Il Contesto

La Guinea-Bissau, ed in particolare la zona in cui si colloca il progetto, rappresenta uno snodo critico per le migrazioni, sia per i guineani che per gli abitanti di Senegal e di Guinea Conakry, che qui transitano per proseguire nella loro avventura verso il nord.

Le ragioni sono le solite: carenza nella politica infrastrutturale del sistema statale in Guinea-Bissau, mancanza di investimenti in agricoltura, poca attenzione all’agricoltura di piccola scala, impoverimento dei suoli, disoccupazione record (65% nella fascia d’età 15-35 anni).

E così partono in molti, ma anche tanti ritornano: 275 nel 2017, di cui 70% provenienti dalla zona in cui si colloca il presente progetto. Partono attratti dai risultati positivi ottenuti con le migrazioni degli anni ’80 e ’90 ed ignari dei grandi pericoli e delle indicibili umiliazioni che dovranno sopportare, il più delle volte senza conseguire i risultati sognati e con un viaggio della durata di 7-10 anni, secondo un’indagine dell’Università di Milano-Bicocca.

Esiste anche un fenomeno legato alle migrazioni non regolari di minori non accompagnati, definiti “talibé”. Vengono affidati a familiari o a persone conosciute per studiare all’estero. In realtà finiscono nelle scuole coraniche dei paesi africani limitrofi e vengono spesso impiegati in attività di accattonaggio.

Mani Tese opera in Guinea-Bissau dal 1964 con progetti in vari campi: dalla sanità alla sovranità alimentare. Recentemente si è impegnata nella reintegrazione a livello comunitario dei migranti di ritorno con attività di formazione (alfabetizzazione, informatica, piccolo commercio) e produttive (un pollaio comunitario, una panetteria, una sartoria, una pasticceria artigianale, ecc.).

Guinea Bissau

Bafatá, Guinea-Bissau

Guinea Bissau

Gabú, Guinea-Bissau

 
Gli obiettivi

L’obiettivo generale del progetto, finanziato da AICS e OIM, consisteva nel migliorare le condizioni di vita della popolazione locale, attivando in particolare processi di occupazione giovanile, di reinserimento professionale ed economico per i migranti di ritorno, di assistenza psicologica per i minori trafficati e per le loro famiglie e facendo emergere la consapevolezza sui rischi della migrazione irregolare e della tratta di minori.

Dettagli di progetto
Paese

Guinea Bissau,

Località

Bafatà,Gabu,

destinatari

tra giovani, migranti di ritorno, minori non accompagnati, donne familiari di migranti o madri di adolescenti

 
Le Attività

1. Formazione e produzione orticola agroecologica – Sono stati individuati 4 nuovi orti comunitari e si è operato anche su altri 4 realizzati nel corso di un precedente progetto. I beneficiari coinvolti sono stati quasi esclusivamente donne (389 su 433). L’organizzazione degli orti ha previsto un comitato di gestione e l’elezione di un presidente per ciascun comitato. Ciascun orto ha l’estensione di ca. 1 ha (equivalente a 2 campi di calcio).

Dopo la pulizia del terreno dei nuovi orti si è provveduto allo scavo di 4 pozzi con pompa ad immersione, forniti di una vasca sopraelevata per l’irrigazione e di un sistema di distribuzione dell’acqua su tutta l’estensione dell’orto. Sono stati anche istallati 4 sistemi energetici a pannelli solari per il funzionamento delle pompe. Una formazione accurata dei beneficiari su orticoltura agroecologica è stata tenuta dai tecnici del progetto.

Ed i risultati della prima annualità sono confortanti: 35 tonnellate prodotte di pomodori, insalate, peperoni, djagatu (un vegetale locale ricco di vitamine e sali minerali), melanzane, di cui il 10% destinato all’autoconsumo ed il restante alla vendita.

2. Formazione e produzione avicola comunitaria – L’attuale progetto, oltre a continuare ad appoggiare 5 pollai realizzati in un precedente progetto, ne ha costituiti 2 nuovi nella regione di Bafatà. Le comunità sono state attivamente coinvolte, pagando di tasca propria un muratore e prestando mano d’opera gratuita. È stata inoltre fornita un’apposita formazione, oltre ad una prima fornitura di mangimi e animali. Particolare attenzione è stata posta nel creare canali commerciali per i prodotti avicoli. A fine progetto si era già arrivati a 33.000 uova e 900 polli.

