Il Contesto

L’iniziativa proposta interverrà nelle principali zone di partenza e di transito di migranti nei paesi di intervento: la Regione di Tambacounda in Senegal, le Regioni di North Bank e di Central River in Gambia e le Regioni di Gabu e Bafatá in Guinea Bissau. Le tre zone rappresentano aree di origine e di transito di una consistente parte di migranti che scelgono di raggiungere l’Europa attraverso la cosiddetta Western and Central Mediterranean Route.

Mani Tese si occuperà in particolare della Guinea Bissau. In questo Paese l’economia interna dipende di fatto dal settore primario: agricoltura, allevamento, sfruttamento forestale e pesca contribuiscono al PIL per il 62,4%. Prevalgono le colture di sussistenza (riso, mais, miglio, ortaggi), che tuttavia non riescono a soddisfare il fabbisogno interno. Lo sviluppo economico resta concentrato nella capitale Bissau a scapito delle periferie, soprattutto le regioni di Gabu e Bafatá – oggetto del presente intervento di Mani Tese – che mantengono una forte vocazione agropastorale.

La mancanza di opportunità rappresenta la leva principale che spinge i giovani a tentare la strada della migrazione irregolare, anche perché spesso mancano gli strumenti per scegliere consapevolmente. Esiste infatti una mancanza di informazioni e limitata conoscenza di cosa significhi migrare consapevolmente e di quali siano i rischi e le conseguenze di una migrazione non sicura, in particolare per i minori. Inoltre, i migranti di ritorno sono stigmatizzati dalla famiglia e dalle comunità di appartenenza, che riponevano in loro le speranze per un riscatto economico e sociale, aumentando così il loro grado di vulnerabilità socioeconomica.

Le regioni di Gabu e Bafatá in Guinea Bissau sono tra le più povere del Paese; l’indice di insicurezza alimentare della zona di Gabu si attesta al 89,9 % e a Bafatá è intorno al 87,4% (dati SISSAN 2018). Le principali cause sono da imputarsi all’isolamento della zona, dovuto alla quasi totale assenza di strade asfaltate, ed alla fragilità del settore agricolo. La scarsa produttività dei sistemi agricoli dipende dalla difficoltà di accesso ai fattori produttivi (sementi, fertilizzanti, attrezzi) e ad adeguate tecnologie (macchine agricole), nonché dalle basse competenze tecniche. Sono inoltre pressoché assenti unità di conservazione e trasformazione dei prodotti agroalimentari, le quali permetterebbero da un lato la costituzione regolare di riserve cerealicole e dall’altro un aumento dei redditi attraverso la vendita di prodotti derivati, che presentano un maggiore valore commerciale.

Quando si parla di migrazione, non si può dimenticare in Africa Occidentale il fenomeno del traffico di minori. Nelle due regioni d’intervento in Guinea Bissau la migrazione di minori non accompagnati ne è un chiaro esempio. Questi minori, definiti talibé, sono bambini che le famiglie affidano a familiari o persone conosciute con la prospettiva che vengano mandati all’estero per studiare. In realtà vengono inseriti in scuole coraniche in paesi stranieri e spesso impiegati in attività di accattonaggio. Si possono immaginare i conseguenti terribili stress, derivanti dalla carenza di cibo, dalla mancanza di un luogo dove dormire di notte (che spesso diviene la strada), dalle punizioni corporali se l’accattonaggio non ha dato buoni frutti, dall’impossibilità di tornare alla propria famiglia d’origine. Soltanto l’ONG locale AMIC (Associazione Amici dei Bambini) nell’anno 2018 ha reintegrato nelle proprie famiglie d’origine 163 casi di minori non accompagnati, ritornati o intercettati alle frontiere, di cui 10 casi di matrimonio precoce e forzato.

Guinea Bissau, regione di Gabu

Bissau, Guinea-Bissau

Senegal

Senegal

Gambia

Gambia

 
Gli obiettivi

L’obiettivo del progetto è di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita dei giovani a rischio di migrazione irregolare e dei migranti di ritorno. Si intende conseguire tale finalità creando in loco opportunità occupazionali generatrici di reddito, fornendo maggior consapevolezza sui rischi della migrazione irregolare e curando la reintegrazione dei migranti di ritorno, in particolar modo se minori. In quest’ultimo caso è necessario l’accompagnamento specifico ed un supporto psico-sociale alle famiglie da parte di un esperto, affinché si creino le condizioni ottimali per il reinserimento del minore.

Dettagli di progetto
Paese

Guinea Bissau,

Località

Guinea Bissau regione di Gabu ,Gambia,Senegal,

destinatari

18.500 beneficiari diretti, persone e famiglie

 
Le Attività

Le attività a seguire sono quelle di specifica competenza di Mani Tese e del partner locale AMIC in Guinea Bissau.

