Storie di donne: Pola, sfuggita a un matrimonio forzato

Mi chiamo Pola*, ho 23 anni e sono scappata da un matrimonio forzato. Mia zia, che mi ha cresciuta da quando avevo due anni, tre anni fa voleva darmi in sposa a suo marito. Mi diceva che ormai ero vecchia e che dovevo prendere il suo posto. Per questo mi aveva cresciuta dopo la morte […]

Mi chiamo Pola*, ho 23 anni e sono scappata da un matrimonio forzato.

Mia zia, che mi ha cresciuta da quando avevo due anni, tre anni fa voleva darmi in sposa a suo marito. Mi diceva che ormai ero vecchia e che dovevo prendere il suo posto. Per questo mi aveva cresciuta dopo la morte dei miei genitori.

Io mi sono rifiutata di sposarmi perché mio zio, per me, era come un padre.

Dopo il mio rifiuto, fortunatamente sono stata accolta al centro di accoglienza di AMIC, che mi ha ospitata per quattro mesi.

Al centro ho trovato sostegno e mi sono sentita finalmente rispettata. Le operatrici mi hanno insegnato che tutte le persone hanno il diritto di scegliere la propria vita e che non sono obbligata a sposarmi se non voglio.

Al centro ho anche ricominciato a studiare: ho frequentato un corso di gestione alberghiera e domestica, un corso di imprenditorialità e un corso di sartoria.

Nonostante le minacce di mia zia, alla fine sono riuscita a non sposare mio zio.

Ora che ho lasciato il centro, il mio obiettivo è quello di continuare a studiare perché voglio diventare una donna istruita e indipendente.

Oggi mi sono separata dal mio compagno, con cui ho una figlia di due anni e che lui non mi aiuta a mantenere e, grazie ai corsi che ho seguito mentre ero al centro, sto cercando un lavoro con cui essere indipendente.

Se un giorno vorrò sposarmi, sarò io a scegliere quando e con chi.

Alle altre ragazze nella mia situazione vorrei dire che ogni persona ha il diritto di fare le proprie scelte di vita e di non avere paura di denunciare la propria famiglia o chiunque intenda violare i loro diritti, perché ci sono organizzazioni e persone disposte ad aiutarle e a sostenerle.

Con il tempo il dolore passa e ci si rialza da terra più forti e più mature.

Aiutaci a salvare la vita di una donna in Guinea-Bissau garantendole un futuro libero dalla violenza. Sostieni un centro di accoglienza.

> La situazione delle donne in Guinea-Bissau

> Approfondisci il nostro progetto in corso “NO TENE DIRITU A UM VIDA SEM VIOLÊNCIA” – Rafforzamento dei meccanismi di protezione delle vittime di gbv e promozione dei diritti delle donne in Guinea-Bissau” finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.

 

*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.