Pacchetto Omnibus: Dietro il Sipario della Semplificazione Legislativa

Una revisione che mette a rischio i diritti umani, l’ambiente e la trasparenza normativa

A pochi mesi dall’approvazione della Direttiva sulla Due Diligence delle Imprese in materia di sostenibilità (CS3D), pubblicata nella Gazzetta Europea il 5 luglio 2024, i suoi principi fondamentali sono già messi in discussione. Ieri, 26 febbraio, il Commissario per l’Economia e la Produttività, nonché per l’Attuazione e la Semplificazione, Vladis Dombrovskis, ha annunciato il tanto atteso pacchetto Omnibus, già anticipato dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel novembre 2024.

Il pacchetto Omnibus, che punta alla semplificazione normativa per le imprese con l’obiettivo dichiarato di migliorare l’efficienza procedurale e ridurre gli oneri economici, in realtà mina l’efficacia delle normative sulla responsabilità d’impresa.

Ad esempio, nel contesto delle filiere produttive, mentre la CS3D garantiva un monitoraggio su tutta la catena del valore per prevenire violazioni dei diritti umani e danni ambientali, la proposta Omnibus limita l’obbligatorietà della due diligence alle sole operazioni dei partner diretti. Questo approccio esclude dal controllo le violazioni più gravi, che spesso si verificano nelle fasi più profonde delle filiere, dove si registrano abusi e atti discriminatori.

Noi di Mani Tese, in qualità di co-coordinatori della Campagna Impresa 2030 – una coalizione italiana di organizzazioni della società civile impegnate nella difesa dei diritti umani e ambientali – esprimiamo un forte disappunto per questo provvedimento. La modifica proposta dal pacchetto Omnibus svuota la Direttiva sulla Due Diligence dai suoi principi chiave, mettendo a rischio anche gli investimenti di quelle imprese che avevano accolto la direttiva come un’opportunità per una regolamentazione più chiara e coerente.

Questo provvedimento frena il progresso verso un mondo più giusto e sostenibile, compromettendo la possibilità di migliorare le condizioni di lavoro, specialmente nei Paesi del Global South. Proprio in questi contesti, dove Mani Tese opera da oltre 60 anni, le parti più vulnerabili della catena del valore sono quelle più esposte a violazioni dei diritti dei lavoratori.

I punti più allarmanti della proposta

  1. Minaccia al processo democratico che ha portato all’approvazione della legge.
  2. Falsa semplificazione, che non affronta i problemi reali e riduce gli obblighi delle aziende, lasciando in sospeso gli impegni climatici nell’ambito dell’Accordo di Parigi.
  3. Limitazione della due diligence ai soli partner commerciali diretti, trascurando le violazioni più gravi che avvengono nelle fasi più profonde delle filiere.
  4. Riduzione del monitoraggio delle politiche aziendali, che passerebbe da un controllo annuale a uno ogni cinque anni.
  5. Eliminazione di meccanismi essenziali di applicazione, come il diritto di accesso alla giustizia per le vittime di abusi, rendendolo più difficile da esercitare.

Queste modifiche riducono l’efficacia della direttiva e la pongono in contrasto con gli standard internazionali di responsabilità aziendale. Il rischio è di trasformarla in un mero esercizio burocratico, lontano dall’obiettivo di una vera sostenibilità d’impresa e con gravi conseguenze per l’ambiente e per i diritti delle persone coinvolte nelle filiere produttive.

Il pacchetto Omnibus non solo compromette la giustizia sociale e ambientale, ma mina anche la stabilità economica e l’efficacia degli interventi a lungo termine. La Cocoa Coalition, ad esempio, ha avvertito in una dichiarazione del 20 gennaio 2025 che modificare la CSDDD potrebbe portare a una frammentazione normativa tra gli Stati membri, aumentando i costi di conformità senza generare benefici concreti.

