Il progetto si è svolto nel dipartimento di Chiquimula, in Guatemala, al confine con l’Honduras, in particolare nella zona di Camotán che si caratterizza per le sue alte temperature, che possono arrivare fino a 44 gradi centigradi in estate, provocando periodi di siccità prolungata.
Le terre in questa zona sono aride e vi si pratica un’agricoltura che dipende dalla pioggia. Dieci anni fa si seminava nei primi giorni di maggio, mentre ora con i cambiamenti climatici si semina a metà di giugno. È una semina rischiosa, perché nel mese di luglio incomincia la canicola ed è un mese senza pioggia.
Si è calcolato che in media il raccolto di mais per una famiglia di 8 persone à circa la metà di quanto servirebbe per un’alimentazione sufficiente e ciò colloca le persone in una situazione di grave insicurezza alimentare.
Guatemala
Chiquimula, Guatemala
Guatemala
Camotán, Guatemala
Il progetto si è concentrato sul miglioramento delle condizioni dell’accesso al cibo per le famiglie, soprattutto le più povere ed emarginate. Al progetto hanno partecipato gli studenti del Corso di Agronomia dell’Università San Carlos del Guatemala, condividendo la loro esperienza tecnica per permettere la corretta implementazione del progetto. Nella collaborazione si è unita anche l’Università di Firenze, dipartimento DAGRI, che aveva già sviluppato numerose missioni nella regione Ch’ortì in collaborazione con CUNORI ed ASSAJO, partner locale per questo progetto. Il progetto si è proposto di introdurre un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente, che si rifà ai principi dell’agroecologia.
Possiamo coì riassumere gli obiettivi specifici del progetto:
- Miglioramento del sistema di gestione delle risorse naturali in famiglie con minori in situazione di denutrizione.
- Implementazione di buone pratiche alimentari e di salute per mezzo del programma “Case Salubri”.
Dettagli di progetto
Paese
Guatemala,
Località
Chiquimula,Camotàn,Dos quedabras,Lantinquin,Marimba,
destinatari
49 famiglie
- 1 – Migliorare il sistema di gestione delle risorse naturali in famiglie con minori in situazione di denutrizione.
Dopo aver selezionato i beneficiari è stata fatta una riunione con tutte le famiglie per presentare le diverse attività previste dal progetto.
Quindi si è potuta cominciare la valutazione agroecologica di ciascuna delle terre delle famiglie beneficiarie: si sono studiate le condizioni del suolo più favorevoli alla crescita delle piante attraverso la gestione del materiale organico ed il miglioramento dell’attività biologica del suolo, con l’obiettivo di contribuire alla sicurezza alimentare locale e di offrire al mercato una nuova varietà di prodotti.
Sono stati svolti 6 workshop di formazione sull’agroecologia, affrontando i seguenti temi: sovranità alimentare, introduzione generale all’agroecologia, sottosistema suolo, sottosistema coltivazioni, sottosistema coltivazioni ecologiche, sottosistema irrigazione. I corsi si sono tenuti nelle strutture del Centro Universitario de Oriente e all’inizio sono state fatte delle visite al relativo vivaio, alla zona di compostaggio, alla serra dei pomodori; è stato fatto un focus sui diversi tipi di gestione, sulla tecnica della sabbiatura, sugli alberi da frutto, sugli estratti naturali e sui microrganismi di montagna che aiutano a fare il compost.
Vi è poi stata l’analisi chimica dei suoli per ciascuno degli appezzamenti delle famiglie beneficiarie. L’analisi è stata condotta tramite alcuni campionamenti del terreno, successivamente analizzati in laboratorio. L’attività ha poi portato a sensibilizzare individualmente i beneficiari circa l’uso, la conservazione e la gestione dei suoli negli appezzamenti identificati.
In seguito, ci si è concentrati sulla realizzazione di pesticidi, insetticidi e fogliari naturali, come il sulfocalcio, per il controllo delle colture con una gestione integrata dei parassiti, attraverso 3 sperimentazioni per ogni appezzamento di terreno. I partecipanti hanno confezionato il sulfocalcio ed hanno imparato ad utilizzarlo correttamente, mostrandosi molto interessati nell’apprendere come combattere con strumenti naturali e a basso costo le malattie e i parassiti delle loro colture.