3. Filiera arachide – Ad ognuno dei 125 beneficiari (di cui 35 migranti di ritorno) sono stati forniti una zappa, un machete, arachidi sufficienti a coltivare 0.5 ha di terreno ed ovviamente una formazione adeguata. I primi risultati non sono stati affatto male: ca. 70 tonnellate di prodotto. E poi veniamo alla linea di produzione di olio di arachide, arrivata dal Senegal e prontamente installata. È da notare che è l’unica linea di produzione semindustriale di olio di arachide in Guinea Bissau. Nel primo anno di produzione ha prodotto 3.900 kg di olio.

4. Creazione di un info point per giovani e sostegno psicosociale per i migranti di ritorno – Si è ristrutturato allo scopo il centro multifunzionale giovanile di Gabu. Vi si sono realizzati un corso di inglese e dei corsi rivolti ai giovani su tematiche relative alla pianificazione del proprio futuro e della propria attività lavorativa, mentre un corso di alfabetizzazione ha interessato 25 persone, di cui 17 migranti di ritorno.

2 eventi molto frequentati hanno trattato i rischi della migrazione irregolare, anche attraverso la proiezione di un apposito film.

Anche un torneo di calcio assai seguito (8 squadre da 20 componenti ciascuna) è stato molto utile per sensibilizzare i giovani sui rischi della migrazione irregolare e sulle problematiche dei matrimoni precoci. Il torneo è stato infatti accompagnato da dibattiti sugli argomenti di cui sopra e da spettacoli teatrali su problemi giovanili, quali formazione, lavoro, possibilità economiche locali e migrazione.

Ben 7 incontri, partecipati da 164 migranti di ritorno, hanno trattato argomenti quali il loro reinserimento sociale e familiare, le possibilità economiche locali ed il modo per accedervi.

E non si è certo dimenticato il fenomeno dei bambini talibé (minori espatriati con fantastiche prospettive e finiti sovente ad elemosinare in Senegal). Se ne è occupato direttamente il partner locale AMIC, che ne ha recuperati 75 avviandoli su di un percorso di recupero psicofisico, reinserendoli nei villaggi di origine e fornendoli di sussidi didattici per l’attività scolare.

5. 6 percorsi di coscientizzazione per donne con parenti emigrati e madri di potenziali emigranti – Oltre al contesto economico ed alla mancanza di opportunità lavorative, le persone sono spinte all’emigrazione dal desiderio di assumere il ruolo dell’uomo adulto in grado di provvedere ai bisogni della madre, delle sorelle e della sposa, che quindi subiscono notevoli contraccolpi psicologici e sociali per le esperienze migratorie fallite. Sono stati quindi realizzati 9 incontri che hanno coinvolto 328 donne. Durante tali incontri si è cercato di approfondire questo aspetto e di lenire i loro sensi di colpa e le loro sofferenze, prospettando anche opportunità economiche locali (i già citati orti comunitari).

6. Campagna di sensibilizzazione sulla migrazione – 2 pubblici dibattiti sono stati tenuti a Gabu e Bafatà con argomento i bambini talibé e la migrazione irregolare e con la collaborazione di un locale gruppo teatrale.

In occasione della Giornata Internazionale del Migrante si è effettuato il Festival Culturale della Migrazione con rappresentazioni teatrali, concerti ed incontri, soprattutto coi giovani per sensibilizzare sui rischi della migrazione irregolare. Durante le giornate del Festival si sono tenuti incontri di sensibilizzazione in tutte le scuole superiori di Gabu e Bafatà con il coinvolgimento di ca. 600 studenti. Di questi quelli che frequentano l’ultimo anno di studi sono stati anche condotti in visite ad imprese ed organizzazioni, atte ad evidenziare buoni esempi di imprenditorialità locale di successo. In totale i partecipanti al Festival sono stati ca. 15.000. Visti gli ottimi risultati dopo un anno il Festival è stato replicato con caratteristiche similari e con pari soddisfazione.

7. Convegno sulla tratta – Si è tenuto a Milano come già in passato (è stata questa la quarta edizione) in collaborazione con Caritas Ambrosiana e PIME, alla presenza di ca. 300 persone. Particolarmente trattati sono stati il fenomeno dei bambini talibé e dei matrimoni forzati.

Partner di progetto