ALEPPO COME SREBRENICA. LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE FERMI IL GENOCIDIO IN SIRIA

Anche Mani Tese aderisce alla Lettera aperta Al Consiglio di Sicurezza e alle Istituzioni delle Nazioni Unite, alle istituzioni europee e al Governo Italiano promossa da AOI, L’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, per fermare il genocidio in Siria. Di seguito il testo della lettera: E’ tardi, molto tardi. Lo è per garantire la […]

Anche Mani Tese aderisce alla Lettera aperta Al Consiglio di Sicurezza e alle Istituzioni delle Nazioni Unite, alle istituzioni europee e al Governo Italiano promossa da AOI, L’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, per fermare il genocidio in Siria.

Di seguito il testo della lettera:

E’ tardi, molto tardi. Lo è per garantire la salvezza a tutte le vite umane che sono intrappolate da infinito tempo ad Aleppo e per evitare la distruzione della città.

Oltre 500 mila morti dal 2011: la comunità internazionale deve esserne consapevole e deve sentirsene responsabile.

Ma non è mai tardi per aprire i corridoi umanitari per chi sta provando a scappare. Non è mai tardi per condannare le violenze contro i civili in Siria, determinate dallo scontro tra il Governo di Assad e le opposizioni e l’intervento militare della Russia e dei suoi alleati attuali.

Fino ad oggi le istituzioni e la diplomazia hanno espresso indignazione e condanna, ma non basta, serve ufficializzare un NO deciso e fattivo, imporre il freno a questa guerra che è un eccidio, uno sterminio di massa, un continuo evolversi di crimini contro l’umanità.

Nedzav Avdic, un sopravvissuto della guerra in Bosnia, scrive sul The Guardian: “Non abbiamo imparato nulla da Srebrenica”.

La condanna del più grande genocidio dopo la seconda guerra mondiale da parte del Parlamento Europeo nel 2005 non è servita, quella promessa che “non sarebbe accaduto mai più” suona oggi come una gravissima responsabilità della comunità internazionale che non ha garantito questo.

Non stanno in silenzio e ferme le energie solidali delle persone, associazioni, comunità civili che esprimono sdegno, condanna, orrore e che sono comunque attive nell’aiuto umanitario come e dove possono farlo, in Siria e ad Aleppo, ai confini per sostenere le genti in fuga, per accoglierle dal Libano al Mediterraneo, all’Europa.

Ma non basta. Ha ragione Nedzav Avdic, queste energie solidali non possono AIUTARE DA SOLE la gente di Aleppo né raggiungere l’obiettivo dello stop alla guerra.

La politica deve agire, noi soggetti sociali pretendiamo che le istituzioni nazionali, europee ed internazionali si esprimano con la condanna forte dell’eccidio in atto: lo abbiamo visivamente espresso con la grande marcia per la Pace di Assisi lo scorso 9 ottobre, lo ribadiamo oggi.

Lanciamo questa lettera aperta come donne e uomini che sono stati protagonisti della grande stagione solidale del dramma della guerra dei Balcani, del conflitto prima in Bosnia, dopo in Kosovo, sollecitando le coscienze e individualità solidali e democratiche ad aderire e a promuovere forme di mobilitazione.

Al Consiglio di Sicurezza e alle Istituzioni delle Nazioni Unite, alle istituzioni europee, al Governo Italiano chiediamo:

  • la ferma condanna dell’eccidio in atto ad Aleppo da parte di tutte le forze militari in azione
  • l’azione fattiva politico-diplomatica per il cessate il fuoco immediato che ad oggi è stato firmato solo dalla Russia e non dal Governo di Assad, imponendo che l’accordo sia rispettato da tutte le parti
  • l’invio di monitor ONU che assicurino anche l’uscita in sicurezza dei civili dalla zona assediata con l’apertura di corridoi umanitari sicuri
  • l’apertura di un’indagine sul destino delle persone “scomparse”, secondo quanto denunciato dal responsabile ONU per i diritti umani in Siria
  • l’istituzione di una Commissione d’indagine indipendente sulle violazioni del diritto internazionale nel corso dell’assedio di Aleppo, dall’inizio ad oggi

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