Gli effetti della guerra Russia-Ucraina in Kenya

L’aumento dei prezzi sta mettendo in difficoltà produttori e famiglie e si aggiunge all’instabilità politica, già esacerbata da siccità e cambiamenti climatici.

di Samuele Tini, Responsabile Mani Tese in Kenya

Il conflitto fra Russia e Ucraina non coinvolge solo l’Europa ma colpisce anche Paesi lontani, già fragili, come il Kenya.

Cosa fa sì che le bombe a Kiev siano fonte di problemi anche per i produttori coinvolti nei nostri progetti di sviluppo a Molo o Baringo, già duramente provati da questi due anni di pandemia e crisi economica?

Grano e prodotti alimentari

La risposta risiede nel fatto che il Kenya importa oltre il 75% del suo fabbisogno di grano e di altri prodotti alimentari, fra cui il mais per l’alimentazione animale (importato al 100%) e l’olio di semi di girasole.

Per quanto riguarda gli ingredienti per i mangimi animali, la richiesta nell’ultimo anno aveva già avuto una crescita esponenziale, con conseguente raddoppio dei prezzi. Alla fine dello scorso anno, infatti, le grandi aziende zootecniche del Paese avevano parlato di un imminente collasso.

Per quanto riguarda il grano, numerosi Paesi africani dipendono per oltre il 60-80% dalle importazioni del prodotto da Ucraina e Russia. Una situazione davvero problematica, che sicuramente non mancherà di far sentire i suoi contraccolpi a livello sociale.

Altri problemi riguardano poi le esportazioni: la Russia era fra i primi importatori di tè, rose e prodotti agricoli dal Kenya. Ma ora con le sanzioni è tutto bloccato e questo comporterà un ulteriore danno.

Materie prime, energia, inflazione

La guerra ha già fatto sì che il prezzo delle materie prime stia crescendo e le interruzioni degli approvvigionamenti da Russia e Ucraina, che vendono il 40% della produzione ai Paesi Africani e del Medio Oriente, sicuramente si faranno sentire in maniera ancora più intensa.

Il costo del greggio a 110 USD non è una buona notizia per il Kenya, un Paese quasi al 100% dipendente dai combustibili fossili.  Il prezzo dei fertilizzanti, anche questi importati da Russia e Cina per quanto riguarda il Kenya, è in aumento ed è già raddoppiato dallo scorso anno.

L’inflazione del paniere alimentare è del 9%. Secondo i dati del Kenya National Bureau of Statistics, il peso di questa situazione è maggiore soprattutto per le famiglie povere, dato che il cibo costituisce quasi il 40% della loro spesa.

L’energia è un altro problema. Il prezzo del kerosene e della paraffina è aumentato del 21% in meno di un anno, ed è in crescita. Il gas da cucina da 6kg è più che raddoppiato e questa non è una buona notizia per le risorse forestali.  L’aumento del gas spinge infatti le persone a tornare a utilizzare legna e carbone vegetale anche nelle città.  

La situazione sociale

La protesta per questa situazione in Kenya è dilagata anche sui social, mostrando come la tensione sui prezzi stia mettendo a dura prova il Paese.  Difficilmente, però, un hashtag su Twitter cambierà le cose.

Alle tensioni create dall’aumento alle stelle dei prezzi di grano e mangimi, si uniscono le tensioni politiche e di instabilità locali, esacerbate dalla siccità e dal cambiamento climatico.

I venti di guerra che soffiano in Europa non si sono mai placati in Africa ed in particolare nei paesi intorno al Kenya, con il duro conflitto in Etiopia e le lotte a bassa intensità sul confine della Somalia, e il problema del banditismo e del furto di bestiame.

Purtroppo, infatti, nei giorni scorsi i banditi della zona di Baringo hanno ucciso 7 persone durante alcuni attacchi a Loruk.

Il nostro lavoro a fianco delle comunità locali

Questa situazione provoca inevitabili sofferenze anche per i produttori con cui collaboriamo.

Nella zona di Baringo, attraverso i nostri progetti di cooperazione allo sviluppo come “Agri-change: piccole imprese grandi opportunità. Sviluppo di filiere agro-alimentari nel bacino del fiume Molo”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, lavoriamo proprio per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili attraverso la promozione del biogas. Cerchiamo, inoltre, di introdurre prodotti locali nella composizione dei mangimi. In agricoltura promuoviamo l’uso di sementi migliorate locali e la transizione agroecologica per ridurre la dipendenza da fertilizzanti chimici di sintesi.

In questo momento, pur con i limiti delle nostre risorse, cerchiamo di essere al fianco delle comunità e delle piccole imprese aiutandole nel compiere scelte difficili. Sicuramente i produttori dovranno ridurre gli stock di animali e prepararsi a un periodo complesso, ma siamo certi della loro resilienza e della capacità dimostrate in questi due anni durissimi di pandemie, lockdown e crisi economica.

Le speranze per una ripresa in questo scenario sicuramente non sono rosee, ma noi continuiamo il nostro lavoro e il nostro impegno di giustizia a fianco delle comunità locali.

Per sostenere il nostro impegno di giustizia in Kenya, usa la causale “Emergenza Kenya” e DONA ONLINE oppure via bonifico tramite iban IT 57 F 05018 01600 000010203040 e Bic/Swift CCRTIT2T84A intestati a Associazione MANI TESE ONG Onlus.