni progressi apparenti in alcuni settori, la disuguaglianza di genere rimane una questione centrale. Il Global Gender Gap Index, è una misura sintetica che raccoglie informazioni da quattro aree principali: partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza, e empowerment politico. Ogni area è composta da più indicatori specifici. Il punteggio dell’indice va da 0 a 1, dove 1 rappresenta la parità totale tra i generi. Tuttavia, è importante sottolineare che questo indice si concentra sulle differenze di genere, mettendo in evidenza la posizione relativa delle donne rispetto agli uomini, piuttosto che una valutazione assoluta delle loro condizioni.

In India, quasi il 90% della forza lavoro è impiegata nel settore informale, dove le donne, in particolare, si trovano a fronteggiare enormi difficoltà. Questa situazione è alimentata da un profondo squilibrio nelle relazioni di potere che caratterizzano il mondo del lavoro. L’asimmetria di potere tra datori di lavoro e lavoratrici ha un impatto diretto sull’accesso delle donne a condizioni di lavoro dignitose e sulla loro capacità di mantenerle, creando una barriera invisibile ma solida che ostacola ogni tipo di progressione sociale ed economica. Le donne nel settore informale sono, infatti, tra le più vulnerabili: spesso non hanno accesso a contratti ufficiali, diritti lavorativi garantiti o protezioni legali. Non solo sono escluse dai benefici delle politiche di welfare, ma sono anche privi di potere contrattuale, il che le espone a forme di sfruttamento quotidiano, abuso e discriminazione. Questo scenario perpetua un ciclo di povertà, disuguaglianza e marginalizzazione che, con il passare del tempo, diventa sempre più difficile da interrompere. Il mondo del tessile, ad esempio, tanto esplorato in più circostanze da Mani Tese, storicamente, ha visto un’alta partecipazione femminile, e sebbene in contesti diversi, continuano a essere le principali protagoniste di un mercato profondamente segnato da dinamiche di sfruttamento e disuguaglianza.

Il lavoro di Mani Tese con le organizzazioni locali Save e Fedina

L’India sta affrontando una crisi di disuguaglianza di genere che va ben oltre le difficoltà nel mondo del lavoro. Un divario che si amplifica in modo drammatico man mano che si scende con l’età delle ragazze, creando un ciclo di svantaggi che colpisce profondamente la società su più fronti. “In risposta a questa crescente problematica, grazie al lavoro comune con le organizzazioni locali SAVE e FEDINA, operiamo per ridurre le disuguaglianze e migliorare la condizione delle donne, soprattutto nelle fasce più vulnerabili”. Si tratta di promuovere e implementare un approccio che prevede l’integrazione dell’empowerment femminile in tutte le politiche economiche, sociali e culturali, con l’obiettivo di promuovere un cambiamento che vada oltre la mera creazione di opportunità di lavoro. Questo approccio prevede una riconsiderazione delle strutture di potere, al fine di garantire che le donne dispongano degli strumenti necessari per negoziare migliori condizioni lavorative, affrontare le barriere socio-culturali e costruire una rete di supporto in grado di aiutarle a superare le difficoltà legate alla discriminazione e alla disuguaglianza. “L’obiettivo è fornire strumenti concreti per abbattere le barriere e permettere alle donne di esercitare il proprio potere economico, sociale e politico, contribuendo così in modo decisivo al progresso collettivo”.

(Le immagini in questa pagina sono di @FEDINA – Foundation for Educational Innovations in Asia)

Empowerment femminile, dalle statistiche globali alle esperienze locali

Partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza, empowerment politico: il nostro impegno in India con le organizzazioni Save e Fedina contro le disuguaglianze di genere.

L’ultimo rapporto Global Gender Gap pubblicato dal World Economic Forum evidenzia un triste dato statistico: il divario di genere globale nel 2023 era del 68,4%, nel 2024 68,5%, una crescita a un ritmo glaciale che non fa ben sperare circa il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030, sebbene esistano esempi decisamente positivi, come l’Islanda, che, con i suoi 396 187 abitanti, ottiene un fantastico primato con il 93,5%. Dobbiamo, per contro, constatare un’Italia ancora sottotono, 69,2%, nonostante abbia registrato uno dei progressi più significativi dal 2010, con un aumento di 15,9 punti percentuali. Rispetto all’educazione e formazione, solo un terzo sceglie materie scientifiche: il rapporto fra specialisti ICT è 1 donna su 6. E le donne guadagnano quasi il 20% in meno degli uomini. Ci vorranno 134 anni per raggiungere la piena parità, sottolinea il rapporto del World Economic Forum.

