È STATO PUBBLICATO IL BANDO STRAORDINARIO PER OPERATORI E OPERATRICI DEL SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE!

Cambia il presente e riscrivi il futuro del pianeta: fai il servizio civile a Mani Tese!

Per presentare la tua candidatura HAI TEMPO FINO ALLE ORE 14:00 DEL 26 SETTEMBRE 2024

È a bando il progetto di servizio civile ambientale e tutele eco sociali

 Il progetto “Interventi di tutela eco-sociale” si svolgerà anche presso la sede Mani Tese di Milano, riguarda il Servizio Civile Ambientale e è stato presentato attraverso l’Ente Cesc Project di cui la nostra Associazione è Ente di Accoglienza per il Servizio Civile Universale.

Se hai fra i 18 e i 28 anni, hai tempo fino alle ore 14:00 del 26  settembre 2024 per presentare la tua candidatura.

Puoi trovare qui il progetto di Mani Tese:  https://www.cescproject.org/main/2024/07/26/interventi-di-tutela-eco-sociale/

Trova tutte le informazioni QUI

NOI GENERIAMO IL CAMBIAMENTO!

Giovani e donne protagonisti del cambiamento in Guinea-Bissau

Noi generiamo il cambiamento! Giovani e donne protagonisti del cambiamento in Guinea-Bissau  é il titolo del progetto che Mani Tese ha proposto all’Unione Europea in Guinea Bissau per rafforzare le organizzazioni della societá civile che combattono i fenomeni della violenza, dello sfruttamento, dell’abuso e della discriminazione verso i giovani e le donne (includendo minori e persone con disabilitá).

L’intervento é stato finanziato con i fondi UE dedicati al Programma NDICI-GE per le organizzazioni della società civile nei Paesi partner 2021-2024 ed é implementato da Mani Tese (come capofila) in collaborazione con Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (AIFO), Associazione Amici del Bambino (AMIC) e Federazione delle Associazioni per la Difesa e la Promozione dei Diritti dei Soggetti Disabili in Guiné-Bissau (FADPD-GB).

Il progetto ha una durata di due anni e mezzo e verrá realizzato nelle cinque regioni in cui Mani Tese ha una lunga storia di cooperazione: Il Settore Autonomo di Bissau (SAB), Gabu, Bafatá, Oio e Cacheu.

La prima attivita’ prevista e in corso di realizzazione é la definizione di una linea di base a partire da una mappatura delle organizzazioni che sul territorio operano con progetti su donne e bambini vittime di violenza. Ad oggi sono state mappate in totale 100 OSC nelle cinque regioni. Nei prossimi mesi, 20 OSC saranno selezionate per partecipare ad un fitto programma di formazione, con corsi sulla gestione organizzativa, sull’approccio psicosociale nell’assistenza a persone soggette a violenza e corsi su advocacy (R1).

Parallelamente, le OSC saranno invitate a rafforzare il dialogo con le istituzioni sui temi legati alla violenza. Saranno creati dei veri e propri tavoli di discussione a livello regionale, a livello nazionale e internazionale. Se a livello regionale, l’obiettivo é creare dei comitati di rappresentanti e autoritá che possano avere l’occasione di formarsi, informarsi e gestire insieme i casi di violenza, a livello nazionale e internazionale, invece, Mani Tese supporterá la creazione di azioni di advocacy sulla lotta contro la violenza di genere (R2).

Infine, il risultato tre é dedicato allo sviluppo di azioni e progetti di cittadinanza attiva. Saranno  finanziati 5 progetti su azioni concrete verso la violenza, lo sfruttamento, l’abuso e la discriminazione contro giovani e donne (includendo minori e persone con disabilitá) e supporterá la creazione di gruppi di auto-aiuto per i soggetti vulnerabili. Di questo risultato fa parte anche un’attivitá chiamata Sistema di Allarme Comunitario, che coinsisterá nel creare e/o rafforzare dei punti focali nelle aree rurali in quattro regioni di intervento (Gabu, Bafatá, Oio e Cacheu) a cui le persone possono far riferimento per denunciare i casi di violenza visti e/o subiti.

La violenza, nelle sue molteplici forme, é radicata nelle nostre societá. La si puo’ combattere solo gradualmente, e attraverso interventi complessi. Attraverso questo progetto, Mani Tese ha deciso di stare al fianco delle OSC delle Guinea-Bissau che si impegnano per ripristinare i diritti fondamentali dei giovani e delle donne.

RIFORESTIAMO LE MANGROVIE IN MOZAMBICO!

Iniziata l’attività di riforestazione insieme alle comunità locali per conservare l’ecosistema costiero.

