Nutrire il territorio: mercato e culture del cibo sostenibile

Il 29 novembre a Milano, presso Cascina Linterno, si svolgerà un evento per valorizzare i produttori locali e promuovere la cultura del cibo sostenibile

Il 29 novembre si svolgerà a Milano presso Cascina Linterno l’evento “Nutrire il territorio: mercato e culture del cibo sostenibile”. L’iniziativa sarà animata da un mercato contadino con bancarelle di prodotti locali e di stagione e laboratori ludico-didattici per bambini e bambine. Al termine del mercato sarà offerta una degustazione, momento conviviale dedicato alla scoperta dei sapori autentici del territorio. 

L’iniziativa intende valorizzare i produttori locali e promuovere la cultura del cibo sostenibile, offrendo ai visitatori l’opportunità di incontrare direttamente chi opera quotidianamente nel rispetto della terra e delle sue tradizioni.

L’evento è organizzato in collaborazione con Apicoltura Veca e Comunità del Cibo del Parco Agricolo Sud e si inserisce all’interno del programma di sviluppo agroecologico nelle aree urbane della città di Milano, promosso da Mani Tese, che combina il sapere scientifico con le conoscenze tradizionali e pratiche dei produttori locali, rafforzando l’autonomia e la capacità di adattamento delle comunità.

Questo impegno si fonda su processi partecipativi e territoriali, capaci di generare soluzioni contestualizzate ai bisogni locali.

L’evento del 29 novembre rientra nella cornice di “Rebooting the Food System”, un progetto europeo co-finanziato dal programma DEAR dell’Unione Europea, poiché promuove il consumo consapevole e la valorizzazione di prodotti locali. L’iniziativa contribuisce agli obiettivi del progetto, favorendo una maggiore partecipazione della comunità nella transizione verso modelli alimentari più equi e rispettosi dell’ambiente.

Il progetto “Rebooting the Food System” è co-finanziato dall’Unione europea. I contenuti di questo articolo sono responsabilità della sola Mani Tese ETS e non riflettono necessariamente le opinioni dell’Unione europea.

Donne, Tessile e Mondo: la violenza nascosta dietro la filiera globale

Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un approfondimento sulle dinamiche di un’industria che prospera sulla vulnerabilità femminile

di Elisa Lenhard

India, Bangalore

CASO 1

«Quindi non vuoi nemmeno dirmi dove abiti? Neanche per offrirti un bicchiere d’acqua, se un giorno dovessi passare da quelle parti?».

Con questa frase, apparentemente innocua ma in realtà profondamente invasiva, un responsabile di un’azienda ha iniziato a pressare una lavoratrice, dopo averle già rivolto domande personali sulla sua vita sentimentale. Nei giorni successivi, quell’insistenza è diventata sempre più opprimente: l’uomo continuava a chiederle l’indirizzo di casa, sostenendo di vivere nelle vicinanze e presentando la richiesta come un gesto “da amico”. La donna finisce per cedere e gli comunica l’indirizzo. Quella stessa sera, il responsabile si presenta alla sua porta. Entra nell’abitazione e, nonostante le sue proteste, abusa di lei. Il giorno dopo si comporta come se nulla fosse accaduto, trasformando immediatamente la violenza in un ricatto silenzioso per evitare denunce da parte della donna. La lavoratrice non procederà per via legali, non crede di poter ottenere giustizia: nella sua fabbrica, le donne che in passato hanno provato a denunciare molestie o violenze sono state umiliate, isolate, licenziate o costrette alle dimissioni. “È un sistema che protegge i responsabili e punisce le vittime, lasciandole senza tutela e senza voce” – afferma la donna.

CASO 2

Dopo aver subito molestie verbali sul luogo di lavoro da parte del suo responsabile, una lavoratrice decide di rivolgersi alla commissione interna. Viene convocata per l’audizione, dove le viene comunicato che dovrà presentare prove dell’accaduto, in caso contrario, la sua segnalazione verrà considerata una falsa denuncia. La donna spiega che gli episodi (ricordiamo, verbali) sono avvenuti a distanza molto ravvicinata e in condizioni che rendevano impossibile raccogliere qualsiasi testimonianza, poiché nessun altro poteva sentire. La donna chiede alla commissione che il responsabile venga trasferito ma, non essendo in grado di fornire prove ritenute “concrete”, la commissione archivia il caso. Le molestie, però, non cessano. Diventano più insistenti. L’aggressore la provoca regolarmente, cercando una reazione. Nel frattempo, la direzione della fabbrica interviene non per tutelarla, bensì per sanzionarla, emettendo diversi provvedimenti disciplinari nei suoi confronti.