Un attacco al sistema democratico decisionale

La riapertura della Direttiva sulla Due Diligence attraverso il pacchetto Omnibus rappresenta un attacco al sistema democratico per diversi motivi:

  • Minaccia al processo legislativo partecipativo: La direttiva è stata il risultato di un lungo processo che ha coinvolto il Parlamento Europeo, il Consiglio dell’Unione Europea e numerosi stakeholder, inclusi gruppi della società civile, sindacati e imprese. Riaprirla senza un adeguato coinvolgimento delle stesse parti rischia di escludere voci cruciali e compromettere la legittimità del processo decisionale.
  • Sottrazione di trasparenza e responsabilità: L’approvazione della direttiva ha seguito un iter chiaro e pubblico, con ampie consultazioni. La revisione, invece, rischia di avvenire senza il necessario scrutinio pubblico, riducendo la trasparenza e la responsabilità politica.
  • Incoerenza con il principio di co-creazione delle politiche: La direttiva è stata elaborata in un contesto di cooperazione tra istituzioni europee e stakeholder, garantendo regole chiare e condivise. Il pacchetto Omnibus ignora questo processo collaborativo e mette a rischio la coerenza normativa europea.
  • Indebolimento dei diritti e delle protezioni: Le modifiche che riducono gli obblighi aziendali in termini di trasparenza e responsabilità verso i diritti umani e l’ambiente rischiano di svuotare la legge dei suoi principi fondamentali. Limitare la due diligence ai soli partner commerciali diretti o ridurre i meccanismi di monitoraggio significa minare la protezione delle persone e dell’ambiente.

Questo provvedimento mantiene un modello di business che ignora le emergenze climatiche e sociali, rifiutando ogni azione coraggiosa per affrontare la crisi, esprimendo un’Europa debole, che dimostra incoerenza e una preoccupante vulnerabilità ad influenze esterne. 

Leggi il comunicato stampa di Impresa2030 qui.

Eureka! Al via i percorsi di educazione e partecipazione attiva

Promosso da Mani Tese, Spazio Pensiero e Bipart, Eureka! vuole contrastare la dispersione scolastica e prevenire le cause dell’abbandono favorendo il protagonismo dei giovani preadolescenti e rafforzando le loro competenze di cittadinanza.

Il progetto Eureka!  è partito con i percorsi di educazione e partecipazione attiva alla vita comunitaria rivolti alle ragazze e ai ragazzi degli Istituti Comprensivi di Milano e dei Comuni limitrofi. Promosso da Mani Tese, Spazio Pensiero e Bipart, Eureka! vuole contrastare la dispersione scolastica e prevenire le cause dell’abbandono favorendo il protagonismo dei giovani preadolescenti e rafforzando le loro competenze di cittadinanza. Eureka! è un progetto sostenuto dal Dipartimento per le politiche della famiglia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Le idee delle ragazze e dei ragazzi trasformano la scuola

 “Il Progetto Eureka! si inserisce in un contesto di forte impegno da parte di Mani Tese nella lotta contro le povertà educative. La povertà educativa rappresenta una delle sfide sociali più gravi e complesse del nostro tempo e siamo convinti che solo un approccio preventivo e integrato possa contribuire a cambiare davvero le cose” afferma Elisa Lenhard, Referente Educazione alla Cittadinanza Globale e Advocacy di Mani Tese.

“Crediamo in un modello di intervento che non si limita a rispondere a bisogni immediati, ma che punta a costruire un sistema di supporto solido e duraturo, promuovendo il senso di appartenenza e incentivando i valori di  cittadinanza attiva tra ragazzi e ragazze, attraverso la partecipazione responsabile e consapevole. In un periodo come quello attuale, in cui la decisione del Governo di non rinnovare il Fondo per il contrasto alla povertà educativa ha creato un ulteriore vuoto di risorse, il nostro operato assume un valore ancora più importante. Il Fondo rappresentava un tentativo concreto di affrontare una delle problematiche più gravi del nostro paese. Secondo i dati ufficiali dell’ISTAT, sono 1,29 milioni i minori che vivono in povertà assoluta, un dato allarmante che sottolinea l’urgenza di interventi strutturati. La povertà educativa è strettamente legata a questo fenomeno e rischia di creare un circolo vizioso che compromette il futuro di intere generazioni”.

La dispersione scolastica, uno degli aspetti più drammatici della povertà educativa, è un fenomeno che colpisce in modo devastante le vite di molti giovani, impedendo loro di accedere alle opportunità che una buona educazione potrebbe offrire. Per questo motivo, il Progetto Eureka! non si limita a interventi isolati sul singolo studente o sulla singola studentessa, ma si impegna a rafforzare il legame tra i giovani e le loro scuole e tra le scuole e le comunità locali, con l’intento di creare un sistema di supporto integrato. In questo modo la scuola può diventare un luogo di partecipazione attiva, dove i ragazzi e le ragazze possano sentirsi protagonisti e impegnarsi concretamente per migliorare il proprio contesto sociale e ambientale. La cittadinanza attiva non è un concetto astratto, sono le azioni concrete che trasformano le nostre comunità!”.

