Secondo colpo di stato in un anno in Burkina Faso

La popolazione scende in piazza e chiede maggiore sicurezza in Burkina Faso a seguito del secondo colpo di stato in un anno. Proseguono comunque i progetti di sviluppo di Mani Tese per favorire la coesione sociale, più che mai necessaria.

Di Giulia Tringali, Cooperante Mani Tese in Burkina Faso ed Eugenio Attard, Responsabile Paese Mani Tese in Burkina Faso

Sono stati giorni molto confusi quelli da poco trascorsi in Burkina Faso, che potevano portare a un’escalation di violenza.

Venerdì 30 settembre alle prime ore del mattino il corpo speciale COBRA, guidato dal Capitano Ibrahim Traoré, fa irruzione nelle caserme militari della capitale. Si sentono spari durante tutta la notte. La mattina i media parlano di colpo di stato.

Nel pomeriggio le sparatorie ricominciano e scatta il coprifuoco. L’esercito chiede le dimissioni di Damiba, salito al potere a gennaio a sua volta con un colpo di stato.

Sabato 1 ottobre la tensione si alza a seguito di un comunicato di Traoré che, dopo aver fatto circolare informazioni su Damiba rifugiatosi in una base francese a Kamboinsin, invita i civili a scendere in piazza per sostenere la sua presa di potere. Il coprifuoco è finito.

La manifestazione dilaga e la capitale si riempie di persone che esprimono un sentimento anti-francese. Si creano assembramenti violenti di fronte all’ambasciata francese, alcuni riescono ad appiccare il fuoco in alcune parti esterne dell’edificio. Intanto sul web girano diversi video che amplificano quanto accade.

La gente per le strade sventola bandiere russe. Si accusa Damiba di aver tradito la sua promessa di scacciare i terroristi dal Burkina e di essersi piegato al volere della vecchia madrepatria.

Grazie alla mediazione delle autorità coutumière tradizionali e religiose, Damiba e Traoré arrivano a un accordo domenica 2 ottobre e il primo si dimette cedendo il potere a determinate condizioni. Nel pomeriggio Ibrahim Traoré convoca le segreterie dei vari ministeri e sancisce la riapertura degli uffici e delle scuole per il giorno seguente. In contemporanea, viene impartito l’ordine di fare rapidamente un censimento degli automezzi Pick-Up in panne a disposizione dei vari uffici, affinché possano essere riparati e integrati con quelli già a disposizione dei militari nella lotta contro le milizie anti-governative jihadiste presenti in diverse regioni del Paese.

Anche la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale CEDEAO accoglie con favore l’avvenuto accordo organizzando una visita della delegazione.  Al termine dell’incontro di martedì con la delegazione dell’ECOWAS, uno dei suoi membri, l’ex presidente nigeriano Mahamadou Issoufou, dichiara di partire “fiducioso” per quanto riguarda gli impegni già presi da Damiba e in particolare in merito alle elezioni per il ritorno dei civili al potere entro luglio 2024.

La libertà di movimento viene ripristinata nella capitale, ma l’allerta rimane. La popolazione è stanca di vivere in uno stato di insicurezza costante. Le milizie antigovernative controllano gli assi principali che mettono in comunicazione il Paese. I confini a Nord con il Mali, a Est con il Niger, a sud con Benin e Togo e a Ovest con la Costa d’Avorio sono in mano ai jihadisti.

I principali gruppi radicalizzati che si stanno espandendo in Burkina Faso fanno parte del JNIM (Jama’at Nusrat al-Islam wal Muslimeen), rete di matrice quaedista guidata da Iyad ag Ghali, il cui gruppo più consistente è Ansarul Islam, presente principalmente nel nord del Paese. L’altro gruppo molto influente è l’État Islamique du Sahel che funge da prolungamento nell’area saheliana di ISWAP (Islamique State West Africa Province) e ha un obiettivo simile allo Stato Islamico costituitosi a cavallo tra Siria e Iraq nel 2014.

Il nuovo governo si dovrà far carico di ristabilire una maggior sicurezza nel Paese e con chi sceglierà di farlo, se Francia, Russia o nuovi partner, lo scopriremo a breve. Tuttavia, per garantire una pace duratura l’approccio securitario non basta, occorre innanzitutto ristabilire una forte coesione sociale, investire molto nello sviluppo economico e sociale del Paese, ridurre il tasso di disoccupazione e il tasso di povertà, mitigare il cambiamento climatico e avviare una buona governance delle risorse. Un passaggio molto importante è atteso a metà mese dove per il 14-15 Ottobre è stata fissata la data per la nomina del nuovo presidente della transizione. Traoré si è auto escluso dichiarando testualmente che avrebbe portato avanti solo gli “affari correnti” fino alla designazione di un nuovo presidente di transizione – civile o militare – da parte di una “Assemblea nazionale” costituita con la più ampia partecipazione di rappresentanti delle forze politiche, sociali e della società civile.

Nonostante il contesto di grande instabilità, Mani Tese continua con i suoi progetti a stare a fianco della popolazione, per favorire uno sviluppo sostenibile e comunitario, che promuova la pace e la cura delle risorse naturali attraverso un approccio agroecologico e di empowerment delle donne.

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Aggiornamento al 21 ottobre 2022 

La sera del 14 ottobre il Capitano Ibrahim Traoré è stato eletto presidente, quasi all’unanimità, dall’Assemblea Nazionale. Il 15 ottobre ha iniziato il suo mandato recandosi al monumento di Thomas Sankara, commemorando i 35 anni dalla sua morte. Per i due giorni di Assise erano previste nuove manifestazioni, che sono però state contenute in alcune zone della capitale. Venerdì 21 ottobre alle 10.00 ha prestato giuramento presso la sala delle udienze del Consiglio costituzionale ed è diventato ufficialmente il Presidente della Transizione.