MIGRANTI, RAZZISMI E COOPERAZIONE: LE PAROLE DA DIRE AD ALTA VOCE

Nell’editoriale del numero di dicembre 2017 del giornale di Mani Tese, il Presidente Valerio Bini sottolinea l’importanza di riaffermare l’impegno di Mani Tese sul tema delle migrazioni.

Forse non siamo stati chiari. Forse non abbiamo parlato abbastanza forte. Abbiamo sempre lavorato contro gli squilibri internazionali e per la costruzione di una società mondiale di persone libere e uguali.

Pensavamo fosse chiaro che il nostro lavoro di cooperazione nel Sud del mondo era indirizzato
all’affermazione di diritti e alla realizzazione effettiva della libertà degli individui e delle comunità. Nel frattempo però qualcuno, qui in Italia, pensava che la cooperazione fosse una scorciatoia per difendere miserabili egoismi, “aiutandoli a casa loro”.

Pensavamo di aver detto chiaramente che le politiche liberiste imposte dalle istituzioni nazionali e internazionali stavano accentuando le diseguaglianze globali, ostacolando le comunità del Sud nella costruzione del loro futuro. Nel frattempo però le nostre istituzioni hanno continuato a ribadire che “non c’è alternativa” a queste politiche, erodendo diritti a vantaggio di una minoranza sempre più esigua.

Pensavamo fosse evidente che il nostro lavoro di Educazione alla Cittadinanza Globale nelle scuole, il nostro lavoro sociale sul territorio italiano, avevano come orizzonte una cultura dell’integrazione, in cui la diversità è prima di tutto un valore. Nel frattempo, però, alcuni partiti e movimenti montavano una campagna capillare di intolleranza che ha offuscato le menti delle persone accanto a noi, confondendo i diritti con i privilegi, le vittime con i carnefici, gli ultimi con i primi.

E allora eccoci qui, a “scoprire” il tema delle migrazioni, continuando a lavorare come sempre abbiamo fatto, ma con la necessità di essere più espliciti, più determinati, più forti.

Perché paradossalmente, pur non avendo fatto altro per oltre 50 anni, siamo in ritardo e dobbiamo ripartire dalle fondamenta: il problema non sono i migranti, il problema è questa economia, questa società, questa politica.

Articolo comparso sul Giornale di Mani Tese dicembre 2017