Difendiamo la trasparenza sull’export di armi italiane

Al via una petizione per chiedere ai deputati di non cancellare la legge 185/90
Mobilitazione delle organizzazioni della società civile riunite nel coordinamento
“Basta favori ai mercanti di armi”

Mani Tese, insieme a decine di organizzazioni della società civile riunite nel coordinamento “Basta favori ai mercanti di armi”, lanciano una mobilitazione per chiedere al Parlamento di non peggiorare i meccanismi di autorizzazione e controllo e i presidi di trasparenza sull’esportazione di armamenti previsti dalla legge 185 del 1990.

Il Senato ha approvato in aula il 21 febbraio 2024 un disegno di legge di iniziativa governativa che cancella i meccanismi di trasparenza e controllo parlamentare sul commercio e le esportazioni di armi e sulle banche che finanziano tali operazioni. Con una fretta inconsueta e degna di miglior causa e approfittando della distrazione della stampa e dell’opinione pubblica, il disegno di legge è stato approvato prima in commissione e poi in aula al Senato, dove sono stati bocciati tutti gli emendamenti che tentavano di mitigare gli effetti più nefasti del provvedimento. Il testo è ora all’esame della Camera: sarà esaminato dalle Commissioni riunite Esteri e Difesa e si prevede che arriverà in aula a maggio. Decine di organizzazioni della società civile chiedono ai deputati di modificare il disegno di legge per ripristinare il controllo del Parlamento sull’export di armi e sulle banche che fanno affari con tali operazioni.

L’importanza della legge 185/90

Si tratta di una norma innovativa che il Parlamento ha approvato nel 1990 dopo una grande campagna di mobilitazione della società civile, inserendo per la prima volta dei criteri non economici nella valutazione di autorizzazione delle vendite estere di armi italiane. Un approccio che è stato poi ripreso sia dalla Posizione Comune UE sull’export di armi sia dal Trattato ATT (Arms Trade Treaty). Sebbene nel corso degli anni la legge 185- che prevede il divieto di invio di armi verso Paesi in conflitto e in cui ci siano gravi violazioni dei diritti umani – non sia stata in grado di fermare esportazioni di sistemi militari con impatti molto negativi, è indubbio il grande ruolo di trasparenza che essa ha avuto. Permettendo al Parlamento e alla società civile di conoscere i dettagli di un mercato spesso altamente opaco.

Ora questa possibilità di trasparenza è messa in pericolo a causa di decisioni che vogliono rendere sempre più liberalizzata la vendita di armi, con l’utilizzo di false retoriche: non è vero che c’è un problema di eccessivi controlli sull’esportazione di armi italiane e non è vero che questa modifica della legge 185/90 favorirà una maggiore sicurezza per l’Italia in un momento di crisi internazionale. Al contrario facilitare la vendita all’estero di armi che sicuramente finiranno nelle zone più conflittuali del mondo aumenterà l’insicurezza globale, e quindi anche quella di tutti noi, solo per garantire un facile profitto di pochi. Questa modifica della legge 185/90 parte da lontano perché da anni la lobby dell’industria militare e i centri di ricerca e di pressione ad essa collegati chiedono a gran voce di poter praticamente liberalizzare l’export di armi. A chi fa affari vendendo nel mondo armi e sistemi militari non fa piacere che ci sia trasparenza e controllo anche da parte della società civile, oltre che allineamento con principi che non prendono in considerazione solo i fatturati. Già nella situazione attuale sappiamo bene che non sempre le autorizzazioni rilasciate sono state in linea con i criteri della Legge 185/90 e dei trattati internazionali: se il nuovo disegno di legge dovesse passare la situazione peggiorerebbe, in particolare sulla questione degli intrecci tra finanza e produzione di armamenti.

 

La petizione

Le organizzazioni della società civile aderenti chiedono ai cittadini e alle cittadine e a tutte le organizzazioni interessate di firmare la petizione pubblicata sul sito di Rete Italiana Pace e Disarmo “Basta favori ai mercanti di armi”.