“Casi come questi se ne contano a bizzeffe nelle fabbriche del settore tessile di Bangalore”, sostiene Ganga Shekar, Executive Trustee dell’ONG Fedina, una delle organizzazioni partner con cui Mani Tese collabora in India a sostegno della difesa dei diritti umani e ambientali. “Il contesto di sindacalizzazione dei lavoratori dell’abbigliamento è quello di una forza lavoro a maggioranza femminile, in cui le molestie sessuali sono diffuse e normalizzate, con un personale di supervisione e gestione quasi sempre composto esclusivamente da uomini”.

Queste informazioni emergono anche dall’analisi delle prime attività sostenute dalla campagna Stop Sexual Harassment of Garment Workers promossa dai sindacati indipendenti del settore dell’abbigliamento, un percorso di empowerment e mobilitazione collettiva (petizioni, azioni pubbliche e la creazione di un fondo di solidarietà) che intende raggiungere direttamente 1.000 donne e, indirettamente, oltre 100.000 lavoratrici, spesso provenienti da contesti estremamente vulnerabili ed  economicamente fragili, costrette a lavorare in una dimensione di paura, ricatti e totale mancanza di tutele. La campagna promuove spazi di dialogo tra pari, supporta casi legali, denuncia i casi di molestie e violenza e attiva una rete di studenti, sindacati e organizzazioni per contrastare la cultura dell’impunità nelle fabbriche e cambiare le dinamiche profonde di un’industria che prospera sulla vulnerabilità femminile.

Bangalore è la capitale dello stato meridionale del Karnataka e cuore pulsante dell’industria tecnologica del Paese, uno dei principali hub di produzione del tessile in India. Nel 2025 conta un’area metropolitana di oltre 14,3 milioni di abitanti, di cui 6,83 milioni sono donne, ed è proprio la condizione femminile in ambito occupazionale – in particolare nel settore tessile – a costituire una delle componenti strategiche del programma d’azione sviluppato congiuntamente nel Paese da Fedina e Mani Tese. Attraverso interventi di sensibilizzazione sul campo e percorsi mirati al rafforzamento delle soft skills, nonché al supporto psicologico e legale, il programma promuove la consapevolezza necessaria affinché le donne possano affrontare efficacemente situazioni complesse come quelle precedentemente descritte. Mani Tese da sempre si dedica a questa tematica, ascoltando esigenze e bisogni, e mettendo in luce le fragilità di una filiera estremamente complessa, spesso di difficile ricostruzione, dominata da logiche di business fortemente orientate al profitto e dagli impatti sociali e ambientali profondamente dannosi, dove a subirne maggiormente i danni sono proprio i lavoratori e le lavoratrici che stanno nei livelli più a valle dell’intero processo produttivo. “In questa giornata, che rinnova il nostro impegno a tutela delle donne, vogliamo porre l’accento sul nesso cruciale tra donne, lavoro e settore tessile.  Le recenti vicende che hanno interessato l’Europa sul piano politico, spingendo avanti modelli di impresa che troppo spesso ignorano i diritti delle persone e dell’ambiente, rendono ancora più urgente riaprire questa riflessione. Per Mani Tese si tratta di un tema cruciale, radicato nella nostra storia e nel nostro impegno di giustizia” aggiunge Giuseppe Stanganello – Presidente di Mani Tese ETS.

Le profonde criticità della catena del valore del settore tessile, caratterizzata da una ben nota opacità che si traduce in scarsa trasparenza e difficoltà nel rintracciare fornitori e subappaltatori, come indicato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel mondo vi sono oltre 60 milioni di lavoratori e lavoratrici nel comparto tessile e, considerando l’intera catena del valore (progettazione, distribuzione e vendita al dettaglio), si stimano più di 300 milioni di persone a livello globale. I dati provenienti da Bangalore, città che si presenta come simbolo della modernizzazione, stimano che nel 2025, le lavoratrici del settore tessile, che rappresentano circa l’85% della forza lavoro dell’abbigliamento, guadagnano in media 12.223 rupie al mese, poco più di 118 euro.