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Eureka! Pathways to education and active participation kick off

Sponsored by Mani Tese, Spazio Pensiero and Bipart, Eureka! aims to combat school dropout and prevent the causes of dropout by fostering the leadership of young preadolescents and strengthening their citizenship skills.

The Eureka! project has kicked off with paths of education and active participation in community life aimed at girls and boys from Comprehensive Institutes in Milan and neighboring municipalities. Promoted by Mani Tese, Spazio Pensiero and Bipart, Eureka! aims to combat school dropout and prevent the causes of abandonment by fostering the protagonism of young preadolescents and strengthening their citizenship skills. Eureka! is a project supported by the Department for Family Policy at the Prime Minister’s Office.

Girls “and boys” ideas transform schools

“The Eureka! Project is part of a strong commitment by Mani Tese to combat educational poverty. Educational poverty represents one of the most serious and complex social challenges of our time, and we are convinced that only a preventive and integrated approach can help make a real difference,” says Elisa Lenhard, Global Citizenship Education and Advocacy Coordinator at Mani Tese.

“We believe in a model of intervention that does not simply respond to immediate needs, but aims to build a solid and lasting support system, promoting a sense of belonging and fostering the values of active citizenship among boys and girls through responsible and informed participation. At a time like the present, when the government’s decision not to renew the Fund to Fight Educational Poverty has created a further gap in resources, our work takes on even greater value. The Fund represented a concrete attempt to address one of our country’s most serious problems. According to official ISTAT data, there are 1.29 million children living in absolute poverty, an alarming figure that underscores the urgency of structured interventions. Educational poverty is closely linked to this phenomenon and risks creating a vicious circle that compromises the future of entire generations.”

School dropout, one of the most dramatic aspects of educational poverty, is a phenomenon that devastatingly affects the lives of many young people, preventing them from accessing the opportunities that a good education could provide. For this reason, the Eureka! Project does not limit itself to isolated interventions on the individual student or girl student, but strives to strengthen the link between young people and their schools and between schools and local communities, with the intention of creating an integrated support system. In this way, schools can become a place of active participation, where boys and girls can feel like protagonists and make a concrete commitment to improving their social and environmental context. Active citizenship is not an abstract concept, it is concrete actions that transform our communities!”

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Burkina Faso, quando le donne rilanciano le colture trascurate

Il progetto, finanziato da Alliance Bioversity & CIAT e realizzato da Mani Tese, si è posto l’obiettivo di valorizzare le specie trascurate e sottoutilizzate per favorire sostenibilità e sicurezza alimentare

Con risultati interessanti e indicazioni promettenti per il futuro, è giunta a conclusione un’iniziativa di Mani Tese in Burkina Faso: grazie al co-finanziamento di Alliance Bioversity & CIAT, “Valorizzazione delle NUS (Neglected and underutilized species) e sostegno alla trasformazione nella Grande Ouaga” ha avuto una forte partecipazione della comunità di Loumbila, in particolare del gruppo di donne trasformatrici dell’Unione dei Produttori di Loumbila Nanglobzanga. L’iniziativa ha puntato a valorizzare queste specie per i loro benefici nutrizionali ed economici, nonché per la sostenibilità dei sistemi alimentari locali. Due gli aspetti principali del progetto: miglior conoscenza delle NUS e degli scambi informativi e la loro valorizzazione attraverso processi di trasformazione agroalimentare.