Nei prossimi giorni partiranno anche altre mobilitazioni tra cui l’invio di lettere ai parlamentari, la richiesta di audizioni parlamentari e l’organizzazione di momenti di assemblea pubblica.

Per maggiori informazioni:

https://retepacedisarmo.org/petizione-basta-favori-ai-mercanti-di-armi-fermiamo-lo-svuotamento-della-legge-185-90/

https://www.bancaetica.it/la-trasparenza-sullexport-delle-armi-e-sulle-banche-armate-e-sotto-attacco-difendiamola/

CS3D: Accordo Raggiunto

LONTANO DALL’ESSERE UNA VITTORIA DECISIVA

Venerdì 15 febbraio, in sede di Coreper, è stato raggiunto un accordo politico cruciale riguardante la direttiva sulla dovuta diligenza per le imprese (CS3D). Un passo avanti nella difesa dei diritti umani e ambientali contro le pratiche dannose delle imprese ma il percorso verso l’attuazione completa rimane ancora lungo e complesso. Il testo approvato è il risultato di una lunga e complessa negoziazione, che ha coinvolto molteplici parti interessate e che delinea importanti lacune e limitazioni rispetto alla versione approvata lo scorso dicembre alla fine del Trilogo, in cui già si notavano delle lacune significative, ma un punto di partenza accettabile per miglioramenti significativi nelle fasi di trasposizione.

Tre aspetti fondamentali che richiedono attenzione: innanzitutto, dopo l’accordo di venerdì scorso, l’applicazione della legge coinvolge meno di 5.500 imprese dell’UE, rispetto alle oltre 17.000 originariamente previste nel testo approvato a dicembre. Questa riduzione solleva interrogativi sull’efficacia e sull’ambito di copertura della normativa, evidenziando la necessità di un’attenzione ulteriore per garantire un impatto significativo sulle pratiche aziendali. Salvi anche settori ad alto rischio, come l’abbigliamento e l’edilizia, che avrebbero incluso le aziende più piccole con 250 dipendenti e un fatturato di 40 milioni di euro. Un testo “difettoso” anche rispetto ai tempi di applicazione, che vengono indicati con il 2029 per le imprese oltre i 1.000 dipendenti e con 450 milioni di euro di fatturato e con il 2027 per le imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato annuo superiore a 1,5 miliardi.

Aspettative, quindi, non solo tradite, ma decisamente ribaltate: dopo gli ultimi negoziati, le catene del valore globale si sono accorciate tagliando proprio quelle attività che, a monte e a valle, rischiano maggiormente di causare danni ambientali e abusi dei diritti umani, come lo smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti e il compostaggio e smaltimento in discarica.

Non possiamo non rimarcare che si tratta di un risultato che, ancora una volta, compiace i grandi Stati membri dell’UE, come Italia, Germania e Francia, che, da oltre un mese e mezzo, adottano un atteggiamento di stallo e continue procrastinazioni volti a negoziare una serie di compromessi che evidenziano l’incapacità politica nell’affrontare le urgenti sfide globali, come la crisi climatica e la difesa dei diritti umani.

Il testo richiede ancora l’approvazione del Parlamento europeo, il che lascia aperta la possibilità di ulteriori negoziati e modifiche prima di una ratifica definitiva. La speranza è, di nuovo, in un accordo il cui testo non risulti ulteriormente spogliato di significato, ma di cui venga preservata l’integrità in ragione dei valori su cui si fonda, che dovrebbero essere gli stessi su cui si fonda l’Unione Europea, e delle finalità che persegue, ovvero la tutela dell’ambiente e dei diritti delle persone e che, ancora una volta, fondano l’Unione Europea e il patto sociale tra Stati membri e cittadini.

Come Mani Tese continueremo a collaborare attivamente, al fine di facilitare un processo di trasposizione della normativa che sia non solo migliorativo, ma anche maggiormente tutelante per le persone in tutto il mondo e per l’ambiente.

