Il Contesto

Il progetto agisce su due stati Mali e Burkina Faso. Mani Tese è responsabile delle attività di progetto in Burkina Faso, repubblica dell’Africa Occidentale priva di sbocchi sul mare. È fra i dieci paesi più poveri del mondo: il suo Indice di Sviluppo Umano si colloca al 183° posto su 188 paesi (dati UNDP 2017). La popolazione abita prevalentemente in zone rurali, occupandosi di agricoltura e di allevamento.

Dal 2015, le regioni settentrionali del Burkina Faso confinanti con il Mali e il Niger sono colpite da una crescente insicurezza dovuta all’attivismo dei gruppi armati non statali di ispirazione salafita-jihadista. Gli attacchi di tali gruppi si sono intensificati soprattutto a partire dal 2019, anno in cui sono stati registrati più di 800 incidenti di sicurezza, che hanno causato la morte di centinaia di civili.

Il progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza, oltre ad aver portato alla chiusura di 2.512 scuole, privando 350.000 studenti dell’accesso all’istruzione, e di 135 centri di salute, escludendo 1,5 milioni di persone dell’accesso ai servizi educativi e sanitari di base, ha costretto un numero crescente di persone a fuggire, spinte o dalla violenza che le ha colpite in prima persona o dal timore di subirla.

Il numero degli sfollati interni è passato da 486.000 a ottobre 2019 a 921.000 a giugno 2020. Il 75% di essi vive in condizioni abitative estremamente precarie. Infatti, la disponibilità di acqua e le strutture igienico-sanitarie delle comunità ospitanti sono spesso insufficienti per rispondere ad un aumento così repentino della popolazione e, insieme alle condizioni di sovraffollamento, espongono le popolazioni, ospitanti ed ospitate, al rischio di epidemie. L’aumento di popolazione, inoltre, mette a dura prova i già limitati servizi di base e le scarse risorse naturali, incrementando i bisogni umanitari ed esacerbando le tensioni intercomunitarie per l’accesso alle terre e al pascolo e, quindi, all’autoproduzione di cibo.

E poi c’è il COVID a peggiorare la situazione, limitando la libertà di movimento e imponendo la chiusura delle attività commerciali e dei mercati, e così comportando un aumento della disoccupazione e una diminuzione della disponibilità di cibo.

L’azione si svolgerà nella regione del Nord, e più precisamente nella provincia di Yatenga, dipartimento di Ouahigouya. Alla data del 10 novembre 2020 in tutta la regione Nord risultavano 76.218 persone sfollate, di cui 44.139 solo nella provincia di Yatenga (il 58%). Di questi, 21.128 si trovano nel municipio di Ouahigouya (il 48%), e tutti vivono in situazioni di estrema vulnerabilità: in molti casi hanno ripari di fortuna, condizioni igieniche insufficienti e, avendo perso tutto nella fuga, hanno difficoltà a nutrirsi e ad impegnarsi nella produzione agricola.

Questi spostamenti di popolazione generano pressione e peggiorano la situazione della provincia, già precaria in termini di risorse e servizi disponibili. Nella sola provincia dello Yatenga ci sono circa 253.300 persone bisognose, di cui 216.648 (86%) in situazione di grave insicurezza alimentare.

Burkina Faso - Regione del Nord, Provincia di Yatenga, Dipartimento di Ouahigouya

Ouahigouya, Burkina Faso

 
Gli obiettivi

Il progetto si pone l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle comunità locali, compresi gli sfollati interni, riducendo l’insicurezza alimentare, aumentando qualitativamente e quantitativamente le produzioni agricole. È previsto il sostegno alla produzione orticola e cerealicola con tecniche agroecologiche e la generazione di reddito con attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti. Particolare attenzione verrà riservata alle famiglie vulnerabili attraverso la distribuzione di cibo e di kit igienico-sanitari per la prevenzione dalla pandemia.

Dettagli di progetto
Paese

Burkina Faso,

Località

Burkina Faso - Regione del Nord, Provincia di Yatenga, Dipartimento di Ouahigouya,

destinatari

710 piccoli produttori e 480 famiglie vulnerabili

 
Le Attività
  1. Realizzazione di un perimetro agroecologico sperimentale. L’attività ha il doppio obiettivo di facilitare la produzione agricola e promuovere la diffusione di tecniche agroecologiche per la produzione di un cibo sano e sostenibile da un punto di vista sociale e ambientale. E’ prevista la coltivazione di un ettaro di terreno con miglio nella stagione umida e ortaggi in quella secca. Verrà realizzato un impianto di irrigazione con un pozzo fornito di pompa ad energia solare. Nel campo si svolgeranno sessioni di formazione “on the job” sulle tecniche agroecologiche per una produzione che non preveda l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici.
  2. Sostegno alla produzione di miglio. L’attività riguarda i perimetri agricoli individuali. 400 beneficiari parteciperanno alle formazioni tecniche e alle dimostrazioni pratiche e riceveranno una fornitura di materiali e inputs agricoli da utilizzare sui campi e di prodotti naturali per lotta fitosanitaria.
  3. Sostegno all’orticoltura famigliare. 360 famiglie estremamente vulnerabili riceveranno un sostegno alla produzione orticola familiare con una fornitura di materiali e inputs e parteciperanno alle formazioni tecniche negli orti dimostrativi.
  4. Realizzazione di due centri di trasformazione. Uno sarà per prodotti orticoli e l’atro per la trasformazione del miglio. Saranno equipaggiati con i macchinari e i materiali necessari alla trasformazione delle filiere selezionate, e principalmente: mulini per la produzione di farina di miglio, attrezzature per la produzione di patate fritte, strutture per l’essiccazione di moringa, gombo, peperoncino, ecc. Inoltre potranno essere utilizzati come magazzini di stoccaggio dei prodotti. Per le persone che gestiranno i centri sono previste sessioni formative su contabilità di base, commercializzazione dei prodotti e risparmio e credito comunitario.
  5. Assistenza d’urgenza. Distribuzione di viveri a 60 famiglie vulnerabili una volta al mese per tre mesi. La distribuzione è prevista nel periodo in attesa del raccolto per le famiglie residenti vulnerabili o quelle che sono appena arrivate nella zona di intervento, costrette a fuggire da situazioni di violenza e che non hanno altri mezzi di sostentamento. Al cibo si aggiunge un contributo economico per altre spese, come il completamento delle razioni alimentari, medicinali e altri costi quotidiani.
  6. Prevenzione dal COVID 19. Distribuzione di kit per l’igiene a 60 famiglie estremamente vulnerabili. Incontri e programmi radiofonici di sensibilizzazione e informazione sulle problematiche del COVID e le corrette misure di prevenzione da contagio epidemiologico.