Di Marika Sottile, coordinatrice del progetto “No tene diritu a um vida sem violência” di Mani Tese
Mi chiamo Marika Sottile e lavoro in Guinea-Bissau come coordinatrice del progetto No tene diritu a um vida sem violência finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.
Per farvi capire l’importanza di questo progetto, voglio raccontarvi un episodio che mi è accaduto.
Una domenica pomeriggio del mese di ottobre scorso stavo facendo una passeggiata nel centro della città di Bissau con la mia coinquilina, quando abbiamo incontrato Aisha*.
Nascosta dietro un camion, accovacciata su stessa, Aisha, non appena ci ha viste, si è avvicinata a noi e ci ha chiesto aiuto perché stava molto male. Subito dopo, infatti, ha iniziato a vomitare.
Aisha stava soffrendo di depressione post-parto. Era scappata dalla casa di sua zia, aveva comprato dell’acido e l’aveva bevuto con l’idea di voler morire e di doverlo meritare perché non provava nessun amore per il figlio nato nove mesi prima e avuto da un uomo che l’aveva abbandonata.
Non aveva con sé né soldi, né documenti, né telefono.
Aisha aveva assolutamente bisogno di un servizio di primo soccorso urgente. Non abbiamo trovato un’ambulanza così abbiamo chiamato un taxi e l’abbiamo portata noi stesse all’ospedale centrale di Bissau, dove abbiamo atteso a lungo prima che potesse effettuare tutti gli esami necessari. L’ospedale, per altro, era sprovvisto sia di flebo che di siringhe, che abbiamo dovuto comprare noi in farmacia.
Aisha, a causa delle sue condizioni precarie di salute, sarebbe dovuta rimanere sotto sorveglianza quella notte ma all’ospedale non c’era posto. L’unico luogo che poteva ospitarla per qualche tempo era il Centro di Accoglienza per le vittime di violenza di genere di Bissau, gestito da AMIC e sostenuto da Mani Tese, la ONG per cui lavoro.
Così ho chiamato Laudolino, responsabile del Centro, che, nonostante le tante difficoltà della struttura, ha subito accettato di prendersi cura di Aisha. Presso il centro, la ragazza ha ricevuto dei pasti adeguati, è stata accompagnata a svolgere una radiografia e ha ricevuto le medicine per la sua ripresa psico-fisica.
Aisha è rimasta al centro una settimana. Nel frattempo, lo staff del centro si è attivato per ritrovare la sua famiglia, che ha infine deciso di sostenerla incoraggiandola a intraprendere un percorso psico-fisico di recupero. Con le dovute precauzioni, Aisha è stata reinserita dal personale del centro che ne ha verificato la sua effettiva ripresa e il suo benessere.
Qui in Guinea-Bissau l’assistenza sanitaria e sociale è pressoché assente e le persone si sentono abbandonate a sé stesse. Soprattutto le donne, spesso purtroppo vittime di violenza. Per fortuna ci sono organizzazioni locali che tentano di sopperire alla mancanza dei servizi ma che hanno bisogno di tutto il sostegno possibile.
Per questo, Mani Tese sta lavorando per supportare gli unici due centri di accoglienza per le donne nel Paese, da un lato, potenziando la protezione delle vittime di violenza di genere e, dall’altro, aiutandoli a raggiungere l’autosufficienza economica.
Si tratta però di un processo che richiede tempo e risorse. Nel frattempo, le ragazze e le donne vittime di violenza di genere continuano ad arrivare ai centri e non possono aspettare. Hanno bisogno di aiuto e ne hanno bisogno subito.
Aisha al centro di Bissau ha sentito il supporto di tutti coloro che l’hanno sostenuta e questo l’ha convinta che non meritasse di morire ma che poteva trovare altrove il sostegno che non ha ricevuto dal padre di suo figlio.
