Make compost not war
Il potere dell’agroecologia in Burkina Faso: lavorare insieme per prendersi cura della terra e rigenerarla è la chiave per costruire la pace.
Dopo la dichiarazione del 13 aprile 2023 di Ibrahim Traoré, presidente del Burkina Faso, la stampa parla apertamente di una guerra in corso contro i gruppi armati non statali (GANE) e in tutto il Paese è in atto una mobilitazione generale di persone e risorse. Il numero di attacchi nelle diverse regioni del Burkina Faso è aumentato poco prima della stagione delle piogge, come si attendevano i servizi di sicurezza, e sta diminuendo man mano che gli scrosci si fanno più forti e frequenti.
Non solo l’esercito Burkinabé gioisce della tregua data dalla pioggia, ma anche la terra, riarsa dal sole per nove mesi all’anno, finalmente ricomincia a respirare e rinverdirsi. Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici, le piogge si stanno facendo sempre più irregolari, come racconta Jean-Baptiste Kaboré, leader dell’organizzazione contadina del comune di Pella, nella regione del Centro-Ovest.
“Coltivo il riso da sempre ma negli ultimi anni il clima è cambiato moltissimo – afferma Jean-Baptiste Kaboré – Non piove più come prima e il rischio di perdere il raccolto adesso è più elevato”.
Jean-Baptiste ha appena concluso la restituzione alla sua organizzazione delle tecniche agroecologiche apprese durante la formazione di aprile, realizzate nell’ambito del progetto “Nutriamo il futuro”, cofinanziato da AICS Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Con lui c’è anche il coltivatore Adama Soulama, che si dichiara contento di quello che ha imparato, e che ha subito applicato sul suo terreno.
“È stato molto utile imparare a fare il compost – racconta Adama – Alcuni già conoscevano la tecnica, ma adesso tutti i membri dell’organizzazione sanno metterla in pratica in modo corretto e questo ci permette di rigenerare il terreno e renderlo più fertile senza dipendere da fertilizzanti sintetici, riducendo il rischio di perdita del raccolto”.
Fare il compost implica sforzo fisico e una grande collaborazione tra le persone e rappresenta uno degli asset del progetto “Nutriamo il futuro”.
Salomon Bouda, punto focale di Mani Tese, si è occupato di organizzare e gestire le formazioni realizzate e racconta così il procedimento: “Per riuscire a creare un buon compost, occorre il coinvolgimento di tante persone. Prima si scava la superficie della terra e si crea una base, poi si appoggiano la paglia, la cenere e le deiezioni animali. Il tutto viene irrorato dall’acqua versata ripetutamente. Si continua per un po’ fino a realizzare tre strati, poi si copre il tutto con un telo e si aspetta. Il risultato di questo lavoro permette di rigenerare la terra”.
Lavorare insieme per prendersi cura della terra e rigenerarla è la chiave per costruire la pace in Burkina Faso, come altrove. Quando la terra diventa arida, fare il compost diventa un’attività fondamentale che, attraverso la cooperazione, permette di ottenere, l’indomani, buoni frutti.