Le diseguaglianze di genere in India

Espandendo lo sguardo oltre i confini europei e concentrandosi su uno dei Paesi che ha registrato una notevole crescita economica negli ultimi anni, ma che allo stesso tempo affronta crescenti disuguaglianze sociali, emerge un quadro complesso. L’India, infatti, si posiziona al 129° posto su 146 Paesi nel Global Gender Gap Index, e, nonostante alcuni progressi apparenti in alcuni settori, la disuguaglianza di genere rimane una questione centrale. Il Global Gender Gap Index, è una misura sintetica che raccoglie informazioni da quattro aree principali: partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza, e empowerment politico. Ogni area è composta da più indicatori specifici. Il punteggio dell’indice va da 0 a 1, dove 1 rappresenta la parità totale tra i generi. Tuttavia, è importante sottolineare che questo indice si concentra sulle differenze di genere, mettendo in evidenza la posizione relativa delle donne rispetto agli uomini, piuttosto che una valutazione assoluta delle loro condizioni.

In India, quasi il 90% della forza lavoro è impiegata nel settore informale, dove le donne, in particolare, si trovano a fronteggiare enormi difficoltà. Questa situazione è alimentata da un profondo squilibrio nelle relazioni di potere che caratterizzano il mondo del lavoro. L’asimmetria di potere tra datori di lavoro e lavoratrici ha un impatto diretto sull’accesso delle donne a condizioni di lavoro dignitose e sulla loro capacità di mantenerle, creando una barriera invisibile ma solida che ostacola ogni tipo di progressione sociale ed economica. Le donne nel settore informale sono, infatti, tra le più vulnerabili: spesso non hanno accesso a contratti ufficiali, diritti lavorativi garantiti o protezioni legali. Non solo sono escluse dai benefici delle politiche di welfare, ma sono anche privi di potere contrattuale, il che le espone a forme di sfruttamento quotidiano, abuso e discriminazione. Questo scenario perpetua un ciclo di povertà, disuguaglianza e marginalizzazione che, con il passare del tempo, diventa sempre più difficile da interrompere. Il mondo del tessile, ad esempio, tanto esplorato in più circostanze da Mani Tese, storicamente, ha visto un’alta partecipazione femminile, e sebbene in contesti diversi, continuano a essere le principali protagoniste di un mercato profondamente segnato da dinamiche di sfruttamento e disuguaglianza.

Il lavoro di Mani Tese con le organizzazioni locali Save e Fedina

L’India sta affrontando una crisi di disuguaglianza di genere che va ben oltre le difficoltà nel mondo del lavoro. Un divario che si amplifica in modo drammatico man mano che si scende con l’età delle ragazze, creando un ciclo di svantaggi che colpisce profondamente la società su più fronti. “In risposta a questa crescente problematica, grazie al lavoro comune con le organizzazioni locali SAVE e FEDINA, operiamo per ridurre le disuguaglianze e migliorare la condizione delle donne, soprattutto nelle fasce più vulnerabili”. Si tratta di promuovere e implementare un approccio che prevede l’integrazione dell’empowerment femminile in tutte le politiche economiche, sociali e culturali, con l’obiettivo di promuovere un cambiamento che vada oltre la mera creazione di opportunità di lavoro. Questo approccio prevede una riconsiderazione delle strutture di potere, al fine di garantire che le donne dispongano degli strumenti necessari per negoziare migliori condizioni lavorative, affrontare le barriere socio-culturali e costruire una rete di supporto in grado di aiutarle a superare le difficoltà legate alla discriminazione e alla disuguaglianza. “L’obiettivo è fornire strumenti concreti per abbattere le barriere e permettere alle donne di esercitare il proprio potere economico, sociale e politico, contribuendo così in modo decisivo al progresso collettivo”.