Vorrei fare un appello a chiunque possa darci una mano a supportare i due centri di accoglienza per le donne vittime di violenza di genere del Paese: bastano davvero pochi euro per aiutarci a comprare, per esempio, una medicina o un pasto caldo per queste ragazze
Grazie per tutto ciò che potrete fare per le donne di questo Paese, che meritano, come tutte, di vivere una vita libera dalla violenza.
> La situazione delle donne in Guinea-Bissau
> Approfondisci il nostro progetto in corso “NO TENE DIRITU A UM VIDA SEM VIOLÊNCIA” – Rafforzamento dei meccanismi di protezione delle vittime di gbv e promozione dei diritti delle donne in Guinea-Bissau” finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.
*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.
MOLTO PIÙ DI UN NATALE A SCUOLA 2022!
“Molto più di un Natale a Scuola” è una proposta di partecipazione ad un contest fotografico ideato per coinvolgere le scuole medie in un percorso di avvicinamento degli alunni e delle alunne al tema della solidarietà, della pace e della cooperazione internazionale.
Ogni alunno/a ha scattato fotografie che ritraggano elementi che fanno pensare alla propria concezione di pace e solidarietà fra le persone, in sintonia con la propria sensibilità.
Per Mani Tese la Pace non si costruisce con la Guerra, ma con la cultura del rispetto dell’altro, con la cooperazione e con la promozione di stili di vita responsabili per l’ambiente e per la giustizia. La Pace è per tutti o non è per nessuno e questo vale per tutte le guerre, dovunque scoppino, qualunque sia la loro forma e qualsiasi il nome che viene dato loro.
Mani Tese lavora da tantissimi anni in Africa e in Burkina Faso contrasta guerra e terrorismo con il progetto “SEMINA: SUPERARE L’EMERGENZA INCENTIVANDO L’AGRICOLTURA” che ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle comunità locali, con particolare attenzione agli sfollati interni, in fuga a causa della presenza sempre più frequente di gruppi radicali armati, che sta mettendo in pericolo la vita quotidiana delle persone.
Le fotografie sono state valutate da una giuria interna di Mani Tese, tutti i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione ed i vincitori del concorso un gadget Mani Tese.
LA FOTO VINCITRICE PER LA CATEGORIA PRIMA MEDIA
UNITI NEL MONDO di Lara Fibbi, David Cucurazan, Paolo Filistrucchi, Armando Pezzano
Istituto Comprensivo “Le Cure” 1C – Firenze

LA FOTO VINCITRICE PER LA CATEGORIA SECONDA MEDIA
LE FOGLIE DELLA DIVERSITÀ di Clotilde Scarpato, Bianca Ciani, Vittoria Piacentini, Alessandro Pirri
Istituto Comprensivo “Le Cure” 2A – Firenze

LA FOTO VINCITRICE PER LA CATEGORIA TERZA MEDIA
LA DECADENZA DELL’ INCOMPRESO di Arianna Federici Barcelò e Sara Rapisarda
Istituto comprensivo “Masaccio” Classe 3E – Firenze

Grazie per la partecipazione e ci vediamo l’anno prossimo con un nuovo progetto di solidarietà!
Il giornale di Mani Tese è una voce qualificata e autorevole che segue da oltre 50 anni l’attività della nostra ONG, fa informazione libera e indipendente sui temi di attualità e sulle campagne di sensibilizzazione che ci stanno a cuore.
IN QUESTO NUMERO:
Tema dell’ edizione di giugno 2023 è il futuro del cibo declinato in diversi approfondimenti.
Ecco il sommario:
IL FUTURO DEL CIBO
Cibo e diritti. Un’altra idea di sovranità, Intervista a Nora McKeon, esperta di politiche alimentari, Agroecologia in Benin contro l’insicurezza alimentare, Burkina Faso. Una cintura verde per nutrire la città, Challenge: chiamata all’azione per un cambiamento agroecologico, La sostenibilità della filiera dell’avocado in Colombia, le persone di Mani Tese.