  1. Supporto alla filiera orticola ed alla filiera dell’arachide con aumento delle capacità produttive e commerciali

L’approccio che il progetto vuole usare è quello di fornire ai beneficiari una serie di conoscenze innovative in materia di agroecologia, che consentiranno ai beneficiari di trovare tutto quello di cui hanno bisogno per la coltivazione attraverso prodotti locali o autoprodotti. I costi saranno così abbattuti ed inoltre, grazie all’assenza di pesticidi e erbicidi chimici, le produzioni saranno totalmente biologiche, assicurando la salvaguardia dell’ecosistema dei villaggi dove il progetto lavorerà.

Per quanto riguarda la filiera orticola si sosterranno 4 orti già esistenti (120 persone) e se ne realizzeranno altri 2 (60 persone) dell’estensione di un ettaro ciascuno. Si terranno formazioni specifiche e si approfondiranno varie tecniche e cure colturali, come produzione di compost, produzione di biorepellenti, consociazioni, rotazioni e uso di piante trappola, coltivazione di piante da frutto intorno e dentro l’orto. Verranno inoltre distribuiti materiali basici necessari (zappe, annaffiatoi, rastelli, vanghe, semi ecc.). All’interno dei 6 perimetri orticoli saranno costruiti o riabilitati i sistemi di irrigazione, utilizzando sistemi ad energia solare, per rendere più efficace e efficiente l’uso dell’acqua di irrigazione. Grazie ai nuovi sistemi di irrigazioni si potrà prolungare la campagna orticola anche durante la stagione secca. Si cercherà di aumentare l’impatto di questa attività anche per garantire alle donne, che tradizionalmente se ne occupano, un reddito maggiore onde appoggiare la loro indipendenza ed emancipazione.

Per quanto riguarda l’arachide, questa è la terza coltura in ordine di importanza in Guinea-Bissau e riveste grande rilievo anche nell’alimentazione guineana. Si prevede di formare dei gruppi agricoli di base (GAB) di minimo 10 persone, che verranno formati sulle le tecniche di agroecologia più adatte ad una coltura di pieno campo come l’arachide. Si prevede che ogni persona appartenente ad un GAB coltiverà minimo un ettaro. L’attività è rivolta a migranti di ritorno e potenziali migranti (giovani in cerca di impiego) e mira a creare opportunità di autoimpiego. Si prevede di coinvolgere 70 persone con la distribuzione di un kit per la coltivazione (semi, zappe, machete, rastrelli, prodotti locali per la per la produzione di biorepellenti) ed un kit per la commercializzazione (sacchi, bilance, ecc.) ed ovviamente con la necessaria formazione.

Saranno poi costituiti un Comitato di Commercializzazione tra i beneficiari degli orti ed uno tra i produttori di arachide per cercare di aumentare il peso degli stessi sul mercato locale. I Comitati di Commercializzazione aiuteranno i beneficiari a concentrare il raccolto per venderlo unitariamente; ciò permetterà ai produttori di avere un maggiore potere negoziale e contemporaneamente una riduzione dei costi di transazione fra commercianti ed acquirenti.

  1. Rafforzamento del dispositivo comunitario di protezione dell’infanzia

In Guinea Bissau la ricerca e la localizzazione delle famiglie è uno dei primi passi per poter avviare il processo di reinserimento dei minori nei paesi di origine. AMIC in Guinea Bissau presenta dei punti focali/antenne sparsi in tutto il Paese e Comitati di Gestione e Vigilanza creati in 10 villaggi sensibili della regione di Gabu. Il ruolo di questi comitati è d’essere meccanismo di allerta precoce nei villaggi, di sensibilizzare ed eventualmente di denunciare. Per poter dare più capillarità nel territorio il progetto pretende di sviluppare altri 10 comitati in 10 villaggi diversi e di formarli adeguatamente. Il progetto aumenterà inoltre le capacita dello staff di AMIC nelle varie fasi della sua attività, dall’identificazione del minore al suo reinserimento in famiglia.

A livello istituzionale la Guinea Bissau necessita altresì di rinforzo per attuare le relative linee guida internazionali, dato che ad oggi non esiste ancora una struttura statale organizzata. Allo scopo il progetto intende realizzare 5 workshop, in cui si rafforzeranno le capacità istituzionali relativamente al quadro legale nazionale e internazionale sul traffico di minori, agli standard ECOWAS sulla protezione dei minori in mobilità ed al ruolo delle differenti istituzioni nelle tappe del processo di reintegrazione.

  1. Attività di accoglienza e reintegrazione dei minori non accompagnati

Il processo di reintegrazione dei minori non accompagnati inizia con l’identificazione nel Paese di migrazione, attraverso il contatto diretto tra ONG partner nei due paesi, di origine e di migrazione. Indispensabile in queste fasi sono la raccolta sistematica di informazioni sul minore che devono essere tempestivamente comunicate al partner nel Paese di origine, per iniziare la fase di localizzazione e ricerca delle famiglie. Quando l’identificazione e la valutazione delle famiglie sono ultimate, si attua il ritorno dei minori, generalmente in gruppi, trasportandoli ad opera di AMIC nel Centro di Accoglienza Temporaneo di Gabu. Il progetto intende supportare tale centro attraverso kit base per alimentazione, igiene e salute. Lo stabile sarà inoltre sottoposto ad interventi di ristrutturazione e miglioramento per poter offrire le condizioni base per i minori accolti: luce, acqua, sicurezza ed un parco ludico infantile. In tutte queste fasi, lo staff di progetto attuerà fasi di valutazione, ricerca e monitoraggio sul terreno.

