PREMIO MANI TESE PER NEOLAUREATI: VINCE FEDERICA LEO

Federica Leo ha vinto con un elaborato dal titolo: “Who made my clothes: analisi degli impatti della fast fashion e la rivoluzione della moda etica”.

Federica Leo ha vinto il premio Mani Tese dedicato ai neolaureati con l’elaborato dal titolo “Who made my clothes: analisi degli impatti della fast fashion e la rivoluzione della moda etica”.

Il premio, promosso da Mani Tese con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, è dedicato alle migliori tesi di laurea con un’idea in grado di coniugare sviluppo economico, giustizia sociale e ambientale, e consiste in un contributo monetario fino a un massimo di 3.500 euro a copertura delle spese di iscrizione a master o corsi di specializzazione in partenza nell’anno 2020.

L’elaborato è stato selezionato da una Giuria composta da esperti del settore di Mani Tese, Oxfam Italia, Fondazione Finanza Etica, Fondazione Sodalitas e Comune di Milano, che si è basata sui seguenti criteri di valutazione: l’aderenza al tema, l’originalità dello studio, la qualità scientifica, il grado di visionarietà della tesi proposta.

Federica Leo si è laureata in Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale all’Università Sapienza di Roma. “La collaborazione e l’azione di volontariato presso associazioni che si occupano di cooperazione internazionale – scrive Federica nella sua bio – mi hanno portata a implementare sul campo le competenze teoriche apprese durante il percorso universitario, da sempre rivolto all’ambito interculturale e internazionale. Le esperienze svolte all’estero (Sierra Leone, Senegal, Spagna, Francia) mi hanno permesso di entrare a contatto con ambiti interculturali e dinamici. La scoperta di programmi europei e corsi di formazione aventi come tematica la promozione dei diritti umani, mi hanno condotta verso un’analisi più approfondita del concetto che si è traslata finalmente nel mio lavoro di ricerca tesi sulla violazione de diritti lavorativi, ambientali e umani di coloro che sono impegnati nel settore tessile”.

Qui di seguito l’abstract del suo elaborato:

“La ricerca svolta mira all’analisi degli impatti dell’attuale sistema produttivo di abbigliamento (fast fashion) e alla definizione di un modello alternativo, quale quello del commercio equo e solidale, che tiene conto del principio di sostenibilità e dei diritti umani delle persone impiegate nel settore. Dopo aver introdotto il principio di sostenibilità ed aver analizzato l’esistenza o meno di norme vincolanti che regolino gli impatti ambientali e rispettino i diritti dei lavoratori del tessile, si è proceduto all’analisi di Report che indagano sulle conseguenze che l’attuale modello produttivo e consumistico improprio sta avendo a livello umano e di disponibilità delle risorse naturali. Comprendendo che la sostenibilità non può essere perseguita senza che i vari fattori dello sviluppo siano tra loro interdipendenti, si rende necessario modificare le modalità di produzione e le abitudini di consumo. Negli ultimi anni, ad un modello insostenibile, si è andato ad opporre quello del commercio equo e solidale, sistema produttivo alternativo che ha non solo a cuore la tutela della natura, ma che tiene soprattutto conto della giustizia sociale e della garanzia di un lavoro dignitoso. Esso diventa, quindi, il modello alternativo che sta cercando di contrapporsi ad un sistema capitalistico e consumistico noncurante dei propri impatti. Se si pensa al settore della moda, il secondo più inquinante dopo quello petrolifero, vien da sé comprendere perché il commercio equo abbia sentito come necessaria la rivoluzione della moda etica. All’assenza di informazioni sul Chi fa i nostri vestiti, esso ha opposto la trasparenza dei vari brand etici, i quali , inoltre, ritengono necessario cercare nelle loro collaborazioni con i produttori presenti in tutto il mondo un compromesso tra creatività/identità e le tendenze dei consumatori occidentali, facendo prevalere le relazioni umane sul profitto. Si analizzeranno i punti forza e le debolezze di un settore che cerca di porsi come competitor dei brand unfair. L’attuale sistema produttivo è diventato ormai insostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Diviene, quindi, necesario per il commercio equo lavorare sulle criticità che presenta (comunicazione, riconoscibilità presso il consumatore, adattabilità al cambiamento, creazione di una rete tra cooperative) per imporsi realmente come modello alternativo di produzione da attuare negli anni a seguire.”

Qualche dato sull’iniziativa: i partecipanti al premio Mani Tese per neolaurati sono stati 39, di questi il 77% donne e il 23% uomini. La città più rappresentata è Milano, col 26% delle partecipazioni, a seguire Roma, Napoli, Torino, Firenze e Bologna. La maggior parte dei candidati proviene da un percorso di studi in Economia (nel 26% dei casi), Scienze Politiche (13%) o Architettura (8%). Le tematiche più affrontate sono state invece la sostenibilità dei processi produttivi, l’economia circolare applicata e la rigenerazione urbana.

Federica Leo