#16OTTOBRE E DINTORNI: KATOUMI ADAMOU, LEADER CONTADINA AGROECOLOGICA

di Giovanni Sartor, Responsabile Cooperazione Internazionale di Mani Tese Che emozione poter accogliere nella sede Mani Tese di Milano Katoumi Adamou, Presidente della Federazione dei gruppi di donne produttrici di manioca di Kouba, villaggio del Dipartimento dell’Atacorà, nel Nord del Benin. Lei è una contadina ed è fiera di esserlo, testimone dell’agroecologia intesa come una […]

di Giovanni Sartor, Responsabile Cooperazione Internazionale di Mani Tese

Che emozione poter accogliere nella sede Mani Tese di Milano Katoumi Adamou, Presidente della Federazione dei gruppi di donne produttrici di manioca di Kouba, villaggio del Dipartimento dell’Atacorà, nel Nord del Benin. Lei è una contadina ed è fiera di esserlo, testimone dell’agroecologia intesa come una pratica quotidiana rispettosa della propria terra e fonte di vita.

Sono passati solo pochi mesi, 4 per l’esattezza, da quando ero stato accolto nel suo villaggio da lei e dalle più di 100 donne che coordina, per l’inaugurazione di un nuovo laboratorio per la trasformazione della manioca in Garì (una specie di cous cous prodotto dalla trasformazione della manioca) e di un magazzino per la sua conservazione, che Mani Tese ha costruito nell’ambito del progetto “Impresa sociale al femminile e percorsi educativi per la valorizzazione delle filiere agricole locali”.

kat

Mani Tese è oramai da 7 anni impegnata a sostegno dei gruppi di donne del Benin che coltivano, trasformano e commercializzano la manioca e i suoi derivati e l’esperienza di Kouba è una delle più importanti sia per il numero di persone coinvolte sia perché la filiera funziona; negli anni è aumentatala produzione di manioca nella zona, e la Federazione vende con regolarità i prodotti trasformati: il Garì ma anche la tapioca e i biscotti (che i più fortunati hanno potuto assaggiare incontrando Katoumi in Italia). Grazie a quest’attività, oltre ad avere a disposizione cibo anche per i periodi di scarsità dello stesso nei mercati, le donne hanno iniziato a guadagnare dei soldi, senza dipendere sempre dai mariti, e questo ha permesso loro di mandare a scuola anche le figlie, pagare le cure mediche e garantire alla famiglia una migliore e più varia alimentazione. Katoumi stessa, grazie alla manioca, ha potuto far studiare i figli fino all’università.

IMG_20160505_141435

La manioca è coltivata senza l’utilizzo di fertilizzanti chimici, solo il compost per cui le donne sono state formate recentemente dal progetto di Mani Tese, e anche la fase di trasformazione avviene senza l’aggiunta di particolari prodotti e attraverso l’utilizzo di macchinari e tecniche prevalentemente manuali, se si esclude una sorta di grattugia necessaria per spezzettare il tubero, che utilizza un piccolo motore a diesel. E molti in questi anni visto il successo del Garì, alimento base della popolazione locale ma prima prodotto prevalentemente nel sud del Paese, hanno deciso di convertire in manioca i campi di cotone, dove venivano invece utilizzati in quantità massiccia fertilizzanti chimici. In questo modo la terra è dedicata alla produzione alimentare destinata alla popolazione locale.

Ma l’impegno per l’agroecologia da parte di Katoumi e della sua Federazione non si ferma alla manioca, grazie al contributo di slow food, partner del progetto, sono stati censiti otto prodotti tradizionali della zona, che per diverse ragioni non venivano più coltivati. Si tratta di sementi locali di prodotti come il mais giallo, l’igname (grosso tubero), la patata, il sesamo. Vi è anche, tra queste sementi, quella del fonio dal quale si possono fare diversi prodotti quali la zuppa, la polenta e il cous cous e che è stato quasi abbandonato a vantaggio di altri alimenti come il riso e il sorgo. Per la sua facilità di coltivazione, anche in terreni non particolarmente fertili, è utilissimo nelle stagioni di siccità e nei periodi dove vi è scarsità di beni alimentari nei mercati. Inoltre la sua coltivazione è fondamentale nella rotazione delle colture nei terreni perché ne preserva la fertilità.
La Federazione di donne di Kouba ha rimesso a coltura questi prodotti e Katoumi, in rappresentanza della stessa, ha partecipato a Terra Madre a Torino, il grande evento/incontro dei contadini agro ecologici di tutto il mondo organizzato da slow food.

inaugurazione Tectibayou1

Katoumi è stata in Italia una decina di giorni, alla fine però era ansiosa di rientrare al villaggio, pur nella ricchezza degli incontri fatti e delle conoscenze acquisite, qualcosa le mancava mentre camminava un’ultima volta per le vie di Milano la sera prima del volo che l’avrebbe riportata in Benin: la sua terra, la possibilità di lavorarla con la zappa e di sentirla tra le mani, il pensiero del mais giallo già pronto da raccogliere ed infine il grande desiderio di poter condividere e raccontare a chi era rimasto a Kouba l’esperienza che aveva avuto il privilegio di vivere.