TOMATE REVOLUTION: IN BURKINA FASO L’INDIPENDENZA PASSA ANCHE DAL POMODORO!

Di Giulia Polato, Rappresentante Paese in Burkina Faso, Mani Tese   Il sostegno di Mani Tese all’Unione dei produttori di Loumbila NANGLOBZANGA continua! Nel mese di luglio, grazie al contributo del progetto “Filiere corte e cibo sano per tutti in Burkina Faso”, cofinanziato dalla Regione Veneto, sono iniziate diverse attività di formazione per i nostri […]

Di Giulia Polato, Rappresentante Paese in Burkina Faso, Mani Tese

 

Il sostegno di Mani Tese all’Unione dei produttori di Loumbila NANGLOBZANGA continua! Nel mese di luglio, grazie al contributo del progetto “Filiere corte e cibo sano per tutti in Burkina Faso”, cofinanziato dalla Regione Veneto, sono iniziate diverse attività di formazione per i nostri produttori (…anzi, produttrici!), che stanno rafforzando le proprie capacità.

Una di queste ha riguardato la trasformazione del pomodoro in passata.

Se non lo sapete, infatti, il Burkina Faso produce tantissimo pomodoro, che viene comprato, esportato e trasformato in fabbriche estere per poi essere rivenduto in Burkina con l’etichetta “made in Ghana”! Una cosa davvero incredibile! La formazione rivolta alle produttrici è quindi molto importante, perché ha come obiettivo quello di incrementare la produzione di pomodoro locale attraverso la coltivazione e commercializzazione di un prodotto buono, sano e, soprattutto, interamente made in Burkina Faso.

I nostri amici dell’Association Watinoma di Koubri, partner di progetto, sono venuti a dimostrare concretamente alle donne produttrici quali sono tutti gli step di una corretta trasformazione del pomodoro, dal prodotto appena raccolto al vasetto sigillato.

È stato molto significativo il fatto che la location in cui si è svolta la formazione fosse proprio la fattoria didattica dove gli stessi operatori di Watinoma, a loro tempo, avevano imparato questa preparazione. Persone formate diventate a loro volta formatrici!

Anche le nostre donne, quindi, adesso potranno insegnare la tecnica utilizzata ad altre persone. In fin dei conti si tratta di una tecnica molto semplice, che non prevede obbligatoriamente il consumo di elettricità (che qui, a volte, non è un problema banale).

Per di più la trasformazione del pomodoro, ingrediente alla base di moltissimi piatti tipici burkinabé, dà la possibilità di conservare il vegetale per periodi più lunghi, favorendo così l’impiego di cibi locali e sani nella preparazione dei pasti.

Che la tomate revolution, dunque, abbia inizio! 🙂