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I NUMERI PRECEDENTI:
La scuola finalmente riparte e per farlo alla grande ha bisogno delle migliori competenze ed energie di docenti, esperti, formatori, educatori, genitori e ovviamente studenti e studentesse.
Per questa ripartenza del tutto particolare abbiamo pensato di condividere online alcuni dei nostri migliori strumenti e contenuti per fare Educazione alla Cittadinanza Globale ed Educazione Civica.
Si tratta di una vera e propria libreria didattica multimediale, realizzata dai formatori di Mani Tese, e messa a disposizione per tutti, pensata soprattutto per i docenti, per i formatori e per gli studenti e le studentesse.
La libreria presenta, in modo semplice e comparabile, decine di strumenti e risorse indispensabili per poter lavorare con gruppi di giovani (e meno giovani!) sulle sfide del XXI secolo e per aiutarli a sviluppare le competenze di cittadinanza globale.
Navigando al suo interno troverete il materiale catalogato per categorie: ice-breakers per riscaldare l’ambiente all’inizio di un percorso; giochi cooperativi e giochi di ruolo per ribaltare la prospettiva sui problemi contemporanei; approfondimenti mirati; metodi di facilitazione; contenuti video prodotti da Mani Tese e due kit didattici multimediali, comprensivi di Linee Guida per docenti e formatori, utilissimi sia come supporto nelle classi che per la didattica a distanza. La navigazione è facilitata dalla possibilità di ricerca anche per tematiche e fasce d’età verso le quali sono rivolte le singole proposte.
La nostra Library funziona come una cassetta degli attrezzi virtuale che si focalizza su alcune tematiche chiave per sviluppare unità didattiche transdisciplinari e poter lavorare con ragazzi/e sui 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Vogliamo preparare il terreno per far germogliare le competenze di cittadinanza.
Da anni il nostro obiettivo è quello di aiutare i giovani a maturare competenze per affrontare le sfide del XXI secolo e, quindi, per trasformare – nella direzione dell’Agenda 2030 – il nostro stile di vita e le nostre comunità per un futuro più sostenibile e più giusto.
Non ci accontentiamo di denunciare i problemi contemporanei, non basta più identificarne le cause, dobbiamo costruire insieme nuove strade fondate sul rispetto dei diritti umani e dei limiti ecologici del nostro Pianeta Terra. L’anello centrale di questa trasformazione è la formazione: da qui possiamo ripartire per abbandonare il mito della crescita infinita su un Pianeta dalle risorse limitate; da qui dobbiamo ripartire per contrastare la disuguaglianza economica, che permette all’1% più ricco del mondo di detenere più ricchezza di 6,9 miliardi di persone messe insieme. Da qui, in sostanza, vogliamo ripartire nelle prime settimane di scuola per non lasciare indietro nessuno.
L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto “Cambia MODA! – Dalla fast fashion a una filiera tessile trasparente e sostenibile”, realizzato grazie al contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
VAI ALLA LIBRARY
Ogni anno in Italia circa 130.000 minori abbandonano precocemente la scuola.
Nell’ambito del progetto “Piccoli che valgono”, abbiamo creato un piccolo kit di illustrazioni per sensibilizzare sul complesso fenomeno della povertà educativa.
Il progetto “Piccoli che valgono” è cofinanziato dall’impresa sociale Con i bambini e intende affrontare il tema della dispersione scolastica in termini di prevenzione attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti della comunità educante, in primis le scuole.
Da gennaio 2020 ne sentirete parlare spesso!
Scopri di più sul progetto e sfoglia la gallery qui sotto:
Federica Leo ha vinto il premio Mani Tese dedicato ai neolaureati con l’elaborato dal titolo “Who made my clothes: analisi degli impatti della fast fashion e la rivoluzione della moda etica”.
Il premio, promosso da Mani Tese con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, è dedicato alle migliori tesi di laurea con un’idea in grado di coniugare sviluppo economico, giustizia sociale e ambientale, e consiste in un contributo monetario fino a un massimo di 3.500 euro a copertura delle spese di iscrizione a master o corsi di specializzazione in partenza nell’anno 2020.