UGUMANA WA TOUR

CAMPO INTERNAZIONALE IN MOZAMBICO

UGUMANA WA TOUR

CAMPO INTERNAZIONALE IN MOZAMBICO

Partiamo ancora!

Al suo 60anno di impegno Mani Tese propone un viaggio nella regione della Zambesia in Mozambico, dove insieme alle comunità locali realizza programmi per promuovere la sostenibilità alimentare attraverso un approccio agroecologico integrato e l’attivazione di programmi e politiche di lotta e di adattamento ai cambiamenti climatici tramite la riforestazione e la rigenerazione verde urbana.  Incontreremo le comunità coinvolte dai progetti di cooperazione di Mani Tese impegnate nell’agricoltura, nell’allevamento e nella tutela dell’ambiente, della biodiversità e dell’accesso equo alle risorse e conosceremo da vicino l’impatto delle attività che si stanno realizzando su questo territorio e sulle comunità che lo abitano.

Data: 13 – 25 agosto 2024 (*)

  • Numero massimo di partecipanti:8
  • Quota:€ 2.500 (*)
    – La quota include: viaggio aereo, trasporti locali, vitto, alloggio e assicurazione
    – La quota non include: tutto quanto non compreso nella voce “la quota include”

– La quota verrà corrisposta in tre tranche:

prima: inizio maggio 2024 – circa €1.000,00 per acquisto volo aereo;

seconda: inizio giugno 2024 – circa €1.000,00 per anticipo sulle spese in loco (trasporti interni) e contributo spese organizzazione viaggio

terza: inizio agosto 2024 – circa €500,00 per saldo spese in loco

 

(*) le date del campo e la quota potrebbero subire delle piccole variazioni nel momento della prenotazione dei voli, per accedere a offerte migliori o a causa di voli non disponibili nelle date scelte

PROGRAMMA

Il programma prevede:

  • Città di Quelimane e visita al vivaio municipale e alla scuola Aeroporto Expansão per conoscere alcuni progetti realizzati nell´area urbana;
  • Attività con la comunità di Inhangome per conoscere i progetti di Mani Tese nella comunità;
  • Namacurra e visita alla comunità di Mixixime e alle attività di sostegno alle comunità rurali e urbane attraverso l’agroecologia, la riforestazione e l’educazione ambientale e nutrizionale;
  • Maganja da Costa e visita alla comunità di Mugaua Açucar e ai progetti volti a favorire l’autosufficienza alimentare;
  • Maganja da Costa e visita alla comunità di Mussula; spiaggia di Zalala;
  • Località turistica costiera di Tofu;
  • Mocodoene e visita alla comunità di Matine;
  • Città di Maputo e visita delle diverse aree della città, centro e periferia

INFORMAZIONI UTILI

Per effettuare la pre-iscrizione compilare e inviare entro il 14 aprile 2024 la scheda sottostante contenente le informazioni anagrafiche, la presentazione personale e le motivazioni alla partecipazione al campo allì’indirizzo  cecotti@manitese.it. Questo permetterà a Mani Tese di acquistare tempestivamente i biglietti e quindi mantenere validi i costi indicati.

È prevista la selezione dei partecipanti sulla base della scheda inviata.

Il campo è aperto alla partecipazione di maggiorenni. Per poter vivere pienamente questa esperienza si consiglia una conoscenza di base della lingua portoghese.

I partecipanti devono essere muniti di passaporto, con validità superiore ai sei mesi dal momento del viaggio. Inoltre il passaporto deve avere almeno 2 pagine in bianco (consultare sempre il sito Viaggiare Sicuri del Ministero Affari Esteri).

Ulteriori eventuali raccomandazioni di carattere sanitario, la presentazione dettagliata del programma di viaggio, le informazioni legate alla logistica, al paese, ai partner e ai progetti di Mani Tese nell’area verranno fornite ai partecipanti nel corso dei colloqui di selezione e dell’incontro preparatorio previsto sabato 29 giugno 2024.