Nell’ ambito del progetto Ethaka promosso da Mani Tese e cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo in Mozambico, siamo impegnati in un importante processo di riforestazione. Siamo infatti operativi in territori desolati e soggetti all’erosione a causa del taglio consistente delle mangrovie, piante fondamentali per la conservazione del prezioso ecosistema costiero.
Nelle scorse settimane, i beneficiari, con l’aiuto del team di Mani Tese, hanno trasportato piantine di mangrovie dal vivaio alle comunità di Inhangome, Morropue e Icidua per l’attività di riforestazione, realizzata proprio insieme alla popolazione.
Questa fase è stata supportata anche da un’attività di informazione e sensibilizzazione nelle comunità grazie alla magia del gruppo teatrale Rempalago. Tre rappresentazioni teatrali hanno infatti sensibilizzato le comunità sull’importanza cruciale delle mangrovie nell’ecosistema e sui danni causati dalla deforestazione all’ambiente e ai loro mezzi di sussistenza.
 
Sempre nell’ambito del progetto Ethaka, Mani Tese ha inoltre distribuito 110 fornelli migliorati ai beneficiari delle comunità coinvolte nella riforestazione dei loro territori.
Gli abitanti hanno ricevuto una piccola formazione e hanno anche assistito a una rappresentazione teatrale messa in scena per sensibilizzare sull’importanza ambientale ed economica dell’uso dei fornelli.
 
I fornelli migliorati, infatti, permettono di consumare meno carbone per produrre i pasti. Questo non solo consente un risparmio economico familiare, ma aiuta anche a ridurre il disboscamento delle mangrovie per la produzione di carbone.
 
A oggi Mani Tese ha completato l’attività di riforestazione delle mangrovie nelle comunità di Icidua, Inhangome e Morropue. Grazie al duro lavoro dei beneficiari, che hanno trasportato le piantine in canoa lungo il fiume, le hanno scaricate, hanno scavato e trapiantato, l’attività è stata completata con successo.
Il prossimo passo sarà coinvolgere le comunità nella manutenzione delle aree riforestate, affinché la deforestazione delle mangrovie possa terminare.

MANGIARE BENE, MANGIARE SANO

Un corso di formazione per le donne del centro di accoglienza JOSEBA in Burkina Faso.

Uno degli obiettivi del progetto “Nutrire la città” in Burkina Faso è quello di mettere in relazione i produttori della cintura verde con i centri per le persone vulnerabili. A questi ultimi, infatti, vengono venduti i prodotti agricoli in eccesso a un prezzo più vantaggioso, stabilendo così una relazione fruttuosa per tutti.

Il progetto prevede inoltre una formazione per gli operatori e le operatrici delle cucine di questi centri affinché possano gestire meglio le verdure, migliorare le tecniche di trasformazione e acquisire nuove competenze in materia di buone pratiche nutrizionali.

È grazie al progetto, quindi, che le donne che fanno parte del personale del centro di accoglienza JOSEBA hanno potuto partecipare a una formazione di due giorni sulla conservazione, l’essiccazione delle verdure e la preparazione di pappe arricchite per neonati. Grazie al corso, una dozzina di donne ha acquisito competenze sulle tecniche di essiccazione e conservazione di cipolle, pomodori, cavoli, sulla preparazione di marmellata a base di cipolla, ecc… Sono state anche introdotte delle pappe arricchite per neonati a base di miglio, sorgo, mais, fagioli, sesamo e altro.

Il progetto “Nutrire la città: agricoltura urbana e promozione di un’alimentazione sana e locale per lo sviluppo di un sistema agroalimentare sostenibile e inclusivo“, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, è implementato da ACRA e dai suoi partner Mani Tese ETS, Gnucoop, ETIFOR, WATINOMA, Ke du Burkinabe, Comune di Ouagadougou.

 

THE CHALLENGE: LA CRISI CLIMATICA E LA RISPOSTA AGROECOLOGICA NEL SAHEL

Il documentario prodotto da Mani Tese nell’ambito del progetto Challenge

Il Sahel sta vivendo una gravissima crisi dove si intrecciano le grandi sfide globali del nostro tempo: i cambiamenti climatici, la pressione demografica, gli squilibri sociali, la violazione dei diritti umani, il terrorismo e le migrazioni. Per far fronte a tutte queste sfide gli agricoltori Burkinabè suggeriscono una possibile soluzione: l’agroecologia, sostenuta anche dalla rete di ong italiane Azione TerrAE.