L’elaborato è stato selezionato da una Giuria composta da esperti del settore di Mani Tese, Oxfam Italia, Fondazione Finanza Etica, Fondazione Sodalitas e Comune di Milano, che si è basata sui seguenti criteri di valutazione: l’aderenza al tema, l’originalità dello studio, la qualità scientifica, il grado di visionarietà della tesi proposta.
Federica Leo si è laureata in Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale all’Università Sapienza di Roma. “La collaborazione e l’azione di volontariato presso associazioni che si occupano di cooperazione internazionale – scrive Federica nella sua bio – mi hanno portata a implementare sul campo le competenze teoriche apprese durante il percorso universitario, da sempre rivolto all’ambito interculturale e internazionale. Le esperienze svolte all’estero (Sierra Leone, Senegal, Spagna, Francia) mi hanno permesso di entrare a contatto con ambiti interculturali e dinamici. La scoperta di programmi europei e corsi di formazione aventi come tematica la promozione dei diritti umani, mi hanno condotta verso un’analisi più approfondita del concetto che si è traslata finalmente nel mio lavoro di ricerca tesi sulla violazione de diritti lavorativi, ambientali e umani di coloro che sono impegnati nel settore tessile”.
Qui di seguito l’abstract del suo elaborato:
“La ricerca svolta mira all’analisi degli impatti dell’attuale sistema produttivo di abbigliamento (fast fashion) e alla definizione di un modello alternativo, quale quello del commercio equo e solidale, che tiene conto del principio di sostenibilità e dei diritti umani delle persone impiegate nel settore. Dopo aver introdotto il principio di sostenibilità ed aver analizzato l’esistenza o meno di norme vincolanti che regolino gli impatti ambientali e rispettino i diritti dei lavoratori del tessile, si è proceduto all’analisi di Report che indagano sulle conseguenze che l’attuale modello produttivo e consumistico improprio sta avendo a livello umano e di disponibilità delle risorse naturali. Comprendendo che la sostenibilità non può essere perseguita senza che i vari fattori dello sviluppo siano tra loro interdipendenti, si rende necessario modificare le modalità di produzione e le abitudini di consumo. Negli ultimi anni, ad un modello insostenibile, si è andato ad opporre quello del commercio equo e solidale, sistema produttivo alternativo che ha non solo a cuore la tutela della natura, ma che tiene soprattutto conto della giustizia sociale e della garanzia di un lavoro dignitoso. Esso diventa, quindi, il modello alternativo che sta cercando di contrapporsi ad un sistema capitalistico e consumistico noncurante dei propri impatti. Se si pensa al settore della moda, il secondo più inquinante dopo quello petrolifero, vien da sé comprendere perché il commercio equo abbia sentito come necessaria la rivoluzione della moda etica. All’assenza di informazioni sul Chi fa i nostri vestiti, esso ha opposto la trasparenza dei vari brand etici, i quali , inoltre, ritengono necessario cercare nelle loro collaborazioni con i produttori presenti in tutto il mondo un compromesso tra creatività/identità e le tendenze dei consumatori occidentali, facendo prevalere le relazioni umane sul profitto. Si analizzeranno i punti forza e le debolezze di un settore che cerca di porsi come competitor dei brand unfair. L’attuale sistema produttivo è diventato ormai insostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Diviene, quindi, necesario per il commercio equo lavorare sulle criticità che presenta (comunicazione, riconoscibilità presso il consumatore, adattabilità al cambiamento, creazione di una rete tra cooperative) per imporsi realmente come modello alternativo di produzione da attuare negli anni a seguire.”
Qualche dato sull’iniziativa: i partecipanti al premio Mani Tese per neolaurati sono stati 39, di questi il 77% donne e il 23% uomini. La città più rappresentata è Milano, col 26% delle partecipazioni, a seguire Roma, Napoli, Torino, Firenze e Bologna. La maggior parte dei candidati proviene da un percorso di studi in Economia (nel 26% dei casi), Scienze Politiche (13%) o Architettura (8%). Le tematiche più affrontate sono state invece la sostenibilità dei processi produttivi, l’economia circolare applicata e la rigenerazione urbana.