Una volta accolta la pre iscrizione, Mani Tese avrà cura di inviare ad ogni partecipante una conferma unitamente ad un accordo generale e ad una scheda prezzo trasparente in cui saranno evidenziate le voci che compongono la quota di partecipazione e le indicazioni circa i bonifici da effettuare.

L’iscrizione sarà considerata completa con il versamento della prima tranche della quota, che permetterà a Mani Tese di acquistare i biglietti aerei, e con la restituzione dell’accordo firmato.

SCHEDA DI ISCRIZIONE: Scaricala qui

Mani Tese si unisce alle imprese e alla società civile per chiedere al governo italiano di sostenere la CSDDD

Chiediamo al Governo italiano di sostenere l’adozione della Direttiva sul dovere di Diligenza delle Imprese ai Fini della Sostenibilità

Nel dicembre 2023, Parlamento e Consiglio Europeo hanno concluso i negoziati per la Direttiva sul Dovere di Diligenza delle Imprese ai Fini della Sostenibilità (CS3D). Questa normativa richiederebbe alle imprese di grandi dimensioni di adottare misure di prevenzione e gestione delle violazioni dei diritti umani e dell’ambiente lungo l’intera catena del valore. Accogliamo con favore questo testo, frutto di anni di negoziati, che riflette, inoltre, l’esigenza di un’armonizzazione legislativa, evitando la frammentazione normativa che potrebbe generare incertezza e complessità e assicurerebbe equità per le imprese, consentendo loro di operare in un contesto uniforme e normativo semplificato. Ci uniamo con fermezza all’appello, nella speranza che i nostri decisori politici ascoltino le nostre voci e tengano conto delle nostre preoccupazioni nel processo di approvazione del testo. È cruciale garantire che le prospettive delle imprese e della società civile siano pienamente considerate per creare una legislazione equa e sostenibile per tutti.

TERRA – BUONE PRATICHE DI ECOLOGIA E GIUSTIZIA

Un interessante evento di festa e approfondimento presso Mani Tese Firenze.

Sabato 16 marzo 2024 presso il centro Usato Bene a Scandicci (FI), si terrà una g𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗳𝗲𝘀𝘁𝗮 e approfondimento su temi importanti, che sarà anticipata da giovedì 14 marzo dalla proiezione del film “Il sale della terra”.

 

Di seguito il programma:

MANI TESE COMPIE 60 ANNI!

Un anno di iniziative per celebrare lo storico impegno della ONG che dal 1964 si batte per la giustizia nel mondo. Primo appuntamento: un festival dell’agroecologia in Burkina Faso dal 23 al 25 febbraio.

