Burkina Faso: piccole imprenditrici, grandi sogni

La transizione agroecologica
come processo di indipendenza
ed emancipazione delle donne

Di Giulia Tringali, cooperante di Mani Tese in Burkina Faso

“Sono nata nel 1984 e ho frequentato la scuola elementare, non c’era possibilità di continuare, così ho iniziato, un po’ alla volta, a lavorare” racconta Kotine. “Ho cominciato a seguire alcune formazioni sull’agricoltura e l’alimentazione all’interno di vari progetti. Non ho mai smesso di imparare e ora sto cominciando a vendere i miei prodotti, specialmente le verdure e la pasta di arachidi”.
Kotine Compaore è una delle 70 donne dell’Association de soeurs burkinabé de Poedogo, Koubri. Dal 2021 ha cominciato a seguire le formazioni del progetto “Donne al Centro per la Transizione Agroecologica” cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna. Lavoratrice intraprendente, madre di quattro figli, collabora attivamente al reddito famigliare e alla gestione della casa. “Ci sono molte ragazze, qui a Koubri, che non hanno lavoro e stanno a casa – afferma Kotine – a volte le famiglie non hanno abbastanza soldi per mandarle a scuola e quindi fanno ancora più fatica poi ad avviare un’attività economica”. In Burkina Faso, in effetti, il tasso di sottoutilizzo della manodopera femminile è del 41,9% rispetto al 30% degli uomini e nelle zone rurali questa percentuale aumenta (INSD, 2018 – Institut National de la Statistique et de la Démographie).

La realtà raccontata da Kotine riguarda molte donne di Koubri. Eveline Rouamba, la presidente dell’Associazione dichiara: “Qui ci sono molte donne che non lavorano anche perché il mercato centrale è lontano, quindi molte si limitano a raccogliere la legna per poi andarla a vendere al mercato di Koubri in modo da ricavare qualche soldo. Altre coltivano a casa propria per sopravvivere e dar da mangiare alla famiglia, ma non a tutte basta il proprio perimetro, soprattutto in una zona come questa, colpita dalla siccità”.

Il dipartimento di Koubri (60.802 abitanti secondo l’ultimo censimento nazionale del 2020) si trova, infatti, in una situazione particolarmente drammatica dal punto di vista dei cambiamenti climatici, essendo una zona particolarmente colpita dalla scarsità di precipitazioni. La regione non può più contare sulle piogge stagionali e la terra è diventata meno fertile. Anche l’accesso all’acqua potabile è difficile: secondo il Programma nazionale di approvvigionamento di acqua potabile (MEA, 2020), il tasso di accesso è del 68,4% e solo il 16,4% dell’acqua utilizzata viene recuperata e trattata correttamente. Tutto questo si ripercuote sulle abitudini alimentari delle famiglie e, in particolare, delle donne nella provincia di Kadiogo, dove si trova il dipartimento di Koubri, le quali hanno un tasso di malnutrizione in età fertile del 4,8% e solo il 25,9% di loro consuma tutti i gruppi alimentari (dati dell’indagine nazionale SMART 2020, Ministero della Salute, Burkina Faso).

Il lavoro portato avanti con l’Association de soeurs cerca di superare il problema permettendo alle donne del gruppo di coltivare, oltre che il proprio orto di casa, anche un ulteriore perimetro fornito di pompa a energia solare, bacini idrici e un edificio adibito a magazzino e sede associativa costruiti grazie al progetto “Donne al centro per lo sviluppo inclusivo e sostenibile” cofinanziato dalla Regione Veneto. “Se avessimo dovuto acquistare da sole un perimetro come questo – afferma Eveline – ci sarebbe costato molto caro, ma grazie al progetto possiamo coltivarlo e piano piano guadagnare qualcosa in più per la nostra famiglia”.

Nel corso dell’anno, inoltre, le donne dell’Associazione, seguite da animatori e formatori, hanno appreso come trasformare alcuni ortaggi, come sviluppare un’alimentazione corretta con una dieta diversificata e come prendersi cura della casa e di ciò che portano a tavola, grazie a una formazione sulla pulizia e l’igiene. “Le tecniche apprese ora le uso anche a casa mia per coltivare il mio orto e ho migliorato anche il modo con cui preparo da mangiare. Ho scoperto che prima non pulivo abbastanza bene le pentole e la verdura e, spesso, mangiavamo le stesse cose. Oggi, invece, sto molto attenta alla pulizia degli spazi e, grazie anche ai risultati raggiunti con l’Associazione, posso cucinare un giorno il riso, quello dopo i fagioli e quello dopo ancora delle verdure, in casa sono tutti molto contenti” racconta Eveline. Le donne dell’Associazione, oltre che ad aver imparato a diversificare la dieta, sono diventate anche un esempio positivo per la loro comunità, delle leader che trasmettono quanto appreso anche agli altri, dando l’esempio e dando consigli ai vicini e alle amiche. “Ho mostrato quello che ho imparato ai miei vicini – racconta Kotine – Così, anche se loro non sono parte del progetto, possono essere informati e imparare. Piano piano vedo che anche da loro le cose stanno cambiando”.
Una transizione lenta ma costante verso l’agroecologia e la sostenibilità alimentare è ciò che le donne di Koubri stanno contribuendo a realizzare nel loro piccolo. Attraverso la coltivazione, l’utilizzo e la vendita dei frutti del loro lavoro, generano reddito per la famiglia e la mantengono in forma, grazie a una corretta alimentazione.

Non sono le sole in Burkina Faso a essersi rimboccate le maniche. Anche nella Provincia di Boulgou, regione di Centre-Est, le donne che fanno parte del progetto “Miglioramento della Sicurezza alimentare e promozione dello sviluppo rurale nella provincia del Boulgou” cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono al centro dello sviluppo. Il progetto, in accordo con il Piano Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale (PNDES), lavora con le organizzazioni contadine per promuovere alcuni prodotti agricoli in settori strategici come il riso, la cipolla e il pomodoro. Nel Boulgou le donne si sono organizzate in 4 cooperative agricole e stanno mettendo a frutto 10 ettari di terreno.
Inoltre, grazie alle formazioni sulla trasformazione e la commercializzazione dei prodotti, ciò che non viene utilizzato per l’autoconsumo, verrà venduto dalle donne, creando un’ulteriore fonte di reddito per la famiglia. La promozione della piccola imprenditoria è uno dei punti chiave del progetto, che attraverso il lavoro dignitoso punta a migliorare la sicurezza alimentare della provincia, duramente colpita dai cambiamenti climatici e dallo stato di insicurezza costante in cui versa gran parte del Paese.
Con perseveranza, nelle proprie comunità di appartenenza, molte donne Burkinabé stanno lavorando allo sviluppo del Paese. Piccole imprenditrici con il grande sogno di migliorare la propria vita e quella della propria famiglia, del proprio Paese e di lasciare un futuro più degno ai propri figli e figlie. “Molte donne Burkinabé stanno imparando a cavarsela da sole – afferma Eveline – capiscono che non devono essere pigre e aspettare che sia il marito a gestire tutto.
Bisogna, invece, lavorare e imparare a darsi da fare, nulla cambia se si sta sdraiate in attesa che gli uomini ci portino questo o quello. Per avanzare e migliorare la propria vita bisogna imparare a cavarsela con le proprie forze” e mentre conclude la frase ha già in mano l’innaffiatoio pronta a bagnare i nuovi germogli.

Articolo pubblicato nel numero di dicembre 2022 del Giornale di Mani Tese: LINK