Mani Tese e il Piccolo Teatro di Milano sono lieti di riservare una promozione speciale al prezzo di 16 euro agli amici e alle amiche di Mani Tese per lo spettacolo L’abisso, uno spettacolo di e con Davide Enia, in scena al Piccolo Teatro Grassi martedì 12 novembre 2019 alle ore 19.30.
L’abisso è un racconto urgente, profondo, attuale per affrontare l’indicibile tragedia contemporanea degli sbarchi sulle coste del Mediterraneo. Davide Enia mette in scena l’epopea di eroi odierni, tra vita e morte, che diventa metafora di un naufragio individuale e collettivo.
Per prenotare per la prima dello spettacolo di martedì 12 novembre alle ore 19.30 è possibile scrivere a comunicazione@piccoloteatromilano.it specificando nell’oggetto MANITESE/ABISSO, seguito dal vostro nome, cognome e numero di posti da riservare.
Potrete ritirare i biglietti presso la biglietteria del Teatro Strehler (da lunedì a sabato 9.45-18.45, domenica 13-18.30, chiuso venerdì 1 novembre) entro venerdì 8 novembre.
tratto da “Appunti per un naufragio” (Sellerio editore)
uno spettacolo di e con Davide Enia
musiche composte ed eseguite da Giulio Barocchieri
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Biondo di Palermo, Accademia Perduta/Romagna Teatri
in collaborazione con Festival internazionale di narrazione Arzo
organizzazione Luca Marengo
di Tancredi Tarantino, cooperante e docente universitario, collaboratore storico di Mani Tese in Ecuador
Da una settimana l’Ecuador è un paese fuori controllo. Le manifestazioni di indigeni, lavoratori e studenti si susseguono in tutto il paese, mentre la repressione da parte di esercito e polizia si fa sempre più violenta e indiscriminata. Il Governo ha abbandonato la capitale e il Parlamento è chiuso da giorni. Lo stato d’emergenza, decretato dal Presidente Lenín Moreno, limita le libertà fondamentali dei cittadini mentre il coprifuoco riduce la mobilità nelle ore notturne. I saccheggi e le rapine sono numerosi in tutto il paese e lo Stato è assente.
Ad accendere le proteste della popolazione locale è stata l’adozione da parte del governo, lo scorso 2 ottobre, di una serie di misure di riduzione della spesa pubblica. L’esecutivo, senza nessun dialogo previo con le parti sociali, ha eliminato i contributi pubblici sulla benzina, ridotto il salario degli impiegati statali e dimezzato i giorni di ferie.
A dettare il nuovo corso della politica economica ecuadoriana è il Fondo Monetario Internazionale che, a fronte di un credito di oltre 4 miliardi di dollari, concesso per contrastare la recessione e la mancanza di liquidità che opprime il paese sudamericano, ha preteso una serie di aggiustamenti strutturali volti a ridurre la spesa pubblica, flessibilizzare il mercato del lavoro e privatizzare le aziende pubbliche che godono di buona salute.
Un accordo, quello con l’Fmi, le cui negoziazioni sono avvenute nella massima riservatezza, senza alcun dialogo con la popolazione e senza un passaggio formale in Parlamento, come previsto invece dalla Costituzione ecuadoriana.
A scendere in strada per primi sono stati i lavoratori del settore dei trasporti, che il 3 ottobre hanno indetto uno sciopero generale per protestare contro l’aumento del combustibile. Dalla sera alla mattina, la benzina è aumentata del 20% mentre il prezzo del diesel è raddoppiato, con conseguenze preoccupanti anche per la produzione e il trasporto delle merci.