“In India, migliaia di donne nel settore dell’abbigliamento lavorano per poco più di 11.000 rupie al mese – meno di 120 euro – mentre affrontano obiettivi impossibili, straordinari non retribuiti, pause negate e condizioni che compromettono salute fisica e mentale. Molte sono migranti, spinte dalla povertà, e vengono scelte solo finché giovani, per poi essere gradualmente escluse. Anche il trasporto, un tempo gratuito, ora viene detratto dai loro già miseri salari. Questa non è solo precarietà: è un sistema che prospera sulla vulnerabilità delle donne”, ci dice ancora Bipinkumar Rameshkumar Gajbhiye  – Coordinatore di Fedina.

Distribuzione di materiale informativo fuori dal cancello di una fabbrica a Bengaluru

Proseguendo la nostra chiacchierata, appare chiaro che casi di molestie, violenze e repressione dei diritti sindacali riportati nelle fabbriche tessili di Bangalore mettono in luce le gravi lacune nella tutela delle lavoratrici, soprattutto tra le migliaia di giovani migranti provenienti dagli stati del Nord India, che alimentano una filiera globale ancora troppo nebulosa, smentendo l’immagine che deriva dalla visione dei siti web di grandi imprese brand internazionali a monte dell’intero processo produttivo, che dichiarano  di adottare modelli di governance responsabili e politiche di sostenibilità orientate alla tutela dei lavoratori e alla riduzione dell’impatto ambientale. Tuttavia, analisi indipendenti mostrano un divario profondo tra questi impegni e le condizioni effettive nelle fabbriche: persistono bassi salari, scarsa trasparenza e pratiche di acquisto che spesso limitano la capacità dei programmi aziendali di produrre miglioramenti reali. Il Fashion Transparency Index di Fashion Revolution lo evidenzia con chiarezza: il 99% dei grandi marchi non dichiara quanti lavoratori lungo la propria catena di fornitura percepiscano un salario dignitoso, e il 96% non presenta neppure una roadmap per raggiungere questo obiettivo. Un dato che, più di ogni comunicato, mostra quanto la retorica della responsabilità sociale resti ancora lontana dalla realtà vissuta dalle lavoratrici che rendono possibile questa industria globale.

Lo scorso 13 Novembre il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione sull’Omnibus I, una proposta di deregolamentazione che mira a indebolire in modo significativo le principali leggi europee in materia di sostenibilità recentemente approvate, tra cui la Direttiva sulla Due Diligence di Sostenibilità Aziendale (CSDDD)., approvata il 24 maggio 2024, attraverso un iter legislativo lungo e complesso che ha interessato Consiglio e Parlamento Europei e che, riflettendo i tre pilastri principali degli UNGPs, che stabiliscono le linee guida per garantire la protezione dei diritti umani nel contesto delle attività economiche e aziendali, lanciava un importante segnale di cambiamento del sistema economico globale, imponendo l’obbligo alle imprese di agire nel rispetto dei diritti delle persone e dell’ambiente lungo tutte loro attività globali. Tra gli aspetti più significativi introdotti dalla Direttiva, la possibilità, per le vittime di abusi legati alle pratiche aziendali, di avviare azioni legali contro le imprese responsabili e rivolgersi ai tribunali nazionali degli Stati membri, ottenendo così un reale accesso alla giustizia e la possibilità di essere risarcite per i danni subiti lungo le catene di attività. Ma questa opportunità di cambiamento è stata di fatto smantellata, sotto il pretesto della “semplificazione”, dalla scelta del Parlamento Europeo di cedere alle pressioni degli interessi aziendali. Il processo avviato rappresenta una grave battuta d’arresto per gli impegni sociali e ambientali dell’Europa e rivela quanto profondamente l’influenza delle lobby economiche e di alcune forze politiche estreme possa erodere principi essenziali di trasparenza e responsabilità. A pagarne il prezzo saranno ancora una volta le vittime degli abusi, i lavoratori e le lavoratrici, il pianeta.