Dopo l’analisi della situazione del minore e della famiglia, i minori saranno reintegrati nella comunità di origine allorché i paramenti e le condizioni lo permettano. Saranno supportati con appoggio scolare o nell’apprendistato. Qualora il minore adolescente, in condizione di scarso o nulla alfabetizzazione, manifesti la necessità di apprendere un lavoro. Il quest’ottica, il progetto prevede la reintegrazione in famiglia o in affidamenti alternativi di almeno 80 minori non accompagnati ritornati. Tutte le fasi di reintegrazione saranno accompagnate da supporto psicosociale del minore in stato di vulnerabilità.

  1. Attività di supporto psicosociale post reintegrazione, volta a minori e migranti di ritorno vulnerabili

In Guinea Bissau il sostegno psicosociale post reintegrazione dei migranti di ritorno e dei minori non accompagnati è di estrema importanza; perciò questa attività ne prevede l’implementazione con del personale specializzato e preparato. In particolare l’accompagnamento del minore durante la post reintegrazione dovrebbe essere assicurato per almeno due anni. Nell’arco temporale del progetto, si pretende eseguire visite psicosociali almeno ogni 2 mesi, dotando la famiglia ed il minore di mezzi per la comunicazione diretta con gli assistenti sociali. Nella maggior parte dei casi i giovani migranti di ritorno hanno molta vergogna e non sono ben accettati nella comunità perché visti come “quelli che non ce l’hanno fatta”. Il personale con funzione psicosociale avrà il compito di ascoltare, suggerire e mediare i casi più complessi con le famiglie e le comunità. Il centro definirà dei giorni di apertura per le sessioni psicosociali e appoggerà con sussidio di trasporto i giovani provenienti da villaggi più lontani da Gabu.

  1. Organizzazione di eventi di sensibilizzazione e di informazione sulle opportunità di formazione ed impiego a livello locale

Un festival annuale sulle migrazioni sarà organizzato in collaborazione con altri attori attivi nei progetti di migrazione presenti nella regione ed in concomitanza della Giornata Internazionale per i Diritti dei Migranti del 18 dicembre. Basandosi sull’esperienza capitalizzata nel 2018, che ha visto la presenza di 4.000 persone, lo scopo del festival sarà principalmente quello di dare un messaggio positivo del Paese attraverso cultura, danza e tradizioni, oltre che di sensibilizzare i giovani e le comunità dell’est del Paese sui rischi della migrazione irregolare, dando uno spazio alle opportunità economiche e produttive della Guinea Bissau. Il messaggio sarà inoltre rafforzato con la partecipazione del gruppo di migranti di ritorno, che porteranno testimonianza e si esibiranno in alcune espressioni artistiche (canto, danza). Il festival ha un grande impatto sulla gioventù e le canzoni possono essere utilizzate come veicolo per trasmettere il messaggio di consapevolezza sul tema. Oltre alla musica ci saranno anche teatro tradizionale, poesia e danza con il sostegno di Netos de Bandim, gruppo artistico guineense riconosciuto a livello internazionale.

  1. Sensibilizzazione con dibattiti, teatri e campagne radio sui rischi della mobilità precoce e sulla migrazione sicura

In Guinea Bissau, la sensibilizzazione alle comunità e famiglie nella regione di Gabu è fondamentale per poter accender alla consapevolezza sul fenomeno del trafficking ed in particolare del fenomeno dei talibé e sui rischi della migrazione irregolare. Saranno organizzati 10 djumbai (dibattiti in cui si includono persone di riferimento per la comunità). Si andrà ad agire sulle motivazioni della partenza, coinvolgendo le persone di riferimento che all’interno di una comunità possono avere un ruolo di spinta verso la scelta migratoria e/o la scelta di mandare un figlio a “studiare” in una scuola coranica all’estero.

Si spiegherà la differenza fra migrazione regolare e irregolare, con i conseguenti rischi. Gli animatori saranno accompagnati da un tecnico di AMIC che si soffermerà sul fenomeno di minori non accompagnati che rischiamo di diventare vittime di tratta. Per semplificare i concetti delle tematiche affrontate saranno inoltre eseguiti dei teatri itineranti in 5 zone diverse della regione. Si userà la tecnica del teatro dell’oppresso, che prevede un coinvolgimento attivo del pubblico.

La programmazione radiofonica come strumento di sensibilizzazione consisterà in un formato molto vario: l’obiettivo è duplice, di informare chiaramente sui rischi di questo tipo di viaggio e sui fattori di pressione che inducono i giovani a lasciare il proprio Paese, evidenziando le opportunità economiche e produttive che possono essere implementate localmente. A tal fine verranno presentate testimonianze sulle possibili opportunità nel territorio di origine e raccontate storie di successo di imprenditori e di giovani che sono stati in grado di realizzare i propri progetti.

Partner di progetto

AMIC (Amici dei Bambini)