Mani Tese si schiera a fianco delle organizzazioni che richiedono il diritto di ogni essere umano di muoversi tra un paese e l’altro

Impedire a degli esseri umani di sbarcare a terra è contrario alla nostra Costituzione, alle leggi italiane, alla legge del mare e certamente a qualunque legislazione internazionale di protezione dei Diritti Umani. Classificare le persone apre un enorme problema etico con cui dovremo tutti e tutte confrontarci.

Mani Tese è da sempre impegnata, in Africa, in Asia e in America Latina, nel cercare di contrastare le cause che costringono gli esseri umani ad abbandonare i loro luoghi di nascita per cercare un futuro migliore. Molteplici sono, infatti, i progetti realizzati che mirano a rafforzare le comunità locali e l’autodeterminazione dei popoli.

Il fenomeno migratorio coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, ma balza alle cronache solamente in modo strumentale e confuso, quando un governo decide di opporsi allo sbarco di centinaia di esseri umani, per poterli palesemente sfruttare a livello mediatico e di consenso elettorale.

Le misure normative adottate in Italia si sono dimostrate inutili nell’ostacolare un fenomeno di portata mondiale. Si dimostrano invece perfette nello sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai molteplici e gravosi problemi attuali, dalle guerre allo sfruttamento nel mondo del lavoro, dalla crisi energetica fino all’indiscutibile surriscaldamento globale, alla fame e alla povertà. Sfide queste che, ignorate sistematicamente, sappiamo tutti e tutte essere alle radici delle migrazioni.

Impedire a degli esseri umani di sbarcare a terra è contrario alla nostra Costituzione, alle leggi italiane, alla legge del mare e certamente a qualunque legislazione internazionale di protezione dei Diritti Umani.  Le dichiarazioni degli ultimi giorni, come richiedere che le navi delle Organizzazioni Non Governative vadano nei porti di cui battono bandiera, denotano oltre alla superficialità, alla malafede e a un’ignoranza geografica, una posizione populista e strumentale, atta ancora una volta a instillare una percezione sbagliata e pericolosa, creando il ruolo di vittima del territorio italiano.

Oggi sentiamo parlare di “sbarchi selettivi”, di “selezione dei fragili” e questi uomini, donne e bambini sono stati definiti “carico residuale”: sono dichiarazioni abominevoli, ci riportano immediatamente ad altre dichiarazioni del passato recente, quando altri uomini e donne in stato di bisogno venivano classificati come “indecorosi” per le città. Classificare le persone apre un enorme problema etico con cui dovremo tutti e tutte confrontarci. Interpella l’educazione come la più grande barriera all’ignoranza e alla meschinità umana. Incrocia il tema sociale della reale integrazione tra le persone, resa sempre più difficile dalla carenza di alloggi disponibili, da un’assistenza sanitaria che fatica a dare risposte onnicomprensive e da un sistema di accoglienza palesemente deficitario.

Mani Tese si schiera a fianco delle organizzazioni che richiedono il diritto di ogni essere umano di muoversi tra un paese e l’altro per i motivi più diversi, e concretamente rafforza le proprie attività sul territorio italiano atte all’inclusione di ogni singolo essere umano, senza distinzioni di provenienza, credo religioso e genere.