Analisi di mercato: criticità e opportunità delle NUS

Per quanto riguarda il primo risultato, è stata condotta un’analisi di mercato dettagliata che ha permesso di identificare i principali attori della filiera delle NUS: produttori, trasformatori e consumatori. Le indagini e le interviste condotte con ristoranti, hotel e punti vendita hanno fornito informazioni cruciali sulla domanda esistente di prodotti a base di NUS. Sono stati raggiunti 111 attori rispetto agli 85 inizialmente previsti. Lo studio si è focalizzato sulla zona denominata della Grand-Ouaga che include la capitale Ouagadougou, ma anche numerosi comuni periurbani che costituiscono ormai un’estensione della capitale stessa. Questi comuni sono molto importanti per l’approvvigionamento dei prodotti freschi e trasformati che poi arrivano nella città, un obiettivo essenziale verso la sicurezza alimentare endogena per una città che oggi ha una popolazione che supera ampiamente 2 milioni di persone e un ritmo di crescita molto elevato, di circa 300mila unità all’anno. I dati sono stati poi condivisi durante workshop che hanno favorito lo scambio di informazioni e buone pratiche tra gli attori coinvolti, creando reti collaborative che hanno rafforzato la filiera agroalimentare locale.

Questo studio sul mercato delle NUS nella zona della Grand-Ouaga, ha rivelato che, nonostante l’interesse crescente per le NUS, ci sono ancora ostacoli significativi alla loro diffusione. Le principali barriere identificate includono la disponibilità limitata di alcuni prodotti nei mercati urbani, il prezzo elevato dei prodotti trasformati e la scarsa conoscenza dei benefici nutrizionali di queste specie. Inoltre, la mancanza di diversità nelle ricette e la scarsa integrazione di queste piante nelle abitudini alimentari quotidiane rappresentano ulteriori sfide.

Tuttavia, sono emerse anche interessanti opportunità. Le cantine scolastiche potrebbero costituire un canale importante per introdurre le NUS nelle abitudini alimentari dei giovani, mentre i punti di distribuzione come i mercati locali e i supermercati stanno gradualmente integrando questi prodotti nei loro assortimenti. In particolare, la domanda di patata dolce e oseille di Guinea (bissap) è in forte crescita, sia per i prodotti freschi sia trasformati. L’indagine ha anche stimolato un grande interesse per l’espansione della gamma di prodotti trasformati a base di NUS, alimentando la consapevolezza e l’educazione al consumo di prodotti locali, che, pur essendo ancora poco conosciuti, presentano ampi margini di sviluppo.

Un’occasione di crescita per le donne trasformatrici

Un altro aspetto cruciale emerso è la necessità di costruire solide relazioni tra i vari attori della filiera, come produttori, trasformatori e rivenditori, per garantire un flusso continuo di NUS fresche o trasformate. La creazione di una rete di collaborazione tra queste diverse parti è fondamentale per superare le barriere alla diffusione di questi prodotti, come la disponibilità limitata e il costo elevato dei prodotti trasformati.

Per quanto riguarda la trasformazione, il progetto ha posto un’enfasi particolare sul rafforzamento delle competenze delle donne trasformatrici, con l’obiettivo di integrare le NUS nelle loro produzioni. Sono state organizzate attività formative che hanno combinato tecniche tradizionali con innovazioni per diversificare i prodotti e migliorarne la qualità. Inoltre, sono stati inclusi corsi sulle normative HACCP, per preparare il gruppo a soddisfare i requisiti necessari per una futura certificazione di qualità. Sono stati migliorati anche le infrastrutture e i materiali di trasformazione con la ristrutturazione degli spazi e la dotazione di nuovi macchinari (essiccatoio solare, frigo ad energia solare, un mulino multifunzione per prodotti secchi e freschi), con un’attenzione particolare alle normative igieniche e alle pratiche sicure nella lavorazione degli alimenti. Le donne hanno iniziato anche a cercare attivamente nuovi fornitori e strategie di vendita, dimostrando come il progetto abbia creato un ambiente positivo che stimola la crescita personale e collettiva, promuovendo la sostenibilità a lungo termine. Un ulteriore riprova dell’impatto significativo non solo nello stimolare la valorizzazione delle NUS, ma anche nel rafforzare l’autonomia delle comunità locali, in particolare delle donne, creando un ambiente più resiliente e inclusivo per le comunità del Grande Ouaga.

Burkina Faso, when women revive neglected crops

The project, funded by Alliance Bioversity & CIAT and implemented by Mani Tese, aimed to enhance neglected and underutilized species to promote sustainability and food security

With interesting results and promising indications for the future, a Mani Tese initiative in Burkina Faso has come to an end: thanks to co-financing from Alliance Bioversity & CIAT, “Valorization of NUS (Neglected and underutilized species) and support for processing in Greater Ouaga” had strong participation from the Loumbila community, particularly the group of women processors of the Loumbila Nanglobzanga Producers’ Union. The initiative aimed to enhance these species for their nutritional and economic benefits, as well as for the sustainability of local food systems. There were two main aspects of the project: better knowledge of NUS and information exchanges and their enhancement through agro-processing processes.

