Il Contesto

A partire dal 1 marzo 2019 nella provincia della Zambezia si sono abbattute una serie di piogge tropicali che hanno compromesso la produzione agricola dell’intero territorio. Alle piogge si è poi aggiunto il ciclone tropicale Idai che ha colpito le coste del Paese il 14 marzo provocando almeno 800 vittime. Nella provincia della Zambezia il forte vento e le piogge torrenziali hanno fatto esondare numerosi fiumi costringendo le popolazioni locali ad allontanarsi dalle loro abitazioni per raggiungere luoghi più sicuri, come scuole e magazzini. Nei giorni prima del ciclone, inoltre, numerosi erano già stati i danni subiti dalle abitazioni e dalle coltivazioni.

Tantissimi sono stati i villaggi colpiti nella Zambezia e numerose le comunità rimaste isolate, in particolare nei distretti di Morrumbala, Maganja da Costa e nei due distretti in cui opera Mani Tese, Nicoadala e Namacurra. Nel distretto di Nicoadala l’esondazione del Rio Licuar e dei suoi principali affluenti ha spazzato via case, scuole e campi coltivati. Secondo quanto riportato dal governo provinciale la produzione di mais, manioca e batata (principalmente prodotta in questi distretti), base dell’alimentazione delle popolazioni nelle aree rurali, sarebbe stata insufficiente a coprire il fabbisogno della provincia. A questo si è sommata l’inflazione delle derrate alimentari, in particolare l’aumento del prezzo della farina di mais e del riso, che ha messo a serio rischio la sicurezza alimentare dell’intero paese.

Distretto di Quelimane

Quelimane, Mozambico

Distretto di Nicoadala

Nicoadala, Mozambico

Distretto di Namacurra

Namacurra, Mozambico

Distretto di Mocubela

Mocuba, Mozambico

Distretto di Morrumbala

Morrumbala, Mozambico

 
Gli obiettivi

Il progetto aveva l’obiettivo di acquistare e distribuire semi per 400 famiglie per la seconda campagna agricola (da aprile a luglio) per sopperire alla mancata produzione della prima epoca (da novembre ad aprile).

Dettagli di progetto
Paese

Mozambico,

Località

Quelimane,Nicoadala,Namacurra,Mocubela,Morrumbala,

destinatari

400 famiglie residenti nei distretti più colpiti, ovvero circa 2.400 persone

 
Le Attività

Grazie al progetto “Ripartiamo seminando” abbiamo potuto acquistare:

  1. 107 kg di semi di fagiolino;
  2. 15 kg di ortaggi (come pomodori, cipolle, carote, zucche, peperoni, melanzane, cetrioli, cavolo cappuccio) alcuni dei quali sono stati trapiantati con l’aiuto dei nostri tecnici;
  3. 2400 kg di mais a ciclo corto, che è in grado di produrre quantitativi soddisfacenti nonostante il ritardo nella semina.

Nelle prime due settimane di maggio del 2019 i semi sono stati comprati e distribuiti all’INGC (Istituto Nazionale Mozambicano per la Gestione delle Calamità), alla Direzione Provinciale dell’Agricoltura della Provincia e allo SDAE (Servizi distrettuali per l’agricoltura e le attività economiche) di due distretti, Quelimane e Mocubela. I semi sono poi stati distribuiti nelle comunità con l’accompagnamento dei nostri tecnici e del nostro partner locale, l’UPC-Z (Unione Provinciale dei Contadini della Zambezia), che conta centinaia di soci in tutta la provincia della Zambezia.

Oltre 300 produttori hanno potuto avere una seconda chance di produzione che, nel periodo di siccità, si traduce in sicurezza alimentare e una piccola fonte di reddito, necessaria per i bisogni primari delle famiglie.

Abbiamo acquistato dei teli per far seccare manioca e batata, che sono stati utilizzati anche per i cereali tra cui il riso, il mais (quel poco che è sopravvissuto alle piogge e alle inondazioni) e il sesamo, una coltura ad alto rendimento che abbiamo contribuito a diffondere.

Sono stati costruiti due sistemi di essicazione del sesamo e della manioca in due comunità, una nel distretto di Nicoadala e un’altra nel distretto di Quelimane.

Nei tre distretti dove Mani Tese è presente con il progetto “Quelimane agricola”, sono state realizzate anche formazioni distrettuali con i soci dell’UPC-Z per promuovere e diffondere tecniche di conservazione della manioca più razionali ed efficaci. Tradizionalmente, infatti, la manioca veniva spezzettata in frammenti grossolani e lasciata a essiccare in teli di fortuna o direttamente nel suolo. Data però l’elevata umidità della terra e dell’aria, la manioca non si conservava per molto tempo, marcendo e fermentando, con conseguenti rischi per la salute dei consumatori. Durante la nostra attività di formazione, abbiamo prodotto farine di manioca che seccano più rapidamente una volta grattugiate, messe a bagno, filtrate e in seguito seccate, e che possono essere conservate per mesi con molta facilità. Il prodotto finito può essere utilizzato per la tapioca ma anche per la preparazione della xima, polenta tradizionalmente utilizzata attraverso una mistura con la farina di mais, fondamentale per l’alimentazione delle popolazioni locali.

Partner di progetto

UPCZ (Unione Provinciale dei Contadini di Zambezia)