(Le immagini in questa pagina sono di @FEDINA – Foundation for Educational Innovations in Asia)

Pacchetto Omnibus: Dietro il Sipario della Semplificazione Legislativa

Una revisione che mette a rischio i diritti umani, l’ambiente e la trasparenza normativa

A pochi mesi dall’approvazione della Direttiva sulla Due Diligence delle Imprese in materia di sostenibilità (CS3D), pubblicata nella Gazzetta Europea il 5 luglio 2024, i suoi principi fondamentali sono già messi in discussione. Ieri, 26 febbraio, il Commissario per l’Economia e la Produttività, nonché per l’Attuazione e la Semplificazione, Vladis Dombrovskis, ha annunciato il tanto atteso pacchetto Omnibus, già anticipato dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel novembre 2024.

Il pacchetto Omnibus, che punta alla semplificazione normativa per le imprese con l’obiettivo dichiarato di migliorare l’efficienza procedurale e ridurre gli oneri economici, in realtà mina l’efficacia delle normative sulla responsabilità d’impresa.

Ad esempio, nel contesto delle filiere produttive, mentre la CS3D garantiva un monitoraggio su tutta la catena del valore per prevenire violazioni dei diritti umani e danni ambientali, la proposta Omnibus limita l’obbligatorietà della due diligence alle sole operazioni dei partner diretti. Questo approccio esclude dal controllo le violazioni più gravi, che spesso si verificano nelle fasi più profonde delle filiere, dove si registrano abusi e atti discriminatori.

Noi di Mani Tese, in qualità di co-coordinatori della Campagna Impresa 2030 – una coalizione italiana di organizzazioni della società civile impegnate nella difesa dei diritti umani e ambientali – esprimiamo un forte disappunto per questo provvedimento. La modifica proposta dal pacchetto Omnibus svuota la Direttiva sulla Due Diligence dai suoi principi chiave, mettendo a rischio anche gli investimenti di quelle imprese che avevano accolto la direttiva come un’opportunità per una regolamentazione più chiara e coerente.

Questo provvedimento frena il progresso verso un mondo più giusto e sostenibile, compromettendo la possibilità di migliorare le condizioni di lavoro, specialmente nei Paesi del Global South. Proprio in questi contesti, dove Mani Tese opera da oltre 60 anni, le parti più vulnerabili della catena del valore sono quelle più esposte a violazioni dei diritti dei lavoratori.

I punti più allarmanti della proposta

  1. Minaccia al processo democratico che ha portato all’approvazione della legge.
  2. Falsa semplificazione, che non affronta i problemi reali e riduce gli obblighi delle aziende, lasciando in sospeso gli impegni climatici nell’ambito dell’Accordo di Parigi.
  3. Limitazione della due diligence ai soli partner commerciali diretti, trascurando le violazioni più gravi che avvengono nelle fasi più profonde delle filiere.
  4. Riduzione del monitoraggio delle politiche aziendali, che passerebbe da un controllo annuale a uno ogni cinque anni.
  5. Eliminazione di meccanismi essenziali di applicazione, come il diritto di accesso alla giustizia per le vittime di abusi, rendendolo più difficile da esercitare.

Queste modifiche riducono l’efficacia della direttiva e la pongono in contrasto con gli standard internazionali di responsabilità aziendale. Il rischio è di trasformarla in un mero esercizio burocratico, lontano dall’obiettivo di una vera sostenibilità d’impresa e con gravi conseguenze per l’ambiente e per i diritti delle persone coinvolte nelle filiere produttive.

Il pacchetto Omnibus non solo compromette la giustizia sociale e ambientale, ma mina anche la stabilità economica e l’efficacia degli interventi a lungo termine. La Cocoa Coalition, ad esempio, ha avvertito in una dichiarazione del 20 gennaio 2025 che modificare la CSDDD potrebbe portare a una frammentazione normativa tra gli Stati membri, aumentando i costi di conformità senza generare benefici concreti.

