Proteggere i vulnerabili: l’azione di Mani Tese

Le équipe di “protection” agiscono in diversi ambiti in difesa dei diritti umani e si interfacciano con le autorità locali con l’obiettivo prioritario del reinserimento familiare e comunitario.

Dal 2016 Mani Tese promuove in Guinea-Bissau interventi volti all’inclusione e al reinserimento di gruppi e persone vulnerabili come vittime di violenza, minori trafficati, rifugiati e migranti di ritorno, per cui ha sviluppato una metodologia di protezione e reintegrazione strutturata e integrata. In particolare le équipe di “protection”, composte da assistenti sociali e giuridici, si sono dedicate a prevenire e rispondere ai casi di SGBV (Sexual Gender Based Violence), creando, da un lato, gruppi di allerta comunitari che, a seguito di sensibilizzazioni e formazioni, siano in grado di rilevare e denunciare eventuali casi di violenza nella propria comunità e, dall’altro, dando risposta ai casi di violenza registrati, assicurando alle vittime un rifugio sicuro per proteggerle dai loro aggressori. Sebbene la legge contro la violenza domestica del 2014 definisca ampiamente il protocollo di assistenza alle vittime, nel Paese non esiste un sistema effettivo di protezione e di assistenza sociale strutturato. Spesso la vittima viene esposta alla comunità. Abusi, violenze e conflitti vengono mediati e per questo frequentemente le donne e le ragazze scelgono di non denunciare.

Una rete per tutelare le vittime di violenza

La tutela delle vittime di violenza deve invece essere garantita dalle istituzioni statali che, attraverso i progetti di Mani Tese, sono state rafforzate nelle loro competenze psicosociali e giuridiche e si sono riunite in una rete, suddivisa per regioni, composta da Istituto Donna e Fanciullo, Polizia Giudiziaria, Polizia locale, Delegati dei Tribunali e dei Ministeri Pubblici, Centri di Accesso alla Giustizia e Ospedali di settore. Durante gli incontri della rete si affrontano questioni legate a eventuali casi registrati da Mani Tese, istituzioni locali, organizzazioni della società civile, singoli cittadini. Gli attori della rete accompagnano il processo di denuncia e di protezione della vittima.

Questo spazio di concertazione, che riunisce anche differenti associazioni e ONG operanti nelle regioni, si occupa di creare sinergie tra azioni, progetti e istituzioni. I casi più gravi sono inviati al centro di accoglienza della capitale Bissau, sostenuto fino ad aprile del 2021 dal progetto Mani Tese finanziato dall’Unione Europea ed attualmente dalle Fondazioni Modena e Lavazza e prossimamente si potrà contare su quello di Sao Domingos (regione di Cacheu), finanziato da UNHCR e Ambasciata degli Stati Uniti.

La casa di accoglienza è l’ultima istanza soprattutto per le vittime minorenni, per le quali è prioritario l’inserimento nella società, ma in alcuni casi estremi risulta necessaria per un periodo temporaneo che prevede sempre la reintegrazione familiare dopo una fase di accompagnamento. Per ovviare alla mancanza di strutture nel Paese, si sono individuate famiglie di accoglienza temporanea nelle regioni che possano dare rifugio e protezione alle vittime di queste zone.

Attraverso gli interventi di Mani Tese sono stati assicurati appoggio psicosociale e giuridico alle vittime e, allo stesso tempo, si sono sensibilizzate le comunità sul tema della violenza di genere e dei diritti delle donne.

Reintegrare per ricominciare

La reintegrazione familiare e comunitaria, insieme agli altri servizi garantiti alle vittime – ossia l’inserimento scolastico, l’assistenza medica e giuridica – sono assicurati nella stessa logica di protezione anche ai bambini e ragazzi talibé, minori vittime di traffico che attraverso la Rete dell’Africa Occidentale per la protezione del fanciullo vengono identificati in Senegal e riportati alle famiglie di origine in Guinea-Bissau. Anche in questo ambito, infatti, si svolgono dei colloqui con gli interessati e le loro famiglie, per sensibilizzarle sui rischi e gli abusi che i loro figli o nipoti hanno vissuto, coinvolgendo anche leader religiosi e capi comunità a convincere la collettività a denunciare il fenomeno.

Nella stessa logica di rete utilizzata contro la violenza sulle donne, Mani Tese partecipa a un tavolo settoriale contro il traffico assieme all’Istituto Donna e Fanciullo, associazioni locali come il Consiglio Nazionale della Gioventù Islamica e la Lega Guineense per i Diritti Umani e organismi internazionali quali UNICEF e OIM.

Nell’ottica della protezione dei diritti fondamentali, soprattutto di alcune fasce vulnerabili, Mani Tese promuove l’integrazione dei rifugiati senegalesi presenti nella regione di Cacheu, provenienti dall’antico conflitto della Casamance, spesso dimenticato ma sempre presente nel sud del Senegal e dei migranti di ritorno in particolare delle regioni di Gabu e Bafata, per cui sono previste azioni di inclusione economica, attraverso finanziamenti di microimprese, gruppi di risparmio e attività generatrici di reddito.

Trasversalmente a tutte le attività rivolte a queste categorie, Mani Tese ha organizzato nel corso degli anni eventi di comunicazione e sensibilizzazione su questi temi: dalla violenza di genere, al traffico dei minori e ai rischi della migrazione irregolare. In particolare, l’ONG ha contribuito a organizzare manifestazioni in occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della Donna, del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, del 20 giugno, Giornata mondiale del Rifugiato e tre edizioni del festival culturale di Gabu sui rischi della migrazione irregolare. Inoltre, la sensibilizzazione comunitaria costituisce parte del lavoro quotidiano nei villaggi e viene realizzata attraverso dibattiti rivolti a tutte le fasce della popolazione sulle tematiche affrontate e più in generale, sui diritti umani.

I numeri della violenza

I dati UNICEF del 2018 (Global database based on Demographic and Health Surveys (DHS), Multiple Indicator Cluster Surveys (MICS) and other nationally representative surveys) riportano che il matrimonio forzato e precoce colpisce il 24% delle ragazze guineensi che si sono sposate prima dei 18 anni e secondo il “UN Integrated Peacebuilding Office in Guinea-Bissau’s Report” del 2017 la mutilazione genitale femminile ha colpito il 45% della popolazione (percentuale di ragazze e donne di età compresa tra 15 e 49 anni).

Secondo lo “Studio diagnostico sulla situazione del quadro giuridico nazionale e internazionale applicabile alla Guinea-Bissau sulla tratta di minori, diritto economico delle donne e violenza contro le donne” (2015), condotto dalla Guinean League of Human Rights, l’85% della violenza contro le donne avviene in ambito familiare (violenza domestica) e il 71% delle vittime intervistate ha riferito di non aver mai denunciato. Nel centro di accoglienza per vittime di SGBV di Bissau supportato da Mani Tese, sono state accolte in 2 anni (2019-2021) 91 vittime, mentre nelle famiglie di accoglienza nelle 5 regioni di intervento ne sono state ospitate 52.