Attualità

Tornerò e saremo milioni


08/03/2016

Di Claudia Zaninelli

L’ Honduras è un paese di tristi primati: San Pedro Sula è stata classificata dalla Nazioni Unite per diversi anni come la città più violenta al mondo per numero di omicidi; paese di guerra fra maras che si disputano i traffici quali droga, esseri umani armi,  ultimo paese del continente americano ad aver vissuto un colpo di stato nel giugno del 2009 durante il quale l’ ex Presidente Manuel Zelaya fu deportato fuori dal paese e, infine, uno dei contesti più rischiosi a livello continentale per i difensori dei diritti umani e dei diritti ambientali.

La  Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) ha manifestato preoccupazione per il fenomeno di criminalizzazione dei difensori che si sta sempre più diffondendo nel sub-continente latinoamericano. La FIDH (International Federation for Human Rights) ha pubblicato alla fine del 2015 un report sulla situazione di criminalizzazione in America Latina e il caso di Bertha Caceres è riportato come caso emblematico per l’ Honduras.

Bertha Caceres è stata co-fondatrice e coordinatrice del COPINH (Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’ Honduras), che ha la sua sede en La Esperanza, Intibucà. E’ stata una leader comunitaria che ha vissuto difendendo i diritti territoriali e culturali dei popoli indigeni, riconosciuta a livello nazionale e internazionale per il suo ruolo carismatico. Ha militato e alzato la voce in un paese dove la violenza non è solo legata a fenomeni di bande e di traffici, ma in cui è violenza “politica” e perpetrata da un Governo che è il risultato di elezioni non riconosciute. Bertha e il COPINH sono stati in prima fila per il recupero delle terre del popolo Lenca nella zona di Rio Blanco,  e in difesa del fiume Gualcarque, contro un progetto di costruzione del complesso idroelettrico Agua Zarca da parte dell’ impresa nazionale Desarrollos Energéticos S.A. de C.V. (DESA), finanziato a livello nazionale dalla Banca FICOHSA e a livello internazionale da fondi proveniente di Paesi Bassi, Finlandia e Germania. I lavori della costruzione sono stati per anni ritardati e bloccati proprio dalla resistenza lenca, coordinata dal COPINH e che ha visto la Banca Mondiale ritirare i propri investimenti nel 2013. Al prezzo però di vite umane: già nel 2013, Tomas Garcia del COPINH fu ucciso proprio per la sua partecipazione alle manifestazioni.

Dal 2009 la Commissione Interamericana dei Diritti Umani ha riconosciute misure precauzionali a Berta Caceres, proprio perché considerata “ a rischio” .  Negli ultimi anni è stata vittima di persecuzioni, intimidazioni e criminalizzazione da parte di attori statali e non, proprio per la sua attività di difensore dei diritti umani in un contesto in cui le comunità indigene si oppongono allo sfruttamento del territorio da parte di attività estrattive, imposte senza la consulta previa, libera ed informata come prevista nella convenzione 169 dell’ ILO. Il coraggio di Bertha le ha visto riconoscere nel 2015 il Goldman Prize, una sorta di nobel per l’ ambiente per essersi distinta fra gli attivisti che lottano in difesa dei territorio, dei beni comuni e della Madre Terra.

Non l’ha però difesa da chi invece la considerava un ostacolo: Bertha Caceres è stata assassinata nella sua casa en La Esperanza all’alba del 3 marzo, proprio nei giorni in cui il COPINH stava ospitando “La Utopia”, il Forum su Energie Alternative con rappresentanti di organizzazioni della regione. In questo stesso attentato è stato ferito gravemente Gustavo Castro Soto, coordinatore di Otros Mundos Chiapas e membro di Friends of the Earth-Messico.

Negli ultimi 5 giorni non solo i movimenti honduregni, ma anche le organizzazioni e le istituzioni di tutto il mondo hanno espresso la propria tristezza  per questo omicidio. Oggi, 8 marzo 2016, Martin Schulz, Presidente del Parlamento Europeo ha condannato pubblicamente l’ omicidio, definendo Bertha un modello per tutti coloro che sono in prima linea e che dedicano la propria vita per la difesa dei territori e per il rispetto dei diritti dei popoli indigeni.

Il  rischio che gli autori materiali e soprattutto i mandanti dell’ omicidio, non vengano identificati è elevato in un paese che occupa il 7 posto a livello mondiale nell’ Indice Globale di Impunità, elaborato dal Centro Sudi su Impunità e Giustizia (CESIJ) dell’ Università de las Américas Puebla. Per questo motivo il COPINH sollecita un’indagine con esperti indipendenti e imparziali, e chiede al Governo che venga firmato un accordo con la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) che invii esperti ad hoc.

Ai funerali di Bertha Caceres sono accorse migliaia di persone da tutto il paese, ma anche dall’estero, per accompagnare il feretro al grido di “Bertha no muriò, se multiplicò”. Nonostante la criminalizzazione, l’impunità, la violenza strutturale, in Honduras come in altri paesi, sono tante ancora le persone che a rischio della propria vita e di quella dei propri familiari si espongono in difesa dei diritti umani e della natura. A loro vanno dedicate le parole di Bertha Caceres, estrapolato dal suo discorso al ritiro del premio Goldman: “Nelle nostre cosmo-visioni siamo esseri nati dalla terra, dall’ acqua e dal mais, il popolo lenca è custode ancestrale dei fiumi che ci insegnano che dare la vita per essi è dare la vita per il bene dell’ umanità e di questo pianeta”.

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