Nei mercati, il prezzo dei prodotti è aumentato immediatamente, e in alcuni casi è più che raddoppiato. Con la conseguenza che, mentre i tassisti paralizzavano Quito, le organizzazioni indigene si riversavano in strada bloccando le principali arterie del paese e annunciando una marcia verso la capitale.
Così, quando in seguito ad un accordo con il governo che garantiva l’aumento delle tariffe, i tassisti e gli autisti d’autobus hanno annunciato la fine dello sciopero, gli indigeni e i contadini stavano già camminando verso Quito. E la protesta dilagava anche in altre città del paese.
Per fronteggiare una situazione che fin da subito è sembrata scappare di mano al governo, il presidente Moreno ha decretato lo stato d’emergenza, limitando il diritto di associazione, la libertà d’espressione e l’inviolabilità del domicilio. Successivamente, ha lasciato la capitale, spostando il governo a Guayaquil, principale centro economico del paese, e decretando il coprifuoco dalle 20:00 alle 5:00, in prossimità di edifici dello Stato e altri luoghi sensibili.
Nel frattempo, il 7 ottobre, gli indigeni hanno raggiunto la capitale e si sono uniti alle proteste cittadine, chiedendo al governo di ritirare il pacchetto di riforme approvato.
Con un atto dimostrativo, l’8 ottobre, i manifestanti hanno occupato per qualche ora il Parlamento e chiesto le dimissioni del presidente Moreno. Nelle stesse ore, un mandato di perquisizione veniva emesso contro la Radio Pichincha, una radio pubblica di opposizione al governo Moreno che sta raccontando le proteste di questi giorni. Una ventina di poliziotti ha fatto irruzione nella sede della radio, sequestrando prove relative alle trasmissioni degli ultimi giorni. Il giorno successivo, Arcotel, l’autoritá locale per le telecomunicazioni, ha sospeso le attività della radio, che è stata così costretta a chiudere.
A Quito, cuore delle manifestazioni di questi giorni, le proteste si concentrano soprattutto nel centro-nord della città, dove hanno sede alcune delle istituzioni principali dello Stato. Finora, la repressione da parte di esercito e polizia è stata violenta e indiscriminata, tanto da allertare anche alcuni organismi internazionali, come la Commissione Interamericana dei Diritti Umani che ha manifestato la propria preoccupazione per la violenza esercitata dalle forze dell’ordine contro i manifestanti.
Gas lacrimogeni e proiettili di gomma sono stati sparati ad altezza d’uomo da esercito e polizia, ferendo diversi manifestanti e prendendo di mira zone neutrali dove vengono assistiti i manifestanti e i feriti. È quanto accaduto nelle ultime ore nella Casa della Cultura Ecuadoriana e nelle università Cattolica e Salesiana. Secondo quanto riportano i volontari che stanno garantendo una prima assistenza medica in quei luoghi, due bambini e due anziani sarebbero morti per asfissia a causa dei gas lacrimogeni sparati tra i pazienti.
Di fronte alla persecuzione che sta subendo anche il personale medico, la Croce Rossa ha sospeso le proprie attività chiedendo al governo che si riconosca la neutralità dell’organizzazione umanitaria.
E mentre la ministra dell’Interno, María Paula Romo, si è scusata pubblicamente per la repressione nei centri di accoglienza e di prima assistenza medica, in alcune città si registrano saccheggi e atti di vandalismo contro negozi e case.
Al momento, sono circa 800 le persone arrestate e almeno due i morti. Ma gli scontri a Quito non accennano a diminuire. In un comunicato, diramato il 9 ottobre, l’esercito si deresponsabilizza per eventuali episodi violenti che possono accadere nel corso delle manifestazioni. “Gli unici responsabili – si legge nel comunicato – saranno coloro i quali attenteranno contro l’ordine pubblico”.
Intanto, le Nazioni Unite stanno dialogando con l’esecutivo e con la Conaie, la principale confederazione indigena del paese, per provare a mediare tra le parti e arrivare ad un accordo per riportare la calma nel paese. Accordo che, al momento, non è stato raggiunto.
