CAMBOGIA, PEGGIORA LO SFRUTTAMENTO DEI BAMBINI. LA DENUNCIA DEL NOSTRO PARTNER

Intervista a Sam Sovannarith, Direttore dell’organizzazione Damnok Toek, ONG impegnata nell’accoglienza e la reintegrazione di minori

Damnok Toek, che in lingua khmer significa goccia d’acqua, dal 2008 è l’organizzazione partner di Mani Tese in Cambogia, con la quale stiamo realizzando il progetto “Bambini al sicuro” che prevede il supporto a un Centro di Accoglienza per minori vittime di trafficking e a rischio di abusi.

Sam Sovannarith, Direttore di Damnok Toek dal 1997, è stato ospite a giugno presso la nostra sede di Milano, dove ha tenuto un incontro pubblico sul tema delle schiavitù moderne in Cambogia durante il quale ha presentato le attività di Damnok Toek nell’ambito della lotta contro la tratta e lo sfruttamento dei bambini e, nel dettaglio, i progetti sostenuti da Mani Tese.

incontro sovannarith_mani tese 2018

In quell’occasione lo abbiamo intervistato per aggiornarci sulla situazione dei bambini e delle bambine vittime di trafficking in Cambogia.

Redazione: Quali sono i dati attuali della migrazione verso la Tailandia dei minori non accompagnati?
Sam Sovannarith: Attualmente si stima che ogni giorno 250 migranti cambogiani privi di documenti siano rimpatriati in Cambogia dalla Tailandia. Il 10% di questi migranti sono bambini, dei quali circa il 10% non sono accompagnati.

R: In questi ultimi 20 anni come sono cambiate le dinamiche del trafficking e come è riuscito ad inserirsi il Centro di Accoglienza in questo contesto?
S: Le condizioni per i migranti diventano ogni anno più difficili e lo sfruttamento peggiora: i trafficanti non si pongono limiti nell’uso e nell’abuso dei bambini. La novità è rappresentata dal fatto che i migranti ora vengono deportati senza preavviso. I minori, catturati dalla polizia mentre elemosinano o lavorano nelle strade, vengono immediatamente portati nei centri di detenzione e tornano in Cambogia separati dalla loro famiglia, spesso rimasta in Tailandia, e si ritrovano senza alcun posto dove andare. Il Centro di Accoglienza diventa quindi fondamentale per questi minori. Damnok Toek offre assistenza e un luogo sicuro per riprendersi da abusi e traumi, sia fisici che psichici. Il nostro personale ha le competenze per accoglierli e i mezzi necessari per rintracciare le famiglie dei bambini non accompagnati e quindi reintegrarli oppure, qualora non fosse fattibile, trovare per loro la miglior soluzione possibile.

R: C’è stato un evento in particolare che l’ha spinta a fondare e lavorare con Damnok Toek?
S: La mia esperienza con i Khmer Rossi ha accresciuto la mia empatia con i bambini che soffrono e la volontà e la motivazione per superare le sfide. Il mio background come medico, inoltre, mi ha consentito la necessaria “distanza” emotiva per affrontare la sofferenza cui assistiamo ogni giorno ma alla quale, attraverso il nostro lavoro, rispondiamo dando speranza e prospettive future a bambini che altrimenti non ne avrebbero. Damnok Toek mi ha permesso di lavorare non solo come medico ma anche come educatore, assistente sociale, terapista e poi dirigente. Amo il mio lavoro, che per me è un privilegio.intervista sovannarith mani tese 2018

R: Quali sono state le maggiori difficoltà iniziali e quali sono quelle attuali?
S: La mia difficoltà iniziale è stata la gestione dell’organizzazione. Ho imparato e continuo a imparare molto da Damnok Toek. Attualmente la situazione in cui operiamo si è fatta più difficile non solo per l’acuirsi dei problemi ma anche per il peggioramento del contesto generale del Paese, che rende particolarmente complicato il lavoro dell’organizzazione con ripercussioni negative anche sulla raccolta fondi.

R: Nonostante le problematiche da affrontare, quali sono le soddisfazioni più grandi fino ad oggi?
S. Siamo lieti di fornire una piccola speranza per i bambini vittime di trafficking, in particolare con i nostri programmi di “Educazione non formale” – un programma di studi basato sul sistema scolastico pubblico statale, che consente  che consente il successivo inserimento nelle scuole pubbliche – e quello di “Formazione professionale” per i ragazzi più grandi, che, oltre ad assicurare servizi e cure mediche, offre loro la possibilità di rendersi economicamente autonomi. Un’altra grande soddisfazione è quella di poter collaborare con i donor che supportano i nostri progetti, in particolare con Mani Tese.

R: Attingendo dalla sua lunga esperienza sul campo, quali sono i sogni e le paure dei bambini e delle loro famiglie?
S: Il nostro primo obiettivo è il reinserimento dei minori delle famiglie di origine. Facciamo tutto il necessario per supportare questi bambini in modo da renderli indipendenti dal nostro aiuto. Rintracciamo le loro famiglie, li riuniamo e rafforziamo le capacità dei genitori di prendersi cura dei propri figli. Grazie al programma di “Educazione non formale”, i bambini possono essere inseriti nella scuola elementare “regolare”. Per i ragazzi più grandi, troviamo opportunità di formazione che permettano loro di imparare una professione e guadagnare uno stipendio. Cerchiamo di usare le nostre risorse per rafforzare questi bambini e far condurre loro una vita indipendente e autosufficiente.

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R: Cosa potrebbe ancora fare la cooperazione internazionale per supportare ulteriormente i progetti di Damnok Toek?
S: La cooperazione internazionale può continuare a sollecitare il rispetto della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e a supportare finanziariamente e tecnicamente i nostri progetti.

R: Anche se il trafficking di minori è un fenomeno complesso, cosa potrebbero fare le persone comuni e che ruolo hanno in questo gli occidentali (anche e non solo da turisti)?
S: È importante che le ONG compiano un lavoro di sensibilizzazione e informazione per rendere più sicura la migrazione. Quanto alle persone comuni in Occidente, i suggerimenti principali sono quelli di evitare i matrimoni con ragazze minorenni, adoperarsi a rafforzare le leggi in quest’ambito e i meccanismi per proteggere le vittime di trafficking, supportare finanziariamente le organizzazioni che si occupano del tema, costruire reti e condividere informazioni sul trafficking e/o sulla migrazione.

R: Volendo fare una proiezione nel futuro, come vede Damnok Toek tra 10 anni?
S: Abbiamo una nostra strategia: il nostro primo pilastro è la riabilitazione e il reinserimento dei minori; il secondo, la salute e l’istruzione; il terzo, aiutare le persone con disabilità, sia fisiche che psichiche; e il quarto, che è un obiettivo al quale teniamo in modo particolare, riguarda il social business nell’ambito del quale stiamo creando la Kep Farm – una fattoria sociale nella località di Kep – per ospitare giovani adulti con gravi disabilità mentali dove possano lavorare e vendere i prodotti agricoli che coltivano.

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