Mi chiamo Alessandro Raponi. La prima volta che ho collaborato come volontario con Mani Tese è stato nel dicembre 2011 e avevo sedici anni. Fra qualche mese ne compirò ventidue e posso affermare, con il distacco del tempo, che in quel momento della mia vita avevo solo bisogno di sentirmi utile e credere in qualcosa.
La scuola, dopo due anni di ginnasio severi ma entusiasmanti, era divenuto un momento della giornata piatto e sterile, grazie ad insegnanti che contribuivano senza pietà a distruggere il liceo classico. Ero in Feltrinelli come cliente e Franca, l’allora referente, mi chiese di partecipare all’iniziativa natalizia MOLTO PIU’ DI UN PACCHETTO REGALO: accettai e tre anni fa divenni referente!
Quello che mi ha sempre spaventato nella vita è l’annoiarsi e ho sempre preferito tenermi impegnato. Il volontariato con Mani Tese, in quel periodo della mia vita, è stato salvifico. Oltretutto sono sempre stato mosso nel mio agire da una profonda necessità di eliminare disuguaglianze che non riuscivo a tollerare, come a cinque anni quando non potevo comprendere il perché di un bambino, della mia stessa età, su uno scalino a chiedere l’elemosina: era ingiusto e chiedevo a mia madre di portarlo a casa con noi per aiutarlo, ma evidentemente la faccenda era un po’ più complicata!
Margaret Mazzantini in un suo libro ha scritto “nessuno si salva da solo” e penso che nella vita tutti dovremo essere pronti ad aiutare, andare incontro a qualcuno e salvarlo. Come lo si faccia, poi, è secondario: l’importante è agire. Collaborare con Mani Tese ed aiutare le popolazioni del sud del mondo è stato ed è ancora il mio modo: probabilmente perché quel bambino che si commuoveva per un suo coetaneo abbandonato in strada esiste ancora!