Il documentario racconta come l’approccio agroecologico possa offrire un contributo importante al superamento della crisi della regione, mettendo in campo strategie adeguate alle specifiche condizioni di contesto, privilegiando le imprese familiari e contadine, valorizzando il ruolo delle donne e dei giovani, rafforzando forme associative che garantiscano la partecipazione e la rappresentanza di tutti gli attori, e che siano in grado di dialogare con le istituzioni, a partire da quelle territoriali. 

Il racconto è guidato dai sei pilastri fondanti del manifesto di Azione TerrAE, che promuove una transizione agroecologica in Africa Occidentale, e ci mostrano quali sono le “challenge” dei nostri tempi. La terra, le sementi, i mercati, i servizi all’agricoltura, le donne e giovani: sono questi gli elementi intorno ai quali si giocherà la realizzazione di un futuro realmente sostenibile e giusto che passa attraverso un cambiamento individuale e collettivo.

Si tratta di temi presenti anche all’interno del Festival Challenge, primo festival sull’agroecologia in Burkina Faso, che apre il documentario e che ha permesso di mettere insieme tutti gli attori coinvolti in questo processo di transizione per rafforzare un senso di appartenenza alla comunità globale e mostrare anche al di fuori del Burkina Faso come sia possibile cooperare per un cambiamento individuale e collettivo per un mondo più sostenibile e giusto.

Il documentario THE CHALLENGE è stato realizzato nell’ambito del progetto “CHALLENGE – Call to action for local and national agro-ecological change” promosso da Nuove Generazioni Ecologiche, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e guidato dalla ONG italiana Deafal, in collaborazione con ACRA, Mani Tese, Terra Nuova, WWOOF, Reattiva, Open Impact e Altreconomia.

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TORNARE A COLTIVARE UNA TERRA NON PIÙ FERTILE GRAZIE ALL’AGROECOLOGIA

Intervista a Jean-Baptiste KABORE, agricoltore coinvolto nel progetto “Nutriamo il futuro” in Burkina Faso.
di Mme Nongma Ernestine OUEDRAOGO

Jean-Baptiste KABOR è un produttore della provincia del Boulkiemde nella regione del Centro-Ovest, dove il progetto “Nutriamo il futuro! Interventi di sicurezza nutrizionale per un’adeguata alimentazione delle mamme e dei bambini da 0 a 5 anni”, cofinanziato da AICS Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, è in corso ormai da due anni. I membri della sua Cooperativa, come quelli di 48 cooperative disseminate in 3 province, hanno ricevuto formazioni in agroecologia e biopesticidi e sono stati supportati nella strutturazione di cooperative di agricoltori attraverso una formazione ad hoc. 

Ecco la sua testimonianza: 

“Mi chiamo KABORE Jean-Baptiste, sono il segretario dell’organizzazione contadina TIKTOAAMPANGA di Godo, nel comune di Pella, provincia di Koudougou, nella regione del Centro-Ovest.  

Da circa due anni la nostra organizzazione riceve il sostegno di Mani Tese attraverso il progetto NUTRIAMO IL FUTURO. Sono uno dei leader, scelti dalla nostra cooperativa, che partecipa ai corsi di formazione organizzati dal progetto e ho il compito di condividere le nuove informazioni e le tecniche apprese agli altri membri della mia cooperativa, affinché tutti possano beneficiare delle conoscenze acquisite. 

I corsi di formazione che ho frequentato negli ultimi due anni con l’ONG Mani Tese hanno contribuito ad aprire le menti dei membri della cooperativa e il nostro metodo di coltivazione è completamente cambiato. Abbiamo ricevuto formazioni sull’agroecologia, sulla protezione dell’ambiente, sull’allevamento di pesci (tilapia e pesce gatto) e sulla legge OHADA relativa al corretto funzionamento di una cooperativa.  Al ritorno dalla formazione, abbiamo riunito tutti i membri dell’organizzazione per trasmettere ciò che abbiamo imparato.   

40 anni fa la nostra terra era ancora fertile e la produzione agricola era buona, ma oggi abbiamo dei problemi. Tutto è cambiato radicalmente: gli alberi ad alto fusto non ci sono più, la terra non è più fertile, l’ambiente non è più quello di una volta. Gli animali della savana e le api sono in via di estinzione. Ci sono molte malattie umane e animali. I raggi del sole si fanno sentire sempre di più e la vita è diventata difficile.  

L’ONG Mani Tese ci sta fornendo nuove competenze e supporto per riscoprire alcune tecniche e tornare a coltivare in modo sostenibile, per essere autosufficienti e riuscire a vendere le eccedenze per soddisfare bisogni delle nostre famiglie. Abbiamo riscoperto la tecnica tradizionale dello ZAÏ, delle mezze lune, ma anche acquisito nuove nozioni sulla costruzione delle dighette, delle fosse per la preparazione del compost con l’utilizzo del letame, ecc… Sono tecniche facili e che non costano nulla. I fertilizzanti chimici, invece, sono costosi e devono essere applicati ogni anno, e il loro uso ci provoca malattie, distrugge la copertura vegetale e gli animali che vivono in natura. 