Quindi, in sinergia con i beneficiari, sono stati realizzati 49 orti annessi alle abitazioni famigliari per il recupero di piante native, alimentari e medicinali. Alcune famiglie hanno subito iniziato a piantare e nutrirsi dei prodotti coltivati da loro come il coriandolo, il pomodoro fine, l’erba mora, il ravanello e il chipilín; ma negli orti ci sono anche peperoni piccanti e dolci, ananas, yucca, erba, varie piante piccanti e piante medicinali. La gente ha riconosciuto l’importanza degli orti come un sistema di produzione per le famiglie, dal momento che hanno ottenuto cibo per il consumo quotidiano, una fonte di reddito, grazie alla vendita del loro raccolto al resto delle famiglie della comunità, e anche un mezzo per produrre una grande varietà di piante e del cibo sano.
È stato portato avanti anche uno studio delle specie forestali che esistono nella zona di intervento. Lo studio è stato realizzato su cinque appezzamenti di terra con l’obiettivo di riuscire poi ad utilizzare le piante autoctone per ottenere frutti e salvaguardare la biodiversità, garantendo il mantenimento delle condizioni che rendono possibile l’evoluzione e lo sviluppo delle specie presenti nel terreno.
Con i beneficiari è stata fatta una pianificazione produttiva e una semina di grani basici personalizzata per ciascuna delle terre. Si è lavorato sul tema delle sementi basiche, del collocamento di alberi da frutta per creare un piccolo bosco e sugli ortaggi, così da effettuare una divisione qualitativa degli appezzamenti di terra. In collaborazione con i beneficiari di ogni lotto, secondo le loro esperienze, preferenze e adattabilità della pianta, è stato fornito un pacchetto di input che conteneva piantine di alberi da frutta come il limone persiano, il mandarino, l’arancia di Washington, il mango pitch, l’avocado, jocote e anacardi, semi di peperoncino, peperone jalapeño, cetriolo e pomodoro.
È stato importante, inoltre, fornire silos da 12 quintali alle famiglie beneficiarie, al fine di procedere all’immagazzinamento adeguato dei grani basici coltivati.
2 – Implementazione di buone pratiche alimentari e di salute per mezzo del programma di “Case Salubri”
Come primo passo ci si è concentrati sulla formazione, attraverso dieci workshop, riguardo alle pratiche di igiene della casa, di igiene personale e di conservazione degli alimenti per le 49 famiglie beneficiarie divise in piccoli gruppi.
Dopodiché è stata condotta la campagna di pulizia in ognuna delle case con una disinfestazione da parassiti in particolare per le 15 famiglie colpite maggiormente da questa problematica. Sono stati fatti coprire i buchi nei muri con un intonaco naturale di cenere e sale per prevenire l’alloggiamento delle cimici che causano la malattia di Chagas.
Con le donne, inoltre, sono state realizzate delle ricette nutrizionali con piante prodotte negli orti del cortile interno e con dei focus group è stata fatta una valutazione comunitaria delle piante medicinali per l’impiego contro differenti malattie.
RISULTATI RAGGIUNTI
- La gente riconosce l’importanza degli orti familiari come un sistema di produzione che è fonte di cibo sano e di reddito attraverso la vendita.
- I beneficiari hanno compreso che possono prevenire i parassiti che colpiscono le loro coltivazioni, utilizzando materie prime che loro stessi hanno nella comunità grazie all’agricoltura biologica; questa aiuta anche a conservare l’acqua e mantenerne la qualità. contribuisce alla salute ed al benessere degli animali, riduce gli effetti del cambiamento climatico e promuove la biodiversità.
- La conservazione del cibo e l’igiene all’interno delle case è amentata grazie ai silos e alla campagna di pulizia e disinfestazione che si sono rivelate fondamentali soprattutto con l’arrivo della pandemia di COVID 19.
Terminiamo con quanto ha dichiarato un beneficiario del progetto: “Prima, io lavoravo 20 appezzamenti di terra ed ottenevo 8 quintali di mais, con le buone pratiche che grazie al progetto ho introdotto quest’anno ho coltivato 12 appezzamenti e ho ottenuto 15 quintali.“