Casi come quelli raccolti durante la realizzazione delle attività della Campagna Stop Sexual Harassment of Garment Workers” saranno sempre di più e prive di ogni tipo di tutela, ed è per questo che diventa simbolo di una volontà d’azione condivisa, volta a costruire solidarietà tra donne, rompere il silenzio imposto dalla paura e dalla vergogna, e responsabilizzare le lavoratrici affinché i responsabili di molestie e abusi non restino impuniti. Solo attraverso un lavoro costante tanto sul campo e di pressione sulle istituzioni affinché vengano adottate e applicate normative di tutela concrete ed efficaci, sarà possibile trasformare una filiera industriale che troppo a lungo ha prosperato sulla vulnerabilità femminile in un luogo sicuro, rispettoso e dignitoso per tutte le donne. Mani Tese continuerà a sostenere questo percorso, perché la lotta contro la violenza e le disuguaglianze non può conoscere pause.

Una nuova alleanza per la trasformazione agroecologica nelle aree urbane di Milano

Lo scorso 20 novembre si è tenuta l’iniziativa organizzata da Mani Tese, Soulfood Forestfarms e dal Corso di Laurea in Geografia, Ambiente e Territorio dell’Università degli Studi di Milano, all’interno del progetto europeo “Rebooting the Food System”

Lo scorso 20 novembre, in occasione dell’Anniversario della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, abbiamo vissuto una giornata intensa e partecipata, organizzata da Mani Tese, SoulFood Forestfarms e dal Corso di Laurea in Geografia, Ambiente e Territorio dell’Università degli Studi di Milano, all’interno del progetto europeo Rebooting the Food System.

L’incontro è nato con un obiettivo chiaro: costruire insieme una nuova alleanza per la trasformazione agroecologica nelle aree urbane di Milano, capace di affrontare le disuguaglianze alimentari e di promuovere un modello di sviluppo che unisca giustizia sociale, sostenibilità ambientale e tutela dei diritti dell’infanzia.

Le foto di quest'articolo sono state pubblicate per gentile concessione della Prof.ssa Alice Giulia Dal Borgo

Durante la giornata, istituzioni, università, organizzazioni sociali e comunità locali si sono confrontate in uno spazio aperto di dialogo e co-progettazione. Protagonisti della giornata: gli studenti e le studentesse dell’Istituto Comprensivo Tommaso Grossi di Milano con cui abbiamo svolto un laboratorio di ricerca azione nell’Agroforesta gestita da SoulFood ForestFarms. È emersa con forza una consapevolezza condivisa: le disuguaglianze alimentari non rappresentano un effetto collaterale del sistema attuale, ma una sua conseguenza strutturale.

Questa realtà si collega direttamente ai principi sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che, tra i suoi 54 articoli, riconosce anche il diritto a un’alimentazione adeguata, ad acqua potabile sicura e a vivere in un ambiente sano, oltre al ruolo fondamentale dell’educazione nel promuovere il rispetto per la natura. Diritti che non possono essere garantiti senza ripensare profondamente i sistemi alimentari e le politiche urbane.

In quest’ottica, la trasformazione agroecologica, orientata alla giustizia sociale e ambientale, emerge come una via concreta per garantire i diritti dei più giovani, ridurre le disuguaglianze globali e costruire città più eque, resilienti e rigenerative. È un percorso che mette al centro la cura: della terra, delle comunità e delle generazioni future.

Tra i messaggi che hanno accompagnato la giornata, uno in particolare ha risuonato in modo trasversale:

Cibo, diritti e futuro sono inseparabili. Solo ripensando il nostro rapporto con la terra e con le comunità possiamo costruire città più giuste e sostenibili. L’agroecologia è un atto di cura verso le persone, verso la natura e verso le generazioni che verranno.

Il progetto “Rebooting the Food System” è co-finanziato dall’Unione europea. I contenuti di questo articolo sono responsabilità della sola Mani Tese ETS e non riflettono necessariamente le opinioni dell’Unione europea.

Le imprese tra tutela dei diritti umani e ambientali e competitività

Focus sul settore agroalimentare per il sondaggio condotto da WeWorld e Mani Tese in collaborazione con Campagna Impresa2030 e ASviS.

