Benin: I bambini e le bambine che non possono andare a scuola

In alcuni comuni dell’Atacora, in Benin, ogni anno 30 bambini su 100 in media abbandonano la scuola. Questo grave fenomeno ha subito un ulteriore incremento a causa dell’impoverimento generato dalla pandemia. Di seguito le testimonianze dei direttori scolastici e di due ex bambine costrette ad abbandonare la scuola.

In Benin, secondo la legge, l’istruzione primaria è obbligatoria. Tuttavia il diritto all’istruzione non è ancora garantito a tutti i bambini e le bambine. Nel dipartimento dell’Atacora, uno dei più poveri del Paese, dove Mani Tese combatte la povertà e la fame da oltre 40 anni, molti bambini in età scolare vengono spesso tenuti a casa anziché andare a scuola. Diverse località rurali, in particolare, sono colpite dalla piaga dell’abbandono scolastico.

Secondo i dati raccolti nel 2020 grazie a un progetto precedentemente sviluppato da Mani Tese nella regione, in nove scuole primarie pubbliche del dipartimento dell’Atacora, in media 30 bambini su 100 abbandonano la scuola ogni anno nei comuni di Natitingou, Toucountouna e Kouandé. In queste zone Mani Tese dal 2018 ha intrapreso diversi progetti per sensibilizzare le comunità sull’importanza del diritto all’istruzione e ridurre in modo significativo la piaga dell’abbandono scolastico. Tuttavia nel dipartimento di Atacora permangono sfide importanti.

“Dobbiamo continuare a sensibilizzare la popolazione sull’importanza e l’impatto positivo della scuola” ha dichiarato Wanta Sammadori, direttore della Scuola Primaria Pubblica di Tampègré “La missione della scuola non è per nulla conosciuta dai genitori, soprattutto da quelli che non l’ hanno potuta frequentare. Per loro la scuola di oggi forma solo disoccupati ed è meglio mandare i bambini nei campi. Eppure la missione della scuola è innanzitutto quella di fornire un’istruzione completa combattendo l’analfabetismo, che aggrava la povertà”.

Le famiglie che sostengono di tenere i figli a casa per mancanza di mezzi finanziari spesso usano questa scusa come giustificazione per lo sfruttamento dei bambini. Anche per questo l’attività di sensibilizzazione di Mani Tese con le famiglie sull’importanza della scolarizzazione è molto importante.Frequentavo la sesta classe quando mio padre mi ha comunicato che non avrei potuto continuare la scuola” racconta Nèkito, 19 anni. “Mi disse che ero già grande e che la mia formazione scolastica non era più utile. Gli dissi che volevo andare a scuola e almeno ottenere il certificato di scuola primaria per poi imparare un mestiere, ma lui non mi volle ascoltare. Da quel momento in poi mio padre non si occupò più della mia istruzione scolastica. Non mi dava più i soldi per la colazione a scuola e non mi comprava il materiale scolastico necessario. Alla fine dell’anno, a causa di tutte le sofferenze che avevo passato, decisi di interrompere gli studi. Andai con mia madre a lavorare nel campo e l’anno successivo incontrai un giovane uomo con cui oggi sono sposata da due anni. Rimpiango però amaramente di non aver potuto continuare gli studi. Se avessi almeno terminato la scuola primaria, avrei imparato un mestiere e la mia vita oggi sarebbe diversa”.

Nèkito con suo figlio
Nèkito con suo figlio

A Tectibayaou, un villaggio situato a una decina di chilometri dal capoluogo del comune di Toucountouna, oltre alla situazione di abbandono scolastico, lo sfruttamento dei bambini è una seria preoccupazione per il preside della scuola, il signor TANTOUKOUTE Evariste.

Ogni anno assistiamo impotenti allo spostamento dei bambini nella regione del cotone di Alibori, dove vengono sfruttati per attività di produzione agricola” dichiara il preside “A volte si tratta di bambini di 6 e 7 anni che vengono trasportati su moto che viaggiano a tutta velocità. Vengono reclutati a Tampègré, Toucountouna, Boribansifa, Tchakalakou, Tampatou, Tectibayaou, e inoltre a Wabou, Kouarfa, Kouba, Maka, Tansé, Kabaré e altri villaggi. Quest’anno, con il sostegno dei membri del comitato che Mani Tese ci ha aiutato a creare, ho organizzato delle sessioni di sensibilizzazione per spiegare ai genitori i rischi che corrono lasciando andar via i loro figli in questo modo. Diversi genitori che volevano mandare i loro figli lontani a lavorare ci hanno rinunciato, ma altri non ci hanno dato ascolto. Di conseguenza anche quest’anno abbiamo purtroppo registrato diversi casi di abbandono”.

A Kouba, sempre nel comune di Toucountouna, oltre al problema dell’abbandono scolastico, si registra anche un basso tasso di scolarizzazione dei bambini e delle bambine.

Secondo BIAOU Antoine, direttore della scuola locale, “per un villaggio che conta più di 500 bambini in età scolare, solo il 20% è iscritto a scuola. Stiamo sensibilizzando i genitori affinché i loro figli vengano iscritti, ma molti di loro non hanno ancora capito che nessun bambino può avere successo nella vita di oggi se non va a scuola”. 

La situazione è comune a diversi villaggi rurali del dipartimento di Atacora. In seguito agli effetti della pandemia di Covid-19 che hanno impoverito le comunità, inoltre, c’è da temere che il fenomeno dell’abbandono scolastico si aggravi negli anni a venire se non si attuano azioni concrete per arginarlo. Ecco perché è fondamentale proseguire con l’attività di promozione dell’istruzione e di protezione dell’infanzia.

“Non sono andata a scuola perché i miei genitori non ne capivano l’utilità. Solo ora l’hanno compresa, ma per me è troppo tardi.” racconta Kassapé, 24 anni Incoraggio tutti i bambini e le bambine ad andare a scuola, in modo che non restino al buio come me. Io ho quattro figli e i primi due stanno già andando a scuola”.

Kassapé con suo figlio
Kassapé con uno dei suoi figli più piccoli

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