La decisione, presa in sede NATO e condivisa dal nostro governo, di portare al 5% del nostro Prodotto Interno Lordo le spese militari lascia indubbiamente molto perplessi. Si tratta infatti, stanti le attuali spese per armamenti in Italia pari allo 0,27% del PIL, di ben 40 miliardi di Euro all’anno da trovare: ma come?
Sorge così il più che fondato dubbio che a scapitarne sarà la quota di bilancio destinata al welfare, ad esempio alla sanità ed alla cooperazione internazionale allo sviluppo, quest’ultima ferma allo 0,27% del PIL contro lo 0,7% previsto dall’ONU, nonostante il grande aiuto che potrebbe dare alle condizioni economiche dei popoli del sud del mondo, scongiurando fra l’altro letali migrazioni al nord.
Tutto ciò è sicuramente un grandissimo affare per l’industria bellica italiana, che finora è riuscita “solo” ad esportare 100 miliardi di Euro di armamenti in 30 anni, prevalentemente fuori da UE e NATO. E possiamo anche pensare che abbia molto gradito la decisione NATO e del nostro governo, che aumentano sostanzialmente i suoi profitti fino a potenziali 40 miliardi all’anno, contro i 100 in 30 anni.