Il sondaggio condotto con WeWorld e Mani Tese in collaborazione con Campagna Impresa2030 e ASviS analizza le responsabilità delle grandi imprese del settore agroalimentare nella tutela dei diritti umani e dell’ambiente. L’indagine mette in luce criticità globali e italiane secondo cui oltre 2 milioni di persone lavorano in condizioni di schiavitù moderna e circa 200.000 lavoratori agricoli in Italia sono gravemente sfruttati.

Nonostante questo scenario, l’opinione pubblica sostiene normative più rigorose: il 73% degli intervistati – inclusi imprenditori e autonomi – e l’81% degli elettori di centrodestra ritengono che regole più severe possano rafforzare il Made in Italy e la competitività del settore. Un orientamento che si contrappone alla recente posizione del Parlamento europeo sul Pacchetto Omnibus I, che indebolisce alcune delle principali disposizioni europee in materia di sostenibilità, tra cui la CSDDD.

Il sondaggio evidenzia un chiaro divario tra le aspettative dei cittadini e le scelte politiche: l’85% degli italiani ritiene che le grandi imprese dovrebbero essere legalmente obbligate a prevenire danni a persone, ambiente e clima, anche quando ciò comporta costi aggiuntivi.

Per la versione integrale del sondaggio clicca QUI.

Partecipare per Trasformare

Un incontro per soci, volontari e giovani attivisti di Mani Tese il 15 e 16 novembre, a Vicchio (FI).

Non solo esserci, ma scegliere di mettersi in ascolto, di condividere esperienze, bisogni e visioni.
“Partecipare per Trasformare” nasce come un momento dedicato prima di tutto a noi — soci, volontari, operatori, realtà territoriali, studenti, giovani e attivisti — per riconnetterci, confrontarci e immaginare insieme nuove forme di collaborazione e crescita comune.

In un tempo segnato da complessità e frammentazione, la partecipazione acquista un significato ancora più profondo: è dialogo, corresponsabilità, costruzione collettiva. È la capacità di riconoscere nell’altro un alleato, non solo un interlocutore. Per questo, l’obiettivo di questi giorni non è semplicemente riflettere sulla partecipazione, ma praticarla — creando uno spazio autentico di ascolto reciproco, dove far emergere bisogni, aspettative e desideri di futuro.

Da sempre, per Mani Tese, partecipare significa scegliere di non restare indifferenti, ma di agire insieme per la giustizia sociale e ambientale. È grazie al contributo e alla relazione viva tra persone e territori che l’associazione ha potuto crescere, mantenendo salde le sue radici e aprendosi continuamente al cambiamento.

Oggi più che mai, sentiamo il bisogno di rafforzare questo legame: di tornare a incontrarci come comunità di intenti. In un mondo attraversato da crisi interconnesse e disuguaglianze, la partecipazione non è solo un valore: è una necessità. E proprio dal dialogo può nascere la spinta per un rinnovato impegno comune.

Questa due giorni sarà un laboratorio di confronto, dove esperienze e pratiche diventeranno terreno fertile per idee nuove e percorsi condivisi. Un’occasione per riscoprire il senso profondo del fare con: come modo di essere comunità, di crescere insieme, di dare forza — ogni giorno — alla missione di Mani Tese in Italia e nel mondo.

QUI il programma completo dell’evento.

 

“Mangal”: un video-reportage racconta il nostro impegno in Mozambico

Un viaggio tra resilienza, innovazione e cooperazione nella Zambezia: Mani Tese e Will Media raccontano il Mozambico che cambia, dove la natura diventa alleata e le soluzioni nascono dal basso.

“Mangal – Alleanze e innovazioni dove non te le aspetti” è un reportage realizzato da Will Media in collaborazione con Mani Tese. Guidata dal nostro Rappresentante Paese Nicola De Domenico, Giulia Bassetto – Autrice di Sostenibilità e Clima per Will & Chora Media – si è mossa tra Quelimane e la Provincia della Zambezia, alla scoperta della realtà sociale ed economica di questa fetta di Mozambico.

Attraverso le testimonianze dello staff locale di Mani Tese, così come grazie ai racconti della popolazione, dal reportage emerge con evidenza anche una storia di resilienza e adattamento, di chi non si arrende e si adatta con ingegno immaginando un futuro diverso. Un futuro in cui la natura non è solo qualcosa da proteggere, o da cui proteggersi, ma anche un’alleata preziosa con cui collaborare.