1964-2024: Mani Tese celebra, quest’anno, sessant’anni di impegno per la giustizia sociale, economica e ambientale nel mondo. Il 2024 sarà un anno di iniziative ed eventi per festeggiare questo importante traguardo, fra campi di volontariato tematici italiani e uno internazionale in Mozambico, eventi territoriali e un importante evento conclusivo. Il primo di questi appuntamenti è un festival dedicato all’agroecologia, in Burkina Faso, dove l’Ong è presente da molti anni con progetti di cooperazione internazionale volti a migliorare le condizioni di vita della popolazione locale. Dal 23 al 25 febbraio 2024, a Ouagadougou, si terrà infatti CHALLENGE – Festival de l’agroecologie”. L’evento è realizzato nell’ambito del progetto “Challenge: Chiamata all’Azione per un cambiamento agroecologico locale e nazionale promosso da Nuove Generazioni Ecologiste” finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e con capofila l’ONG italiana Deafal, in collaborazione con ACRA, Mani Tese, Terra Nuova, WWOOF, Reattiva, Open Impact e Altraeconomia, Quella prevista a Ouagadougou sarà la prima tappa di un festival itinerante sull’agroecologia che vedrà, nel corso dell’anno, anche eventi realizzati in Italia. L’agroecologia per rispondere alla sfida climatica Il programma di “CHALLENGE – Festival de l’agroecologie”, fitto di incontri e di ospiti, si articolerà in momenti istituzionali e momenti di partecipazione dove le organizzazioni partner del progetto, insieme alle organizzazioni della coalizione Azione Terrae, animeranno vari luoghi rappresentativi di Ouagadougou in cui si svolgono le attività di cooperazione internazionale delle associazioni partner. Obiettivo del festival è quello di diffondere i principi dell’agroecologia, creando un’occasione di incontro tra diversi attori coinvolti, e di sensibilizzare sulle sfide climatiche incoraggiando il coinvolgimento dei giovani e contribuendo allo sviluppo e al rafforzamento di un concetto di “cittadinanza” partecipativa per la creazione di un mondo più sostenibile e giusto. Il festival rappresenta inoltre un’occasione per far conoscere la rete di ONG italiane Azione TerrAE, di cui fa parte anche Mani Tese, che sostiene la transizione agroecologica in Africa Occidentale. Il festival è organizzato insieme al Comune di Ouagadougou, all’Université Joseph Ki-Zerbo e all’Espace Culturel Gambidi. “Mani Tese opera in Burkina Faso dagli anni 80 – dichiara Giovanni Sartor, Responsabile di Mani Tese per l’Africa Occidentale – Il principale settore di intervento nel Paese è la sovranità alimentare a beneficio dei piccoli agricoltori attraverso un approccio agroecologico. Siamo quindi molto orgogliosi di poter portare, insieme ai partner del progetto CHALLENGE e di Azione TerrAE presenti in Burkina Faso, approcci e esperienze sull’importanza dell’educazione e dell’agroecologia come cornice narrativa di una visione di cambiamento che dal locale muove verso il globale” Per ulteriori informazioni sul festival e sul progetto CHALLENGE, è possibile consultare il sito di Azione TerrAE https://azioneterrae.com/ e i canali social di Azione TerrAE – CHALLENGE.

IL DIRITTO A UNA VITA SENZA VIOLENZA

Le nostre raccomandazioni per contrastare la violenza di genere in Guinea-Bissau

Nell’ambito del progetto “Abbiamo diritto a una vita senza violenza”, Mani Tese ha avviato in Guinea-Bissau un’attività di advocacy a favore dei diritti delle donne vittime di violenza. L’intervento mira a garantire, promuovere e tutelare i diritti delle donne e delle ragazze nel Paese.

Obiettivo dell’iniziativa, in particolare, è quello di combattere e prevenire la violenza di genere nelle regioni di Quínara, Tombali, Bafatá, Gabu, Cacheu, Oio e SAB, migliorando il sistema di protezione delle vittime e favorendone il reinserimento socioeconomico.

Una delle attività principali promosse da Mani Tese ha riguardato la creazione di un tavolo di dialogo tra le organizzazioni della società civile e le istituzioni coinvolte nella tutela delle vittime della violenza di genere in Guinea-Bissau, con l’obiettivo di generare cambiamenti sostenibili nella lotta alla violenza di genere e a favore dell’uguaglianza tra uomini e donne.

Sono stati realizzati quattro incontri di discussione, svolti tra settembre e novembre 2023, a conclusione dei quali è stato prodotto un documento contenente varie raccomandazioni, volte in particolare a un’applicazione più effettiva della Legge sulla violenza domestica (Legge 4/2016), da presentare nei prossimi mesi alle autorità locali.

Per il contesto politico, sociale e culturale della Guinea-Bissau, la legge sulla violenza domestica, approvata nel 2016, si presenta come uno strumento originale e innovativo, ma la sua applicazione rimane a oggi carente o mancante e condiziona fortemente l’efficacia delle misure legiferate dal governo.