Market analysis: critical issues and opportunities of NUS

Regarding the first outcome, a detailed market analysis was conducted to identify the main players in the NUS supply chain: producers, processors and consumers. Surveys and interviews conducted with restaurants, hotels, and retail outlets provided crucial information on the existing demand for NUS products. 111 actors were reached compared to the 85 originally planned. The study focused on the area called the Grand-Ouaga, which includes the capital Ouagadougou, but also numerous peri-urban municipalities that are now an extension of the capital itself. These communes are very important for the supply of fresh and processed produce that then arrives in the city, an essential goal toward endogenous food security for a city that now has a population well in excess of 2 million people and a very high rate of growth of about 300,000 per year. Data were then shared during workshops that fostered the exchange of information and best practices among stakeholders, creating collaborative networks that strengthened the local food supply chain.

This study of the NUS market in the Grand-Ouaga area, revealed that despite the growing interest in NUS, there are still significant barriers to their dissemination. The main barriers identified include the limited availability of some products in urban markets, the high price of processed products, and the lack of knowledge about the nutritional benefits of these species. In addition, lack of diversity in recipes and poor integration of these plants into daily eating habits pose additional challenges.

However, interesting opportunities have also emerged. School wineries could be an important channel for introducing NUS into young people’s eating habits, while distribution outlets such as local markets and supermarkets are gradually integrating these products into their assortments. In particular, demand for Guinea sweet potato and oseille (bissap) is growing strongly, both for fresh and processed products. The survey has also stimulated a great deal of interest in expanding the range of NUS-based processed products, fueling awareness and education on the consumption of local products, which, while still little known, have ample room for development.

An opportunity for growth for women processors

Another crucial aspect that has emerged is the need to build strong relationships among the various players in the supply chain, such as producers, processors, and retailers, to ensure a continuous flow of fresh or processed NUS. Networking between these different parties is crucial to overcome barriers to the spread of these products, such as limited availability and the high cost of processed products.

With regard to processing, the project placed special emphasis on strengthening the skills of women processors, with the aim of integrating NUS into their productions. Training activities were organized that combined traditional techniques with innovations to diversify products and improve their quality. In addition, courses on HACCP regulations were included to prepare the group to meet the requirements for future quality certification. Processing infrastructure and materials have also been improved with the renovation of space and the provision of new machinery (solar dryer, solar-powered refrigerator, a multifunction mill for dry and fresh produce), with a focus on hygiene regulations and safe practices in food processing. The women have also begun actively seeking new suppliers and sales strategies, demonstrating how the project has created a positive environment that stimulates personal and collective growth, promoting long-term sustainability. Further evidence of the significant impact not only in stimulating the enhancement of NUS, but also in empowering local communities, particularly women, by creating a more resilient and inclusive environment for communities in Greater Ouaga.

Al servizio della filiera del latte in Kenya/2

Il progetto “Milk Vision 2030”, co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, è entrato nel vivo con una missione formativa sul campo

Continua l’impegno di Mani Tese in Kenya, e nello specifico contesto del bacino del fiume Molo, per sostenere uno sviluppo sostenibile e consapevole della filiera della latte, con l’obiettivo primario di aumentare la sicurezza alimentare per le comunità locali e, allo stesso tempo, promuovere lo sviluppo imprenditoriale del settore. Una recente missione di monitoraggio e formazione sul campo ha segnato un ulteriore passo in avanti in questo senso.

Progetto Milk Vision 2030

Il progetto “Milk Vision 2030”, cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna, ha avuto il suo culmine con la missione in Kenya di scambio di esperienze e formazione da parte di Efrem Nicola, esperto casaro italiano. La missione di Efrem è stata volta a formare i giovani nella produzione di formaggio, in collaborazione con l’azienda Casumaro Maurizio, uno dei partner italiani di progetto.

Attraverso workshop pratici e sessioni di formazione, Efrem ha trasmesso competenze fondamentali nella produzione casearia, supportando la diversificazione e l’espansione della catena del valore del latte. Il suo impegno ha coinvolto lo staff, i membri della cooperativa e soprattutto i giovani, futuri protagonisti del settore.