Un seme per contrastare l’insicurezza alimentare e il cambiamento climatico

Il documentario si sofferma su “Ethaka – Un modello di produzione agricola e consumo sostenibile per la resilienza climatica e la sicurezza alimentare e nutrizionale”, progettualità finanziata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) attraverso l’Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e realizzata da Mani Tese in collaborazione con ICEI e Oikos. Tra orti locali e ripiantumazione di mangrovie che prevengono l’erosione costiera, ecco come sperimentare soluzioni concrete a misura di comunità, secondo i principi dell’agroecologia abbracciati da Mani Tese, per cui equità sociale e sostenibilità economica e ambientale vanno sempre di pari passo.

Nicola De Domenico, Rappresentante Paese di Mani Tese in Mozambico, con Giulia Bassetto di Will Media, durante la realizzazione del reportage.

Innovazioni frugali e il senso della cooperazione

Cosa sono le innovazioni frugali? “Mangal” racconta anche come il termine “innovazione”, qui, assuma una connotazione differente. L’installazione di pannelli solari per garantire l’autonomia energetica di una scuola, o la costruzione di grondaie per la raccolta dell’acqua piovana sono cambiamenti rivoluzionari. Il lavoro di Mani Tese in Mozambico ci dimostra che anche con poco si può avere un reale impatto sulla vita delle persone, sempre più fragili a causa della crisi climatica. E che le innovazioni piccole, locali, semplici, replicabili – frugali appunto – sono spesso le “soluzioni” più adatte a questo tipo di territorio, ma forse anche nel nostro, in Italia e in Europa.

Scuola e Climate Change: nuove opportunità di formazione

Il 17 e il 24 novembre 2025 si terranno due incontri di formazione on line, rivolti a docenti, educatrici ed educatori, nell’ambito del progetto “Participation 4 Change”.

Il 17 e il 24 novembre 2025, nell’ambito del progetto “Participation 4 Change: persone al centro del cambiamento”, si terranno due incontri di formazione on line, rivolti a docenti, educatrici ed educatori per approfondire metodi e strumenti utili ad attivare i giovani in una delle principali sfide globali del nostro tempo: il contrasto al cambiamento climatico globale.

Infatti il progetto, realizzato da Mani Tese ETS, Deafal Ong e Siena Art Institute e sostenuto con i fondi Otto per Mille dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, promuove un insieme di azioni che, coinvolgendo le comunità delle province di Firenze e Siena (oltre 1,26milioni di abitanti) con un focus sui giovani, diffondano comportamenti e forme di partecipazione attiva volte alla lotta ai cambiamenti climatici e alla mitigazione dell’impatto antropico.

Per registrarsi il form da compilare è qui.

Per partecipare via Zoom all’incontro del 17 novembre clicca qui.

Per partecipare via Zoom all’incontro del 24 novembre clicca qui.

Comunità attive

Gli impatti devastanti degli eventi climatici estremi che colpiscono con frequenza i nostri territori ci mostrano come la crisi climatica sia un fenomeno sempre più allarmante e come nessuno possa considerarsi al riparo dagli effetti di questa crisi. Appare urgente coinvolgere e attivare le comunità locali per l’elaborazione di strategie di prevenzione e contrasto al climate change diffuse, efficaci e condivise: iniziative di sensibilizzazione, cooperazione, educazione e mobilitazione delle comunità sono, quindi, la via principale per la promozione di uno Sviluppo Sostenibile in maniera condivisa e partecipata.

Il Caffè che nutre il mondo

Una serata per conoscere la filiera sostenibile del Caffè in Kenya: appuntamento il 24 ottobre a Santa Lucia di Piave (TV)

Si svolgerà il prossimo 24 ottobre, a Santa Lucia di Piave (TV), l’evento “Il Caffè che nutre il mondo”. Una serata organizzata da Mani Tese per conoscere più da vicino la filiera del caffè in Kenya, che supporta i piccoli produttori, rispetta la biodiversità e aumenta la sicurezza alimentare delle comunità locali.

L’incontro, aperto a tutta la cittadinanza, sarà un’occasione per approfondire l’impegno di Mani Tese in Kenya e in particolare il progetto “Kahawa – Fliere Latte & Caffè tra ambiente e impresa” sostenuto dalla Regione Veneto.