Ethaka, resilienza a cambiamenti climatici e guerra in Mozambico

Il Mozambico è un Paese sempre più interessato da calamità climatiche, conflitti e malnutrizione, aggravata anche dagli effetti della guerra in Ucraina. Il progetto ETHAKA (seme, in lingua Lomwe), cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), prevede il sostegno alle comunità rurali e urbane attraverso l’agroecologia, la riforestazione e l’educazione ambientale e nutrizionale.

Di Francesco Bucci, Project Manager di Mani Tese in Mozambico

L’ultimo periodo storico ci ha insegnato come i cambiamenti stiano diventando sempre più imprevedibili, drastici e frequenti. Il Mozambico, in particolare, soprattutto lungo tutta la sua costa di quasi 2.500 km, è uno dei Paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico. Secche, cicloni e tempeste improvvise sono solo alcuni esempi di episodi che ormai si ripetono ogni anno, colpendo e distruggendo infrastrutture, case e famiglie e compromettendo il raccolto agricolo.

Secondo studi della FAO e del Ministero dell’agricoltura del Mozambico, l’agricoltura è una componente fondamentale per il Paese con oltre l’80% della popolazione impiegata, di cui il 90% donne. Tuttavia, è un settore caratterizzato da bassi livelli di produzione e produttività a causa di numerose problematiche come gli impatti negativi dei cambiamenti climatici, la mancanza di disponibilità e accesso a tecnologie di qualità, il degrado e l’erosione del suolo e la scarsa capacità di controllo di parassiti e malattie. Tutto ciò influisce in particolar modo sui gruppi più vulnerabili, come le donne e i bambini.

Oltre all’emergenza climatica, bisogna tenere in considerazione inoltre la crisi energetica globale e un aumento generale dei prezzi senza precedenti: il tasso di inflazione annuo è aumentato dal 10,8% di giugno 2022 all’11,8% di luglio 2022 e si sta registrando un aumento dei prezzi dei beni primari tra il 15 e il 30%. Si tratta di una situazione che sta esponendo numerose famiglie a gravi situazioni di insicurezza, disoccupazione e indebitamento.

Ci sono infine gli scontri nelle province del nord del Mozambico, causati da anni di sistematiche assenze da parte delle Istituzioni e del governo, che hanno portato numerosi giovani a unirsi a gruppi ribelli che attaccano e distruggono interi villaggi e famiglie. Si tratta di un conflitto poco conosciuto, che negli ultimi mesi sta interessando, oltre alla provincia di Cabo Delgado, anche le provincie di Niassa e Nampula, dove Mani Tese opererà per i prossimi 3 anni.

Mani Tese è in Mozambico ormai da diversi anni, lavorando insieme alle comunità locali del centro-nord del per migliorare la loro sicurezza alimentare. Da allora sono state tante le iniziative realizzate che hanno contribuito a incrementare la resistenza di queste comunità.

Proprio sulla base di questa esperienza e alla profonda conoscenza del contesto locale, Mani Tese, insieme al capofila ICEI – Istituto Cooperazione Economica Internazionale e ad altri soggetti locali[1] ed internazionali[2], dal mese di giugno 2022 sta implementando un nuovo progetto chiamato ETHAKA – Un modello di produzione agricola e consumo sostenibile per la resilienza climatica e la sicurezza alimentare e nutrizionale”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). I nostri interventi, in particolare, si concentreranno nelle province della Zambezia e di Nampula, le due province più popolose del Mozambico, nei distretti di Namacurra, Maganja da Costa, Memba e Mossuril, e nelle città di Quelimane, Nampula e Nacala.

Nelle province della Zambezia e di Nampula, più del 60% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà nonostante molte aree di queste due province siano tra le più fertili e con un ottimo potenziale agricolo.

Le sfide saranno numerose: le previsioni per la prossima campagna agricola (ottobre 2022 e gennaio 2023) nei distretti dove lavoreremo stimano che non ci sarà abbastanza cibo per tutta la popolazione a causa degli shock climatici e, più in generale, della guerra tra Russia e Ucraina, due paesi fondamentali per l’esportazione di grano[3] e input agricoli a vari Paesi africani.

Nell’ambito del progetto Ethaka, insieme ai già citati partner locali ed internazionali, ci occuperemo di numerose attività volte alla protezione ambientale, al miglioramento della produzione agricola attraverso l’agricoltura sostenibile, al miglioramento delle condizioni nutrizionali e alla prevenzione della malnutrizione nelle comunità locali.

In particolare, Mani Tese sosterrà i produttori di riso e gli allevatori nei distretti di Namacurra e Maganja da Costa, dove costruiremo dei centri che possano permettere ai produttori non solo di stoccare i propri prodotti, ma anche di trasformarli e poterli rivendere sul mercato con un valore aggiunto. Supporteremo inoltre il comune di Quelimane attraverso piani di riforestazione di mangrovie per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, lavoreremo con i produttori delle zone agricole urbane e periurbane per implementare l’agroecologia e collaboreremo con le scuole di Quelimane e Namacurra per promuovere programmi di igiene e salute e l’adozione di una dieta sana ed equilibrata tramite la produzione e il consumo di prodotti agricoli locali.

L’obiettivo, ambizioso, è quello di supportare direttamente più di 2.000 persone.

Il nostro apporto proseguirà con lo sviluppo di programmi di formazione affinché il sapere possa essere replicato e diffuso il più possibile. Perché non esiste miglior forma di indipendenza se non attraverso la conoscenza.

Parlando di conoscenza, la parola “Ethaka”, in lingua Lomwe, una lingua locale comune alle due province, significa “seme”, perché questo progetto possa creare le basi per garantire competenze e sicurezza alimentare a tutte le persone e le comunità destinatarie.


[1] Universidade Lurio; Direcção Provincial de Agricultura e Pesca de Nampula; Serviço Provincial de Ambiente da Zambezia; Faculdade de Engenharia Agronomica e Florestal – Universidade Zambeze

[2]Istituto Oikos; Helvetas – Swiss Intercooperation; Comune di Milano.

[3] Il Mozambico importava il 40% del proprio grano da questi due paesi.