Un attacco al sistema democratico decisionale

La riapertura della Direttiva sulla Due Diligence attraverso il pacchetto Omnibus rappresenta un attacco al sistema democratico per diversi motivi:

  • Minaccia al processo legislativo partecipativo: La direttiva è stata il risultato di un lungo processo che ha coinvolto il Parlamento Europeo, il Consiglio dell’Unione Europea e numerosi stakeholder, inclusi gruppi della società civile, sindacati e imprese. Riaprirla senza un adeguato coinvolgimento delle stesse parti rischia di escludere voci cruciali e compromettere la legittimità del processo decisionale.
  • Sottrazione di trasparenza e responsabilità: L’approvazione della direttiva ha seguito un iter chiaro e pubblico, con ampie consultazioni. La revisione, invece, rischia di avvenire senza il necessario scrutinio pubblico, riducendo la trasparenza e la responsabilità politica.
  • Incoerenza con il principio di co-creazione delle politiche: La direttiva è stata elaborata in un contesto di cooperazione tra istituzioni europee e stakeholder, garantendo regole chiare e condivise. Il pacchetto Omnibus ignora questo processo collaborativo e mette a rischio la coerenza normativa europea.
  • Indebolimento dei diritti e delle protezioni: Le modifiche che riducono gli obblighi aziendali in termini di trasparenza e responsabilità verso i diritti umani e l’ambiente rischiano di svuotare la legge dei suoi principi fondamentali. Limitare la due diligence ai soli partner commerciali diretti o ridurre i meccanismi di monitoraggio significa minare la protezione delle persone e dell’ambiente.

Questo provvedimento mantiene un modello di business che ignora le emergenze climatiche e sociali, rifiutando ogni azione coraggiosa per affrontare la crisi, esprimendo un’Europa debole, che dimostra incoerenza e una preoccupante vulnerabilità ad influenze esterne. 

Leggi il comunicato stampa di Impresa2030 qui.

Omnibus Package: Behind the Curtain of Legislative Simplification.

A review that undermines human rights, the environment and regulatory transparency

Only a few months after the Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D) was approved and published in the European Journal on July 5, 2024, its basic principles are already being challenged. Yesterday, Feb. 26, the Commissioner for Economic and Productivity as well as for Implementation and Simplification, Vladis Dombrovskis, announced the long-awaited Omnibus package, already anticipated by European Commission President Ursula von der Leyen in November 2024.

The Omnibus package, which aims to simplify regulations for businesses with the stated goal of improving procedural efficiency and reducing economic burdens, actually undermines the effectiveness of corporate responsibility regulations.

For example, in the context of production chains, while CS3D ensured monitoring across the entire value chain to prevent human rights violations and environmental damage, the Omnibus proposal limits mandatory due diligence to the operations of direct partners only. This approach excludes from monitoring the most serious violations, which often occur at the deepest stages of supply chains, where abuses and discriminatory acts occur.

We at Mani Tese, as co-coordinators of the Impresa 2030 Campaign-an Italian coalition of civil society organizations committed to the defense of human and environmental rights-express strong disappointment with this measure. The amendment proposed by the Omnibus package strips the Due Diligence Directive of its key principles, putting at risk even the investments of those companies that had welcomed the directive as an opportunity for clearer and more consistent regulation.

This measure holds back progress toward a more just and sustainable world by undermining the possibility of improving working conditions, especially in Global South countries. It is precisely in these contexts, where Mani Tese has been working for more than 60 years, that the most vulnerable parts of the value chain are the most exposed to labor rights violations.

The most alarming points of the proposal

  1. Threat to the democratic process that led to the passage of the law.
  2. False simplification, which does not address the real problems and reduces the obligations of companies, leaving climate commitments under the Paris Agreement unfulfilled.
  3. Limiting due diligence to direct business partners only., neglecting the more serious violations that occur in the deeper stages of supply chains.
  4. Reduction in corporate policy monitoring., which would decrease from an annual audit to one every five years.
  5. Elimination of essential enforcement mechanisms, such as the right of access to justice for victims of abuse, making it more difficult to exercise.

These changes reduce the effectiveness of the directive and place it at odds with international standards of corporate responsibility. The risk is to turn it into a mere bureaucratic exercise, far from the goal of true corporate sustainability and with serious consequences for the environment and the rights of people involved in production chains.

The Omnibus package not only undermines social and environmental justice, but also undermines economic stability and the effectiveness of long-term interventions. The Cocoa Coalition, for example, warned in a January 20, 2025 statement that amending the CSDD could lead to regulatory fragmentation among member states, increasing compliance costs without generating concrete benefits.

