Quelimane sostenibile

L’impegno di Mani Tese per costruire sul territorio un modello di food system innovativo che sostenga le produzioni agricole locali e un’alimentazione sana.

Mani Tese, grazie al progetto “Quelimane agricola: produce, cresce e consuma sostenibile” vuole intervenire sul food system della Provincia della Zambézia, in Mozambico, e renderlo il più possibile sostenibile.

Per food system si intendono tutte le attività di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, marketing e consumo di prodotti alimentari. Un food system sostenibile fornisce alimenti sani e nutrienti – di preferenza prodotti localmente da agricoltori che vedono tutelati i loro diritti – per soddisfare le esigenze alimentari attuali, preservando gli ecosistemi in modo che possano fornire cibo anche per le generazioni future impattando il meno possibile sull’ambiente. È una sfida che coinvolge gli agronomi, ma anche gli economisti, i giuristi e i policy makers, e che può essere supportata dall’innovazione tecnologica.

Per questo motivo, Mani Tese ha preliminarmente costituito un complesso partenariato che vede coinvolti la controparte locale UPC-Z, ovvero l’Unione dei contadini della Provincia della Zambézia, l’ONG ICEI, l’Università degli Studi di Firenze, il Municipio di Quelimane, il Comune di Milano, il Comune di Reggio nell’Emilia, la Fondazione E35, e infine Gnucoop, cooperativa esperta in tecnologia e innovazione per il non-profit. L’intervento, concepito grazie al contributo di tutti i partner, è stato cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo ed è iniziato nel 2018. Si propone, nello specifico, di contribuire allo sviluppo rurale sostenibile della provincia della Zambézia attraverso il rafforzamento del sistema agroalimentare locale e dei suoi principali attori – produttori, settore privato e autorità locali, adottando pratiche innovative e sostenibili in tutta la catena legata al food, ovvero dalla produzione nei campi al loro consumo.

Ne abbiamo parlato con Agostinho de Brito, responsabile del Dipartimento di Cooperazione internazionale del Municipio di Quelimane.

Qual è la sfida che il Municipio di Quelimane sta affrontando per promuovere i prodotti agricoli locali?

La città di Quelimane ha una peculiarità: i terreni sono salmastri e per questa ragione la produzione orticola in città finora è stata poco redditizia ed esigua. Con l’arrivo del progetto Quelimane Limpa, gestito dalla ONG CELIM, e in particolare con la costruzione di un Centro di compostaggio, i piccoli produttori hanno migliorato la resa agricola e aumentato la quantità prodotta. Ciò ha creato un afflusso di prodotti locali sui mercati e alcuni produttori vendono i propri prodotti anche nei quartieri in cui vivono, per i vicini e per la gente di passaggio. La sfida più grande, al momento, è garantire la produzione agricola durante tutti i mesi dell’anno, e quindi anche in quelli caratterizzati dalla siccità, per esempio costruendo dei piccoli e semplici sistemi di irrigazione, come è stato fatto nell’ambito del progetto Quelimane Agricola. Inoltre, è importante formare i produttori per far in modo che scelgano con accuratezza i prodotti da coltivare e che utilizzino le migliori tecniche per farlo. È altrettanto cruciale migliorare il sistema di trasporto e di manipolazione degli alimenti (ci sono persone, infatti, che preferiscono comprare nei supermercati per questioni igieniche). Infine, è assolutamente necessario un sistema di stoccaggio e vendita dei prodotti che prevede impianti refrigeranti in grado di prolungare la durata della conservazione degli alimenti.

È aumentata l’offerta dei prodotti agricoli locali a Quelimane e quale ruolo ha avuto il progetto Quelimane Agricola?

È aumentata sia l’offerta che la quantità. Grazie al progetto Quelimane Agricola un numero maggiore di persone si è impegnato in una produzione agricola di piccola scala diversa da quella familiare tradizionale e sta scommettendo su coltivazioni che permettono un aumento della quantità e qualità dei prodotti agricoli, su modi diversi di coltivare e sull’uso di compost organico. Un aspetto fondamentale in questo processo è la quantità delle sementi, oltre che il loro prezzo. Molti agricoltori utilizzano sementi della produzione agricola precedente e questo ha come conseguenza un potere germinativo minore e un rendimento basso; il progetto Quelimane Agricola offre invece sementi di qualità. Inoltre, tali sementi possono essere riprodotte e quindi moltiplicate grazie alla costruzione di apposite banche di sementi, per poter tra l’altro garantire un prezzo accessibile per i produttori.

Può fornirci qualche dato sui prodotti agricoli, locali e importati, che si trovano nei supermercati e nei mercati, per esempio il Mercato Centrale e il Mercato di Aquima che sono stati oggetto proprio in questi mesi di lavori infrastrutturali realizzati nell’ambito del progetto Quelimane agricola?

Nei mercati si trovano più prodotti locali rispetto ai supermercati. Ad esempio, il pesce presente nelle bancarelle dei mercati è quasi esclusivamente locale, mentre quello che si trova nei supermercati proviene per l’80% da Cina, Portogallo e Angola. Un altro esempio riguarda la carota: se nei mercati è possibile acquistare quella prodotta localmente, nei supermercati per l’80% si tratta di carote provenienti dal Sudafrica, che tra l’altro esporta in Mozambico anche cipolla, pollo e carne rossa.

Da quand’è che Quelimane fa parte del Milan Urban Food Policy Pact (MUFPP) e quali sono le iniziative prese dall’Amministrazione legate a questo Patto?

La città di Quelimane fa parte del MUFPP da 4 anni e ha avviato il processo di apprendimento e di condivisione di buone pratiche. Per esempio, è stato pubblicato un articolo sulla gestione e la trasformazione dei rifiuti solidi organici dei mercati locali e sui concimi organici utilizzati nei campi dagli agricoltori. Inoltre, le politiche di sicurezza alimentare della città si basano sulle direttive del MUFPP. Credo che a breve, inoltre, la città di Quelimane formulerà un piano più circostanziato per la sicurezza alimentare e per sistemi alimentari.

Nel novembre dello scorso anno lei ha visitato Milano, Reggio Emilia e Bologna. Cosa l’ha colpita di più? Cosa pensa del food system italiano?

“Roma non è stata costruita in un giorno”, si dice. L’ho percepito chiaramente nell’organizzazione delle cooperative, soprattutto a Reggio Emilia, dove abbiamo visitato con molto interesse La Collina e la Cantina Albinea Canali. Inoltre, a Bologna abbiamo partecipato a una stimolante videoconferenza con il Sebrae dello Stato del Paranà (Servizio di appoggio per la micro e piccola impresa) per uno scambio sulla gestione dei mercati, organizzata dalla Regione Emilia-Romagna. Italia e Brasile hanno sistemi alimentari sviluppati che consentono ai produttori di cooperare e di guadagnare un bargaining power nel mercato. Le cooperative hanno creato interessanti sistemi di incentivazione per i soci e il sistema di trattamento e manipolazione degli alimenti fa sì che i consumatori abbiano prodotti di qualità.