Il Forum di Tunisi si è concluso

Il forum di Tunisi si conclude lasciando a tutti un messaggio forte e chiaro: i movimenti democratici non possono essere intimoriti dal terrorismo e così, un nuovo pezzo di strada per la giustizia sociale e la partecipazione democratica è stata costruita. I temi affrontanti sono stati tanti e tutti di grande importanza. L’attenzione si è […]

Il forum di Tunisi si conclude lasciando a tutti un messaggio forte e chiaro: i movimenti democratici non possono essere intimoriti dal terrorismo e così, un nuovo pezzo di strada per la giustizia sociale e la partecipazione democratica è stata costruita.

I temi affrontanti sono stati tanti e tutti di grande importanza. L’attenzione si è concentrata soprattutto sul Nord Africa e sul Medio Oriente, il mondo delle “primavere arabe” pare essere stato il vero protagonista per quest’anno.

Importanti accordi sembrano essere stati raggiunti in merito alla proposta per la creazione di un tribunale per i migranti deceduti e dispersi in rotta verso l’Europa, una soluzione che è stata proposta dalle associazioni dei familiari delle vittime affinché venga data chiara voce ai diritti dei migranti.

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D’importanza vitale è stato il dibattito dedicato al diritto umano all’acqua e ai servizi igienici che si è svolto durante la seconda giornata del forum con una sessione specifica promossa da CICMA (Comitato Italiano Contratto Mondiale per l’Acqua) in collaborazione con France et Libertès, Coordination Ile de Fance e Cospe. Dalla sessione è emersa l’esigenza di far adottare alla comunità internazionale strumenti di concretizzazione del diritto all’acqua come quello che potrebbe fornire il Protocollo Opzionale al Patto PIDESC, un documento che se realmente adottato può influenzare i parlamenti locali ad approvare leggi di riconoscimento di questo diritto. Tante sono le esperienze di violazione del diritto all’acqua che sono state portate alla luce, riporta il comunicato stampa del CICMA. Vi sono paesi in cui l’acqua è un diritto umano ed è riconosciuta come un bene pubblico, ma non è gestita dalla comunità e non è accessibile a tutti ed, anzi, si assiste sempre di più a casi di privatizzazione, come riportano le associazioni di Turchia, Tunisia, Ghana, Swaziland e Centro America. Per questo motivo è stata creata una piattaforma online dove è possibile denunciare tutti i casi di accaparramento illegittimo delle risorse idriche ai danni del bene comune (www.watergrabbing.net).

Alla luce di questi confronti, le sessioni Global Convergence of Lands and Water Struggles si sono quindi concluse con la condivisione che il diritto umano all’acqua e alla terra compete agli Stati e che i cittadini e le comunità debbano rivendicarlo. 

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