An attack on the democratic decision-making system

The reopening of the Due Diligence Directive through the Omnibus package is an attack on the democratic system for several reasons:

  • Threat to participatory legislative process: The directive was the result of a long process involving the European Parliament, the Council of the European Union and numerous stakeholders, including civil society groups, trade unions and businesses. Reopening it without proper involvement of the same parties risks excluding crucial voices and undermining the legitimacy of the decision-making process.
  • Subtraction of transparency and accountability: The approval of the directive followed a clear and public process, with extensive consultations. The revision, on the other hand, risks taking place without the necessary public scrutiny, reducing transparency and political accountability.
  • Inconsistency with the principle of policy co-creation: The directive was developed in a context of cooperation between European institutions and stakeholders, ensuring clear and shared rules. The Omnibus package ignores this collaborative process and puts European regulatory coherence at risk.
  • Weakening of rights and protections: Changes that reduce corporate obligations in terms of transparency and accountability to human rights and the environment risk emptying the law of its core principles. Limiting due diligence to only direct business partners or reducing monitoring mechanisms means undermining the protection of people and the environment.

This measure maintains a business model that ignores climate and social emergencies, rejecting any bold action to address the crisis, expressing a weak Europe that demonstrates inconsistency and a worrying vulnerability to outside influences.

Read the Impresa2030 press release here.

Eureka! Al via i percorsi di educazione e partecipazione attiva

Promosso da Mani Tese, Spazio Pensiero e Bipart, Eureka! vuole contrastare la dispersione scolastica e prevenire le cause dell’abbandono favorendo il protagonismo dei giovani preadolescenti e rafforzando le loro competenze di cittadinanza.

Il progetto Eureka!  è partito con i percorsi di educazione e partecipazione attiva alla vita comunitaria rivolti alle ragazze e ai ragazzi degli Istituti Comprensivi di Milano e dei Comuni limitrofi. Promosso da Mani Tese, Spazio Pensiero e Bipart, Eureka! vuole contrastare la dispersione scolastica e prevenire le cause dell’abbandono favorendo il protagonismo dei giovani preadolescenti e rafforzando le loro competenze di cittadinanza. Eureka! è un progetto sostenuto dal Dipartimento per le politiche della famiglia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Le idee delle ragazze e dei ragazzi trasformano la scuola

 “Il Progetto Eureka! si inserisce in un contesto di forte impegno da parte di Mani Tese nella lotta contro le povertà educative. La povertà educativa rappresenta una delle sfide sociali più gravi e complesse del nostro tempo e siamo convinti che solo un approccio preventivo e integrato possa contribuire a cambiare davvero le cose” afferma Elisa Lenhard, Referente Educazione alla Cittadinanza Globale e Advocacy di Mani Tese.

“Crediamo in un modello di intervento che non si limita a rispondere a bisogni immediati, ma che punta a costruire un sistema di supporto solido e duraturo, promuovendo il senso di appartenenza e incentivando i valori di  cittadinanza attiva tra ragazzi e ragazze, attraverso la partecipazione responsabile e consapevole. In un periodo come quello attuale, in cui la decisione del Governo di non rinnovare il Fondo per il contrasto alla povertà educativa ha creato un ulteriore vuoto di risorse, il nostro operato assume un valore ancora più importante. Il Fondo rappresentava un tentativo concreto di affrontare una delle problematiche più gravi del nostro paese. Secondo i dati ufficiali dell’ISTAT, sono 1,29 milioni i minori che vivono in povertà assoluta, un dato allarmante che sottolinea l’urgenza di interventi strutturati. La povertà educativa è strettamente legata a questo fenomeno e rischia di creare un circolo vizioso che compromette il futuro di intere generazioni”.

La dispersione scolastica, uno degli aspetti più drammatici della povertà educativa, è un fenomeno che colpisce in modo devastante le vite di molti giovani, impedendo loro di accedere alle opportunità che una buona educazione potrebbe offrire. Per questo motivo, il Progetto Eureka! non si limita a interventi isolati sul singolo studente o sulla singola studentessa, ma si impegna a rafforzare il legame tra i giovani e le loro scuole e tra le scuole e le comunità locali, con l’intento di creare un sistema di supporto integrato. In questo modo la scuola può diventare un luogo di partecipazione attiva, dove i ragazzi e le ragazze possano sentirsi protagonisti e impegnarsi concretamente per migliorare il proprio contesto sociale e ambientale. La cittadinanza attiva non è un concetto astratto, sono le azioni concrete che trasformano le nostre comunità!”.

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