I limiti riscontrati per una concreta applicazione della legge riguardano, in particolare, barriere culturali, legali e geografiche in quanto la violenza di genere in Guinea-Bissau è una realtà radicata negli usi e nelle tradizioni dei gruppi sociali che popolano il Paese, che condividono la cosiddetta cultura Matchundadi (cultura patriarcale).

La violenza di genere viene quindi per lo più normalizzata, tanto che uno degli aspetti più critici riscontrati nella valutazione del contesto locale riguarda l’atteggiamento delle figure professionali che dovrebbero tutelare le vittime di violenza, come operatori della polizia e medici, e che, invece di salvaguardare, chiedono denaro per i servizi di protezione offerti.

Il documento di raccomandazioni si concentra, tra gli altri, proprio su questo aspetto, chiedendo alle autorità locali di investire sulla formazione di queste figure

professionali e di vigilare sulla concreta attuazione del corretto comportamento da parte loro di fronte alle vittime di violenza.

Dal punto di vista delle barriere legali invece, durante gli incontri è emersa la fragilità del sistema giudiziario della Guinea-Bissau, che non garantisce una riuscita applicazione della legge 6/2014, dal momento che gli avvocati hanno sede principalmente nella capitale, ci sono tribunali solo in 5 regioni (Bafatá, Gabu, Buba, Cacheu e Mansoa) e i giudici sono prevalentemente uomini (solo il 26,7% dei giudici sono donne e solo il 5,8% lavora fuori Bissau).

Infine, dal punto di vista geografico, il numero limitato di tribunali e l’accesso ai centri di giustizia, concentrati solo nelle città principali o nelle aree centrali e urbane, disincentivano i cittadini e le cittadine che vivono più lontani dal recarsi negli istituti, tenendo conto che la lentezza e il cattivo funzionamento sono già fattori scoraggianti che portano a pensare che non ne valga la pena.

Oltre al fattore distanza, il cattivo stato delle strade e la mancanza di trasporti, sia nelle zone terrestri che in quelle insulari, costituiscono un problema geografico nell’accesso alla giustizia.

Nonostante queste barriere, l’approvazione della Legge contro la violenza domestica mostra la volontà del Paese di riconoscere l’urgenza di combattere il fenomeno attraverso la prevenzione, la protezione e la creazione di condizioni per l’uguaglianza di genere.

Gli incontri organizzati da Mani Tese hanno condotto a preziose raccomandazioni, che riguardano soprattutto l’appropriazione e l’applicazione degli strumenti avviati. In particolare, viene invitato lo Stato a pubblicizzare il contenuto della Legge 6/2014 e a creare meccanismi per controllarne l’effettiva applicazione.

È inoltre importante che venga data una definizione più ampia di violenza, che tenga conto anche del contesto non domestico, che la vittima sia trattata in tutte le fasi dell’assistenza nel massimo rispetto della sua persona e che ci sia un intervento proattivo da parte del settore della giustizia e dei centri sanitari come centri di primo soccorso per le vittime di violenza.

Gli operatori dei settori della sicurezza, della giustizia e della sanità devono sviluppare un approccio psicosociale più sensibile nel trattamento delle vittime della violenza di genere.

Lo Stato è invitato a intervenire nella prevenzione, a sensibilizzare e rassicurare le vittime affinché denuncino e sensibilizzino l’opinione pubblica ad abbandonare le pratiche violente e a denuciare anche in forma anonima qualsiasi violenza domestica

di cui è a conoscenza, in base all’articolo tre, in cui la violenza domestica è definita come reato pubblico.

A questo proposito è emersa la necessità di fare chiarezza tra l’art.3 (la violenza domestica è reato pubblico, pertanto chiunque sia a conoscenza di un caso di violenza domestica è invitato a sporgere denuncia) e l’art. 7 (principio di autonomia della vittima, per cui se la vittima non desidera sporgere denuncia o non desidera proseguire il processo, la sua decisione deve essere rispettata). È importante, infatti, che lo Stato riconosca che il ritiro spesso deriva dall’ignoranza dei diritti o dalla pressione sociale subita dalla vittima e dalla sua famiglia e che di conseguenza, in caso di recesso, è necessario proseguire l’iter per accertarne le ragioni.

