THIERA, STORIA DI UN RAGAZZO TORNATO A “VIVERE”

Costretto all’accattonaggio e con una grave forma di cifosi, è stato accolto nel centro di Damnok Toek, in Cambogia, dove sta ricominciando a vivere.

Thiera (nome di fantasia per proteggere la privacy del minore) ha 13 anni ed è nato nella provincia di Kompong Thom, nel centro della Cambogia. È l’ultimo figlio di sette fratelli di una famiglia molto povera e soffre di una grave forma di cifosi.

 

 

Thiera è un ragazzo che ha avuto una vita molto difficile. Subito dopo la sua nascita, il padre fu arrestato e mandato in prigione per aver abusato di una figlia.

Vista la situazione finanziaria molto critica, la madre si risposò con un altro uomo, con la speranza di aiutare economicamente la famiglia, che si trasferì in campagna per vivere di agricoltura.

Thiera e uno dei suoi fratelli – che, come lui, era affetto da disabilità –iniziarono a soffrire per la mancanza di cibo, di assistenza sanitaria e d’istruzione. La situazione finanziaria della famiglia non migliorò e questo iniziò a generare tensioni. Thiera e suo fratello, agli occhi del patrigno, rappresentavano un problema in quanto, a causa della loro disabilità, non potevano aiutare la madre, specialmente nel trasporto di carichi pesanti.

Il patrigno decise allora di vendere Thiera e il fratello ai trafficanti in cambio di denaro e i ragazzi furono costretti a migrare in Thailandia per poi essere forzati a chiedere l’elemosina per strada.

Una volta attraversato illegalmente il confine, i due fratelli furono separati e Thiera fu mandato a Bangkok.

In Thailandia, Thiera lavorò duramente. Costretto a chiedere soldi ogni giorno ai cancelli dei mercati, per rendere più redditizia la sua attività di accattonaggio, il trafficante gli impose di elemosinare privandosi della camicia per mettere in mostra la schiena affetta da cifosi. Thiera doveva chiedere l’elemosina ogni giorno in un mercato diverso: il suo obiettivo era quello di guadagnare 3000 bath (circa 90 dollari) al giorno. Quando non riusciva a raggiungerlo, veniva severamente punito e picchiato. Tutti i soldi raccolti da Thiera venivano presi dai trafficanti, anche quando l’obiettivo giornaliero era stato superato. Fortunatamente i passanti non davano soltanto soldi a Thiera, ma anche cibo e bevande, e questo gli permise quantomeno di nutrirsi adeguatamente.

 

 

Un giorno, mentre Thiera si trovava al mercato per chiedere l’elemosina, una donna iniziò a parlargli offrendogli una bambola. Thiera si accorse ben presto che si trattava di “una trappola” della polizia tailandese. Quando il trafficante richiamò Thiera per fuggire dalla polizia era già troppo tardi e il ragazzo era ormai al sicuro.

Thiera venne arrestato e condotto alla stazione di polizia per essere interrogato e, dopo aver raccontato la sua storia, fu mandato al centro di Ban Phum Vet, dove la polizia thailandese conduce i bambini che provengono illegalmente da altri Paesi.

“Non era la prima volta che venivo arrestato dalla polizia – racconta Thiera – il fratello del trafficante aveva qualche aggancio e ogni volta riusciva farmi liberare per poi farmi tornare a mendicare. Quella volta fu differente perché il fratello non riuscì a contrattare con il poliziotto la mia liberazione”.

Thiera rimase nel centro per sei mesi e, durante il suo soggiorno, fu ascoltato dalla corte di giustizia per tre volte. Thiera ha raccontato che vivere nel centro non era male perché gli educatori gli insegnavano la lingua tailandese e l’artigianato.

In seguito, venne rimandato in Cambogia attraverso Poipet. Fu presso il Poipet Transit Center che venne intervistato dagli assistenti sociali di Damnok Toek che, riconoscendolo come vittima di trafficking di minori, lo portarono al centro di accoglienza di Damnok Toek, sostenuto anche da Mani Tese.

 

 

All’inizio Thiera aveva molta paura di essere mandato in un altro posto che non conosceva, ma l’assistente sociale di Damnok Toek lo rassicurò, spiegandogli che il Centro di accoglienza era un luogo creato apposta per bambini come lui. Lì, avrebbe avuto la possibilità di ricevere tre pasti al giorno e un’istruzione di base e di partecipare a diverse attività ricreative.

A Thiera venne anche spiegato che il centro sarebbe stato un luogo di residenza temporaneo per lui e che lo staff di Damnok Toek avrebbe lavorato sodo per trovare la soluzione più adatta per lui, dando la priorità al suo reinserimento familiare.

Sono trascorsi due mesi dal suo arrivo al centro e Thiera ora sta meglio, ha fatto amicizia e gioca con gli altri bambini del centro. Sta imparando a scrivere e gli piace molto partecipare alle attività artigianali.

Thiera non ha ancora un’idea chiara sul suo futuro, ma vorrebbe tornare a vivere con sua madre e i suoi fratelli.