In 45 giorni possiamo già vedere i frutti del nostro lavoro: abbiamo buoni raccolti e preserviamo la nostra salute. 

IL FONIO: IL “PIATTO DEI NOBILI” CHE VALE PIÙ DELL’ORO

In Senegal le famiglie dei Bedick, “il popolo del fonio”, oltre a produrlo, ora potranno vendere questo straordinario prodotto biologico, che garantirà loro un reddito sicuro

In cima alle falesie che separano il Senegal dal Mali e dalla Guinea Conakry e nel fondo valle dove nasce e inizia a scorrere il fiume Gambia vivono i cosiddetti “popoli del fonio”.  

Ci troviamo nella regione di Kédougou, nel Sud-Est del Senegal e qui vi abitano i Bedick, i Bassari e i Peul. I Bedick, in particolare, sono una minoranza etnica fuggita dal Mali durante la guerra di decenni fa con la Guinea e si sono rifugiati in cima alle montagne rocciose della regione per potersi proteggere e controllare il territorio.  

Su queste montagne hanno portato la loro cultura così come la loro tradizione agricola e, in particolare un cereale: il fonio. Dalle altre popolazioni del Senegal, i Bedick vengono appunto chiamati “il popolo del fonio perché da sempre coltivano questo particolare grano e lo utilizzano durante le feste, le cerimonie e come piatto per accogliere gli stranieri e le persone importanti nelle loro case. 

Non mi dispiace venire associata al fonio, in quanto Bedick, anzi, mi rende orgogliosa perché sento che così il nostro popolo esce dall’isolamento e viene conosciutoacconta sorridendo Adele KEITA, una delle produttrici di fonio sostenute dal progetto “Il fonio: dal cibo tradizionale al cibo del futuro” cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna e promosso da Mani Tese. Ho 45 anni e ho iniziato a lavorare i campi di fonio sin da bambina con la mia famiglia – prosegue Adele KEITA – Per noi il fonio vale più dell’oro, è un piatto nobile e fa bene alla salute”.  

Adele vive nel villaggio di Damboucoye con la sua grande famiglia. da piccola abitava a Iwol il villaggio originario dei Bedick, situato in cima alla falesia, ma per poter coltivare di più è scesa a valle, e al villaggio natale ritorna per le feste. Il villaggio di agricoltori è ben organizzato, ognuno ha il suo ruolo e le donne, in particolare, sono le addette al fonio. 

Insieme alle altre donne del villaggio – racconta Florence KEITA, 23 anni – ogni giorno prepariamo da mangiare per tutta la famiglia. Preparare il fonio non è facile perché richiede tanto tempo, anche per questo ha un grande valore. Bisogna decorticarlo, lavarlo, seccarlo e poi pestarlo e cucinare la salsa”.  

Trasformare i prodotti della terra

In Burkina Faso formiamo agricoltori e agricoltrici su come migliorare le tecniche di trasformazione dei loro prodotti per valorizzarli e renderli più duraturi.

Rafforzare la capacità di trasformazione dei produttori agricoli locali è sempre un aspetto importante, perché permette, anche se con delle tecniche semplici, di aumentare la durabilità dei loro prodotti, conservandoli per i periodi di minore disponibilità, e di dare loro un valore aggiunto rispetto al prodotto fresco. 

Il progetto Nutrire la Città ha formato i produttori locali su alcune tecniche di base di trasformazione che possono essere adottate anche senza infrastrutture importanti. La formazione ha compreso anche i principi di igiene della trasformazione alimentare, le tecniche di post raccolto e di stoccaggio.  

Per quanto riguarda la trasformazione, ci siamo concentrati sull’essiccazione di varie speculazioni orticole in foglie e sulla preparazione di pomodori pelati o in passata, con una formazione dedicata destinata a due membri di ciascuna delle 15 cooperative interessate dal progetto, che l’hanno poi replicata agli altri membri, raggiungendo quindi complessivamente 750 produttori. 

Il progetto “Nutrire la città: agricoltura urbana e promozione del cibo sano e locale per lo sviluppo di un sistema agroalimentare sostenibile e inclusivo” è co-finanziato da AICS e coordinato da ACRA con Mani Tese, Gnucoop, Etifor, Ital Watinoma, Association Watinoma, Ke du Burkinabè e il Comune di Ouagadougou.