Costa d’Avorio

Dove operiamo
DETTAGLI PAESE
Giovanni Sartor
Responsabile

Indice di sviluppo umano
166 Ranking [UNDP, 2021]

Mortalità infantile
69/1000 [al di sotto dei 5 anni. World Bank, 2022] 52/1000 [al di sotto di 1 anno. World Bank, 2022]

Diffusione di HIV/AIDS
1.8‰ [UNAIDS, 2023]

Accesso all’acqua potabile
73% [World Bank, 2022]

Africa

Costa d'Avorio

Dopo essere stata per secoli un centro di commercio dell’avorio e di smistamento oltreoceano degli schiavi, la Costa d’Avorio, abitata in origine da numerose tribù indipendenti, ottiene l’indipendenza dalla Francia nel 1960 con Félix Houphouët-Boigny come primo presidente, che guida il paese fino al 1993 garantendo una lunga fase di stabilità. Negli anni successivi, le tensioni sociali e politiche aumentano: il presidente Henri Konan Bédié introduce il concetto di ivoirité, che accentua le divisioni etniche e contribuisce al colpo di stato militare del 1999. Da allora il paese è coinvolto in una fase prolungata di instabilità, caratterizzata da guerre civili e conflitti politici.

La crisi post-elettorale del 2010 tra Alassane Ouattara e Laurent Gbagbo è un momento di svolta, che segna l’ascesa al potere di Ouattara, poi rieletto nel 2015. Oggi, pur restando vulnerabile alle tensioni geopolitiche dell’area del Sahel, dovute alle crescenti instabilità politico-terroristiche nella regione, la Costa d’Avorio è una repubblica semi-presidenziale relativamente stabile, guidata dal presidente Ouattara e dal primo ministro Robert Beugré Mambé.

Il paese ospita oltre 60 gruppi etnici ed è caratterizzato da una certa eterogeneità religiosa, con una prevalenza dell’islam (circa 43%), seguita da cattolicesimo (17%), evangelici (12%) e animisti (4%). Inoltre, mentre la lingua ufficiale è il francese (parlato da circa il 70%), il restante 30% parla altre lingue locali, tra cui il bawlé, il dioula e l’agni. La Costa d’Avorio ha in passato (soprattutto con la crisi post-elettorale del 2010-2011) affrontato sfide legate alla convivenza tra questi diversi gruppi; tuttavia, sono stati compiuti sforzi per promuovere l’armonia e la riconciliazione e oggi il paese è un esempio di coabitazione pacifica tra le diverse comunità.

La Costa d’Avorio è nota anche per la sua vivace scena culturale: il calcio è lo sport più amato, con la nazionale “Les Éléphants” vincitrice di tre Coppe d’Africa; nella musica spiccano artisti come Alpha Blondy e Tiken Jah Fakoly, simboli del reggae africano; l’arte tradizionale, infine, è rappresentata da maschere rituali e dalla danza Zaouli, patrimonio immateriale UNESCO.

Nonostante la crescita economica degli ultimi anni, circa il 40% della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà e il 9,7% vive con meno di 2,15$ al giorno (2021, World Bank). Le disuguaglianze sono marcate tra le aree urbane e rurali, con quest'ultime che soffrono maggiormente la mancanza di servizi essenziali e opportunità economiche. L'economia ivoriana è trainata dall'agricoltura, con il cacao come prodotto principale. Il paese è il maggior produttore mondiale, con una quota pari a circa il 45% della produzione globale. Tuttavia, i coltivatori spesso vivono in condizioni difficili, con guadagni limitati e scarse tutele. L’impatto ambientale della filiera del cacao, inoltre, è notevole: tra il 2000 e il 2019, circa 2,4 milioni di ettari di foresta sono stati convertiti in piantagioni di cacao.

L’azione di Mani Tese

L’intervento di Mani Tese in Costa d’Avorio punta a rendere la filiera del cacao più equa e sostenibile con progetti di agro-forestazione, promuovendo pratiche agro-ecologiche e rafforzando la resilienza e la capacità imprenditoriale delle iniziative locali. Mani Tese si concentra su tutela dell’ambiente e dei diritti umani, con attenzione a lavoro minorile e accesso a mercati etici, in particolare nella regione del Sud-Comoé.

In Costa d’Avorio Mani Tese andrà ad applicare l’approccio agroecologico e agroforestale alla filiera del cacao. Verrà sviluppata la promozione di soluzioni tecnologiche locali, sia per la fase di produzione sia per quella di trasformazione, creando collaborazioni con soggetti locali che sperimentano modelli adatti al contesto e a basso impatto ambientale, per esempio attraverso l'utilizzo di energia solare). Lo stesso, ovvero l’utilizzo di tecniche locali a basso impatto ambientale, si prevede di fare per piccole strutture di supporto alle filiere agricole come per esempio i magazzini.

Iniziative in corso