Sulla Sostenibilità dell’Anacardo

Caso studio condotto da Mani Tese nell’ambito del progetto Food Wave, autrice Rosita Rijtano de Lavialibera

Lo troviamo nelle ciotole dell’aperitivo, nel sushi, nelle barrette e in alcuni prodotti pronti, come il pesto. Spinto dalle diete salutiste e vegetariane, l’anacardo ha conquistato i mercati occidentali in tempi record.

Ma da dove arriva? In meno di vent’anni la Guinea-Bissau è diventata uno dei più importanti produttori del mondo. Ma le coltivazioni sono aumentate a spese delle foreste. E i contadini hanno continuato a incassare la quota più piccola del grande business: lo 0,004 per cento del valore che il prodotto ha nei nostri supermercati.

I dati Eurostat confermano che in Europa è boom di anacardi: in dieci anni le importazioni sono aumentate di oltre il 110 per cento schizzando dalle 71mila tonnellate del 2012 alle 151mila del 2022. L’Italia è il quarto consumatore, dopo Germania, Olanda e Francia.

L’offerta ha cercato di reggere il passo. Su scala globale, nel 1988 gli ettari coltivati ad anacardio erano poco più di un milione. Nel 2020, la cifra è salita a 7,1 milioni. Quasi metà della produzione si concentra in Africa occidentale. Mentre a sgusciare e pulire la noce, che contiene un liquido corrosivo per la pelle, sono fabbriche asiatiche.

L’impatto ambientale è doppio. Il primo è legato al lungo viaggio che il prodotto fa prima di arrivare in Europa. L’espansione delle piantagioni, invece, sta contribuendo al disboscamento dei paesi di origine della materia prima, al pari di cacao e caffè. Monocolture che – a differenza degli anacardi – stanno ormai crescendo a ritmi più lenti.

Un’evoluzione di cui l’Ue sembra non tenere conto. La nuova legge contro la deforestazione “non riesce a essere preventiva”, spiega la ricercatrice Joana Capela. “La lista dei prodotti regolati è stabilita sulla base di dati vecchi, non fotografa la situazione corrente. Quando sarà aggiornata, guarderà sempre al passato. Intanto le foreste dei paesi tropicali saranno state distrutte per fare spazio agli anacardi”.

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