Questo traguardo permette al Mau Juhudi, gruppo di produttori beneficiario del progetto, di ampliare la propria gamma di prodotti, offrendo nuove opportunità di crescita e sviluppo economico. Un passo avanti significativo per la comunità ora esposta a tecniche avanzate di trasformazione.

Dopo aver visitato le stalle, Efrem ha sottolineato come il latte dei produttori sia di qualità buona e adatto anche per la trasformazione. “Sono rimasto impressionato dalla passione e dall’impegno dei produttori kenioti”, ha dichiarato Efrem. “Sono convinto che questo progetto sia un primo importante passo per portare uno sviluppo duraturo nella regione e migliorare le condizioni di vita dei produttori”.

Serving the milk supply chain in Kenya/2

The “Milk Vision 2030” project, co-funded by the Emilia-Romagna Region, entered into full swing with a field training mission

Mani Tese’s efforts continue in Kenya, and in the specific context of the Molo River Basin, to support sustainable and conscious development of the milk supply chain, with the primary goal of increasing food security for local communities and, at the same time, promoting entrepreneurial development in the sector. A recent field monitoring and training mission marked a further step in this direction.

Milk Vision 2030 Project

The “Milk Vision 2030” project, co-financed by the Emilia Romagna Region, culminated with a mission to Kenya to exchange experiences and training by Efrem Nicola, an expert Italian cheesemaker. Efrem’s mission was aimed at training young people in cheese production, in collaboration with the Casumaro Maurizio company, one of the Italian project partners.

Through hands-on workshops and training sessions, Efrem imparted fundamental skills in dairy production, supporting the diversification and expansion of the milk value chain. His efforts involved staff, cooperative members and especially young people, future players in the industry.

This milestone allows Mau Juhudi, a producer group benefiting from the project, to expand its product range, offering new opportunities for growth and economic development. A significant step forward for the community now exposed to advanced processing techniques.

After visiting the stables, Efrem pointed out that the producers “milk is of good quality and also suitable for processing. ‘I was impressed by the passion and commitment of the Kenyan producers,’ Efrem said. ‘I am convinced that this project is an important first step in bringing lasting development to the region and improving the producers’ living conditions.”

Al servizio della filiera del latte in Kenya

Eccellenze friulane protagoniste sul campo del progetto “Milk Bora”, con una missione di supervisione e formazione

Da tempo Mani Tese è impegnata in Kenya per promuovere la sicurezza alimentare e favorire lo sviluppo imprenditoriale, nel bacino del fiume Molo, attraverso uno sviluppo consapevole e sostenibile della filiera del latte.

Due recenti missioni di monitoraggio e formazione sul campo, relative a due distinti progetti, hanno segnato altrettanti passi importanti verso la promozione di un’agricoltura rigenerativa legata alla produzione lattiero-casearia, che incentivi produzioni di latte ad alto valore aggiunto, naturali, artigianali e con margini migliori, molto richiesti dalla popolazione e nel mercato. Oggi vediamo com’è andata la prima missione.

Filo diretto Italia-Africa

Il Dott. Bartolome Owono Owono, originario della Guinea Equatoriale e formatosi presso il Dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali dell’Università di Udine, dove lavora, ha recentemente concluso una missione in Kenya nell’ambito del progetto “Milk Bora”, cofinanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia.

Attraverso la promozione di pratiche di allevamento sostenibili e innovative, il progetto si propone di migliorare la filiera del latte in Kenya. Il Dott. Owono Owono ha visitato diversi allevamenti, incontrando gli agricoltori locali e condividendo con loro le sue conoscenze in materia di nutrizione e benessere animale. Ha fornito conoscenze pratiche e consigli, sia agli agricoltori sia allo staff locale.

“È stata un’esperienza estremamente gratificante”, ha commentato il Dott. Owono Owono. “Ho avuto l’opportunità di mettere a disposizione la mia formazione per contribuire allo sviluppo di un settore cruciale per l’economia keniota”.

La visita del Dott. Owono Owono è un esempio concreto di come la collaborazione tra Italia e Africa possa generare un impatto positivo e duraturo. Il suo percorso, inoltre, mette in luce il ruolo fondamentale delle diaspore africane formate in Italia, che possono fungere da ponte tra i due continenti, favorendo lo scambio di conoscenze e competenze.