Mani Tese e il Piccolo Teatro di Milano sono lieti di riservare una promozione speciale al prezzo di 16 euro agli amici e alle amiche di Mani Tese per lo spettacolo Mistero Buffo, l’opera di Dario Fo e Franca Rame che ha cambiato la storia del teatro italiano, interpretato da Mario Pirovano, in scena al Piccolo Teatro Grassi mercoledì 9 ottobre 2019 alle ore 20.30.
Mistero Buffo è uno spettacolo che ha scritto una pagina nuova e inimitabile nella storia del teatro contemporaneo: torna in scena con Mario Pirovano, attore autodidatta, “cresciuto” alla scuola dei due grandi artisti Dario Fo e Franca Rame, che da oltre 25 anni porta in Italia e all’estero i loro spettacoli.
Per prenotare per la replica dello spettacolo di mercoledì 9 ottobre alle ore 20.30 è possibile scrivere a comunicazione@piccoloteatromilano.it specificando nell’oggetto MANITESE/MISTERO, seguito dal vostro nome, cognome e numero di posti da riservare.
Potrete ritirare i biglietti presso la biglietteria del Teatro Strehler (da lunedì a sabato 9.45-18.45, domenica 13-18.30, chiuso giovedì 1 novembre) entro lunedì 7 ottobre.
Mistero buffo 50
1969-2019 | 50 anni di un capolavoro teatrale
Lo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame che ha cambiato la storia del teatro italiano interpretato da Mario Pirovano
Produzione: Compagnia Teatrale Fo Rame
Distribuzione: Corvino produzioni
In occasione del cinquantesimo dello spettacolo le recite saranno introdotte da protagonisti del mondo della cultura e dello spettacolo vicini a Dario Fo e Franca Rame.
Di Giulia Polato, Rappresentante Paese in Burkina Faso, Mani Tese
Il sostegno di Mani Tese all’Unione dei produttori di Loumbila NANGLOBZANGA continua! Nel mese di luglio, grazie al contributo del progetto “Filiere corte e cibo sano per tutti in Burkina Faso”, cofinanziato dalla Regione Veneto, sono iniziate diverse attività di formazione per i nostri produttori (…anzi, produttrici!), che stanno rafforzando le proprie capacità.
Una di queste ha riguardato la trasformazione del pomodoro in passata.
Se non lo sapete, infatti, il Burkina Faso produce tantissimo pomodoro, che viene comprato, esportato e trasformato in fabbriche estere per poi essere rivenduto in Burkina con l’etichetta “made in Ghana”! Una cosa davvero incredibile! La formazione rivolta alle produttrici è quindi molto importante, perché ha come obiettivo quello di incrementare la produzione di pomodoro locale attraverso la coltivazione e commercializzazione di un prodotto buono, sano e, soprattutto, interamente made in Burkina Faso.
I nostri amici dell’Association Watinoma di Koubri, partner di progetto, sono venuti a dimostrare concretamente alle donne produttrici quali sono tutti gli step di una corretta trasformazione del pomodoro, dal prodotto appena raccolto al vasetto sigillato.
È stato molto significativo il fatto che la location in cui si è svolta la formazione fosse proprio la fattoria didattica dove gli stessi operatori di Watinoma, a loro tempo, avevano imparato questa preparazione. Persone formate diventate a loro volta formatrici!
Anche le nostre donne, quindi, adesso potranno insegnare la tecnica utilizzata ad altre persone. In fin dei conti si tratta di una tecnica molto semplice, che non prevede obbligatoriamente il consumo di elettricità (che qui, a volte, non è un problema banale).
Per di più la trasformazione del pomodoro, ingrediente alla base di moltissimi piatti tipici burkinabé, dà la possibilità di conservare il vegetale per periodi più lunghi, favorendo così l’impiego di cibi locali e sani nella preparazione dei pasti.
Che la tomate revolution, dunque, abbia inizio! 🙂