Attraverso il documento di raccomandazione si chiede, infine, una più concreta ed effettiva azione contro gli autori di violenza e il sostegno ad azioni volte a proteggere le vittime in tutto il Paese, creando centri di accoglienza e risolvendo ostacoli burocratici e geografici per rendere giustizia alle tante donne che nel Paese subiscono e hanno subito violenza.

 

Guinea-Bissau: “Mettiamo le ali allo sviluppo” giunge al termine

Un importante momento di scambio fra i produttori locali per rafforzare la produzione locale agroecologica del Paese.

Il progetto “Mettiamo le ali allo sviluppo”, cofinanziato dall’Unione Europea e gestito da Mani Tese, con il supporto di IMVF, ASAS de Socorro e Universitá di Torino, è giunto al termine.

Il recente programma Ianda Guiné! Galinhas, in particolare, ha previsto 8 azioni in 8 differenti settori della Guinea-Bissau. Tra questi, oltre la salute pubblica, le strade e la coltura del riso, c’è anche il settore avicolo, centro del progetto, i cui risultati finali sono stati presentati alla Delegazione Europea nei giorni scorsi.

Il 24 gennaio la sala riunioni della delegazione dell’Unione europea a Bissau ha accolto ONG nazionali e internazionali, i direttori delle due imprese destinatarie del progetto, i rappresentanti della Direzione Generale dell’Allevamento della Guinea-Bissau e la presidente dell’Unione dei Produttori della Filiera Avicola in Guinea-Bissau.  Obiettivo dell’incontro non era solo quello di partecipare alla chiusura ufficiale del progetto ma anche di iniziare a pensare insieme al futuro.

Nonostante la concorrenza dei prodotti importati, infatti, la vendita di uova prodotte sul territorio nazionale, e secondariamente di polli e galline, si è rivelata strategica e molto efficace nel fornire alla popolazione una dieta più completa e nel migliorare l’economia domestica.

In generale, il rendimento delle famiglie destinatarie del progetto è aumentato del 190% circa tra il 2019 e il 2023: un ottimo dato. Dei nostri beneficiari (107 in totale), a oggi, 67 sono ancora attivi nel settore. Nonostante la decisione di alcuni avicoltori di abbandonare l’attività di allevamento polli e di galline ovaiole, non si è comunque registrata una diminuzione del rendimento medio annuale delle famiglie, le quali hanno dimostrato di aver aumentato sia la loro produzione, che il loro reddito.

Questi risultati sono stati possibili grazie anche a un incremento del consumo pro-capite di prodotti locali, generato dalla sensibilizzazione e dal passaparola degli stessi produttori locali che, spargendo la voce, sono riusciti a raggiungere moltissime persone.

Ora si aprono nuove sfide, come quella di ampliare ancora la rete dei produttori e di mantenere vive le realtà avviate rendendo inoltre il settore indipendente da altre fonti di reddito.

È poi necessario che i prodotti locali siano promossi e riconosciuti a livello locale. Questo impegno, portato avanti dall’Unione dei Produttori della Filiera Avicola, dovrà essere abbracciato anche e soprattutto dalle Istituzioni, che dovranno proteggere i prodotti locali da quelli importanti, educando i cittadini e le cittadine al consumo locale, salvaguardandone la salute.

Anche se il programma Ianda Guiné! è ormai agli sgoccioli, crediamo che questa non sarà comunque l’ultima volta in cui Mani Tese verrà coinvolta sullo sviluppo futuro della filiera avicola in Guinea-Bissau, un settore che negli ultimi anni ha davvero dato i suoi frutti, affrontando a testa alta tutte le difficoltà dettate dalle circostanze geopolitiche sia interne che esterne al Paese e migliorando la condizione di tante famiglie.