LA COOPERAZIONE GENERA DIRITTI

Consapevolezza dei propri diritti e partecipazione sono i passaggi obbligati per soddisfare i bisogni e costruire sviluppo. L’approccio di Mani Tese con le comunità destinatarie dei suoi progetti.

CONSAPEVOLEZZA DEI PROPRI DIRITTI E PARTECIPAZIONE SONO I PASSAGGI OBBLIGATI PER SODDISFARE I BISOGNI E COSTRUIRE SVILUPPO

“Grazie al guadagno che ricavo dalla vendita del Garì oggi posso pagare la scuola ai miei figli e garantirgli le cure mediche quando sono malati”. Sono diverse le donne che mi hanno ripetuto questa frase nel corso degli anni durante le mie missioni in Benin. Come anche: “Mio marito ora mi tratta diversamente, mi rispetta e supporta le attività di trasformazione della manioca che faccio con il mio gruppo”. Sono, questi, alcuni dei risultati, non previsti “ufficialmente”, dei progetti di cooperazione di Mani Tese degli ultimi anni, che hanno riguardato il rafforzamento dei gruppi di donne impegnate nelle filiere della manioca, arachidi e soia in due comuni del Dipartimento dell’Atacora.

In Kenya, invece, Mani Tese ha promosso, insieme al partner NECOFA, la formazione dei leader di villaggio sul diritto, in quanto cittadini, a presentare le esigenze delle loro comunità presso le istituzioni pubbliche e ad ottenerne risposta: le loro richieste hanno condotto a un finanziamento governativo per la costruzione di una scuola. Sempre nel Paese, Mani Tese ha promosso in quattro scuole secondarie un percorso di educazione civica sugli articoli principali della Costituzione e sull’importanza della partecipazione e del diritto a esprimere il proprio voto, al cui termine sono state realizzate, in ogni scuola, le elezioni dei rappresentati degli studenti secondo la modalità di quelle politiche ufficiali.

Rights based approach: i diritti contano

Si tratta di alcuni esempi di come le attività di cooperazione di Mani Tese impattino sulle comunità in cui opera anche al di là degli obiettivi dei singoli progetti, creando i presupposti per un cambiamento che deriva innanzitutto da un’assunzione di consapevolezza dei propri diritti e della possibilità di agirli.

Il “Rights based approach” è un approccio promosso nell’ambito della cooperazione internazionale che pone al centro di ogni processo di sviluppo umano i diritti. I beneficiari diventano detentori di diritti mentre le istituzioni diventano titolari di doveri, chiamate a risolvere i problemi della popolazione su cui hanno responsabilità. L’intervento di cooperazione si concentra, da un lato, sul rafforzamento delle comunità rispetto al proprio ruolo, ai propri diritti e capacità e, dall’altro, sul rafforzamento delle istituzioni affinché siano in grado di rispondere in maniera adeguata ai bisogni della popolazione. Anche nel linguaggio, la modalità di cooperazione cambia: non si parla più, per fare un esempio, di fame e sete ma di garantire il diritto al cibo e il diritto all’acqua.

Mani Tese, pur non avendo mai abbracciato ufficialmente questo approccio, nei fatti ne assume molte delle caratteristiche. Da sempre, infatti, lavora a fianco della società civile concentrandosi più sulle comunità (i detentori dei diritti) che le istituzioni pubbliche, sebbene recentemente, in alcuni Paesi africani, si stiano avviando collaborazioni anche con il settore pubblico.

Nel lavoro con le comunità, due sono i principi che Mani Tese applica con un approccio basato sui diritti: la partecipazione e l’ownership. Le comunità sono sempre al centro del progetto, vengono consultate fin dalla fase di analisi dei problemi e dell’individuazione delle possibili soluzioni per poi partecipare, da protagoniste, all’esecuzione dell’intervento. Per questo motivo, una parte consistente dei progetti è costituita dalla formazione, per permettere alle persone coinvolte di acquisire le competenze e le capacità per poter poi realizzare esse stesse il progetto. Per dare ulteriormente valore al loro protagonismo, spesso alle comunità si richiede anche una partecipazione finanziaria o materiale.

Ogni progetto appartiene alla comunità

Il principio sui cui si basa questo approccio è che il progetto appartenga prima di tutto alle comunità che ne beneficiano perché, tramite esso, possano costruire il proprio futuro. Un aspetto tutt’altro che scontato poiché la cooperazione, negli anni, ha adottato un approccio cosiddetto caritatevole, dove l’importante era soddisfare i bisogni senza pensare al processo con cui si arrivava al risultato, senza promuovere ownership e sostenibilità e senza che l’intervento si traducesse in consapevolezza dei propri diritti da parte delle comunità coinvolte.

Una delle esperienze più significative di Mani Tese, in questo senso, è proprio nel settore storicamente più importante per l’ONG: quello del cibo e della sua produzione. Un ambito che veniva chiamato, negli anni ’60 e ’70, lotta alla fame e diventato, nei decenni successivi, sicurezza alimentare. Più di recente, Mani Tese ha scelto di fare proprio il concetto di sovranità alimentare. Nel passaggio tra sicurezza e sovranità alimentare è esemplificato quello da un approccio caritatevole a uno basato sui diritti: mentre per la sicurezza alimentare l’importante è che tutti abbiano sufficiente cibo per una vita dignitosa (non importa né da dove questo cibo provenga né di che tipo sia), nella sovranità alimentare il cibo diventa un diritto e sono le comunità a scegliere cosa produrre, come, quando e dove e di conseguenza come nutrirsi. Da questo, si sviluppano ulteriori diritti come quello alla terra, alla possibilità di prodursi e/o di scegliersi le sementi, alle modalità con cui associarsi, non solo per scegliere cosa produrre ma anche per rivendicare i propri diritti.

Articolo pubblicato sul numero di Dicembre 2018 del Giornale di Mani Tese