13/05/2020

di Mani Tese Faenza

Perché continuare a fare volontariato quando là fuori c’è il virus e tutto si è fermato? Si potrebbe rispondere a questa domanda in centinaia di modi diversi: noi di Mani Tese Faenza abbiamo deciso di elencarne due, ovvero le due motivazioni principali che ci hanno spinto a organizzare una raccolta viveri.

Punto primo: in questo momento difficile aiutare chi ha bisogno è forse ancora più importante di prima.

In questi giorni, una frase è stata pronunciata da più parti: “siamo tutti sulla stessa barca”. Ecco, noi di Mani Tese Faenza crediamo che questa frase sia una colossale sciocchezza. Al limite (per il puro gusto di situarci nella stessa metafora) si può dire che siamo nella stessa tempesta, ma lo siamo su barche decisamente diverse. Ci sono infatti persone che si trovano a vivere questo periodo di quarantena in situazioni più difficili di altre.

In questo insieme di situazioni estremamente variegate, si può però trovare una certezza: chi già si trovava in condizioni socio-economiche svantaggiate, ora soffre ancora di più le mancanze che anche prima incontrava nella propria vita. E uno dei motivi è senz’altro il fatto che il blocco di questi giorni ha colpito anche quelle attività e servizi che avevano lo scopo di prendersi cura degli ultimi.

Per questo Mani Tese Faenza ha deciso di prendersi l’incarico di organizzare e gestire una raccolta viveri per una mensa di solidarietà del proprio territorio. Per riprendere parte della domanda iniziale si può dire quanto segue: in un momento in cui tutto sembra essersi fermato, la forbice delle differenze sociali continua ad allargarsi più che mai, quindi agire per portare giustizia nel mondo (anche solo un po’) è ancora più importante di prima.

Punto secondo: il senso di comunità.

La raccolta viveri non è stata organizzata da una sola associazione, ma è stata possibile grazie allo sforzo di diverse realtà del territorio e di semplici volontari che si sono armati di mascherine e guanti e si sono messi al lavoro nelle varie strade della città. Crediamo che questo sia di particolare importanza in un momento storico in cui la quarantena individualizza la nostra vita facendoci dimenticare che facciamo parte di una società in cui il vivere comune è prima di tutto una ricchezza. In quest’ottica crediamo che il lavoro comune di persone provenienti da realtà diverse serva a ricordarci che l’altro non è tanto una possibile fonte di contagio, quanto un compagno con cui condividere i propri obiettivi e sogni (o magari anche solo farci due chiacchiere, che in questo periodo fa particolarmente piacere).

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