ESERCIZI PER CORREGGERE LA MIOPIA SULLE MIGRAZIONI

In occasione della Giornata Internazionale dei Migranti, un “esercizio di allenamento a uno sguardo consapevole” sulla questione delle migrazioni.

I cittadini europei e i loro rappresentanti politici, ci dicono gli studiosi, spesso falliscono nell’interpretare il fenomeno migratorio preferendo spesso adottare una visione miope sul tema, che è in molti casi più comoda e sicuramente più veloce. In occasione della Giornata Internazionale dei Migranti, propongo un approfondimento SULLE MIGRAZIONI che vuole essere “un esercizio di allenamento a uno sguardo consapevole” contro la tendenza a leggere il fenomeno in modo emergenziale, a partire dalle coste italiane del Mediterraneo. Nel farlo traggo ispirazione dal Rapporto dell’ISPI Out of Africa, Why people migrate, tradotto liberamente.

ADOTTARE UNO SGUARDO GLOBALE
Si può partire innanzitutto considerando questo assunto: “Perché così poche persone migrano?”.

La domanda lascia di primo acchito esterrefatti, perché siamo abituati a sentir parlare di flussi migratori in termini di “INVASIONI” o “ESODI”. Osservando il fenomeno con una lente globale, vediamo viceversa che è costante nella storia: dal 1960 (2,4%) al 1980 (2,1%) sino ad oggi (2015- 3,3%) la percentuale di migranti rispetto alla popolazione mondiale è rimasta relativamente stabile. L’assunto di partenza ci sembra quindi più familiare; anche se qualcuno potrebbe affermare: “certo che considerando il BOOM demografico la cifra di migranti nel mondo è complessivamente salita a 244 milioni (nel 2015)”. Eppure, riusciamo ad immaginare un mondo in cui solo il 3% degli alimenti che mangiamo provenga dall’estero? Un mondo in cui i vestiti che indossiamo non provengano in larga parte da un mercato estero? I flussi migratori vanno innanzitutto letti nella loro complessità e collegati ai grandi cambiamenti socio-economici su scala mondiale e all’aumento della popolazione in senso lato.

Restringendo la prospettiva sui migranti che provengono dai Paesi dell’Africa Sub-Sahariana, è necessario fare la medesima precisazione. Se consideriamo il numero dei migranti internazionali in termini assoluti, le persone che partono dall’Africa Sub-Sahariana sono aumentate. Se però prendiamo in esame la percentuale che essi rappresentano rispetto alla popolazione della medesima area geografica, dobbiamo contraddire la visione comune. Le analisi rivelano che non c’è stato alcun esodo in questo senso: dal Report dell’ISPI si evince una lieve diminuzione delle migrazioni rispetto al 1990. Solo il 2,5 % della popolazione sub-sahariana -un’area geografica pari a 70 volte la Germania!- intraprende una migrazione internazionale.

USCIRE DALLA VISIONE EUROCENTRICA
In aggiunta a ciò dovremmo tener conto del fatto che i migranti sono per lo più interni al continente africano: i 2/3 del totale dei migranti dell’Africa sub-sahariana, infatti, si sposta nelle nazioni limitrofe alla propria, più facilmente raggiungibili. Per dirla con un’espressione brutale, la maggioranza “rimane a casa propria”, ovvero in territorio africano. Come mai, allora, sentiamo difficilmente parlare dei viaggi che i migranti intraprendono verso la Costa d’Avorio, la Nigeria, il Sud Africa, il Kenya o il Mozambico, tra i principali Paesi di destinazione di molti cittadini dell’Africa Sub-Sahariana?

EVITARE LE FACILI SEMPLIFICAZIONI
Un’altra evidenza interessante che questo studio sottolinea e che invita a cambiare prospettiva è che la povertà estrema non è il motore delle migrazioni, come comunemente si crede. Per migrare, infatti, servono risorse economiche e culturali che permettano di affrontare e superare le difficoltà della partenza e del viaggio. Al viaggio sulle lunghe distanze un cittadino africano povero preferisce un viaggio più comodo ed economico nei Paesi limitrofi a quello di origine. Questo spiega come mai siano i giovani, che hanno alte aspettative sul proprio futuro e con un po’ di soldi da parte, quelli che intraprendono un viaggio all’estero verso l’Europa. Dietro questi macro-fattori, infatti, non ci si deve dimenticare delle persone. Non si possono capire questi dati, senza intrecciarli alle scelte e alle storie personali che ci riguardano da vicino.

Alla stregua di questo Report, noi formatori di Mani Tese abbiamo impostato una mostra percorso per le scuole (secondarie di primo e secondo grado) e per gruppi di ragazzi ed adulti. La nostra proposta è quella di trovarci insieme a dibattere su questi assunti, senza dimenticarci delle storie che stanno dietro ai flussi migratori. A questo proposito abbiamo allestito un’installazione didattica dal titolo: Migranti per caso? volta a riportare l’attenzione sulle MACRO CAUSE delle migrazioni, esercitandoci a non diventare miopi osservatori di questo fenomeno, quindi cercando di mettere insieme una visione globale, che possa portarci al di fuori dall’Europa, e allo stesso tempo possa restituirci le storie di tutti coloro che decidono di intraprendere una migrazione per diversi motivi. È una proposta di Educazione alla Cittadinanza Globale che vuole offrire un esercizio contro la miopia, tenendo conto della complessità del fenomeno ed evitando le facili semplificazioni.

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