03/04/2020

di Emilio Valentini, Gruppo Volontari Roma di Mani Tese

L’esperienza che stiamo vivendo rischierà di lasciare un segno duraturo e forse rivoluzionario sul nostro modo di agire e di rapportarci alla cittadinanza come volontari, anche se al momento, credo sia alquanto velleitario pensare di poter prevedere i contorni di questi cambiamenti.

Sono del parere che il nostro modo di approcciarci alle attività in futuro non possa prescindere da questa novità: in altre parole, soprattutto a livello nazionale, conclusa l’emergenza contagi, rischia di essere un errore ripartire con le attività come se un brutto sogno fosse finito e si trattasse semplicemente di alzarsi dal letto e cominciare una nuova giornata. Al contrario, ritengo che sia preferibile, nell’impostare e proporre qualunque nuova attività, partire proprio dall’esperienza che abbiamo vissuto tutti; credo infatti che questa esperienza possa rivelarsi un grande ostacolo ma al contempo e paradossalmente un catalizzatore verso tutte le nostre proposte future.

Rischia di essere un grande ostacolo perché al di là della questione sanitaria, la cui reale portata ci è ancora sostanzialmente opaca, saranno purtroppo certe per tutti noi le conseguenze, anche sul piano economico; molto difficilmente la pressione e lo stress sostenuti in questi mesi dal cittadino medio, lo renderanno permeabile al discorso “difficile” che Mani Tese porta avanti tradizionalmente.

Mi interessa invece molto di più guardare alla situazione che stiamo vivendo come un’opportunità grande: sono convinto che l’epidemia “avvicini” Mani Tese e i suoi volontari alla cittadinanza… 

Infatti:

1)     Tutti noi stiamo facendo l’esperienza, per di più sofferta quindi molto più condizionante, della globalità della pandemia: pressoché tutte le questioni care a Mani Tese presuppongono cause e soluzioni globali.

2)     Tutti noi stiamo facendo esperienza – anche questa, ahinoi, sofferta – del ruolo, del contributo individuale, positivo o negativo, che ciascuno esprime, volente o nolente senza possibile neutralità, in questa condizione; ognuno è corresponsabile della soluzione globale della pandemia. Qualcosa di non molto diverso da ciò che Mani Tese sostiene da sempre nella sua lotta alle forme di ingiustizia sociale, economica e ambientale.

3)     Tutti noi stiamo facendo esperienza sofferta, dello stato di costrizione fisica e psicologica, in questi giorni di domicilio coatto nelle nostre case: uno stato non molto distante da quello in cui versano, ordinariamente, tante comunità del sud del mondo prese a cuore dall’Associazione, ma che per tanti di noi sono troppo lontane.

4)     Tutti noi stiamo facendo esperienza sofferta ma anche fiduciosa, delle nuove possibilità che il domicilio coatto ci offre: ridare spazio ad attività semplici che la quotidianità spesso comprime, prenderci cura di quei parenti maggiormente esposti al contagio, recuperare relazioni di prossimità ad esempio con i vicini del condominio, relazioni che in molti casi non erano mai state attivate. Sobrietà e consapevolezza dei consumi, valorizzazione delle relazioni umane ed ambientali, attenzione solidale ai bisogni degli altri, non sono forse parole chiave per Mani Tese?

Tutto questo lo stiamo vivendo e imparando con sofferenza, dunque non può non toccarci. Per questo credo che qualunque discorso di Mani Tese debba ripartire da qui, da questo apprendimento comune che stiamo facendo e che associazioni come la nostra hanno il dovere di porre in evidenza. È come se tutto questo fosse la prova, tragica ma incontrovertibile, della qualità del discorso manitesino. I nostri discorsi veicolati attraverso l’esperienza comune appena vissuta troveranno probabilmente un terreno più fertile su cui germogliare, una disposizione d’animo nuova.

Questa condizione difficile e condivisa da tutti i cittadini potrebbe dunque favorire l’adesione al volontariato.

Ho molto apprezzato le proposte che Mani Tese sta allestendo in rete, gli interventi previsti e futuri di “Il bello di restare”, o “Cambia moda”. Mi chiedo, nello spirito del “mobilitarsi restando a casa”, se non si possa spingere i cittadini, quantomeno quanti già sono connessi alle nostre reti sociali, a farsi una propria formazione sui temi seguenti:

a)     Visto che la spesa di generi alimentari è diventata una delle poche attività consentite, perché non porla al centro della nostra attenzione, sensibilizzando i cittadini su temi per nulla nuovi, anzi cari a Mani Tese: filiera corta, crisi dell’agricoltura, prodotti di stagione, biologico, ecc… Lo strumento potrebbe essere quello delle videoconferenze come ne “Il bello di restare”, oppure giochi da scaricare o portali come quello di “Cambia moda”: tutti accessibili da internet e che noi volontari potremmo impegnarci a diffondere viralmente.

b)     Prima ancora della spesa ciò che più viviamo è la casa: si potrebbe allora, con la stessa modalità del punto a), affrontare temi come il risparmio energetico domestico, o quello dell’acqua, senza ovviamente perdere di vista lo sguardo globale che ci ha sempre caratterizzati.

c)     Infine, far riflettere il cittadino sulla ritrovata qualità dell’aria, effetto imprevisto della pandemia e promuovere l’impiego del mezzo pubblico.

Immagino che anche l’educazione alla cittadinanza globale, possa, quando riapriranno le scuole l’anno prossimo, recepire il tema della pandemia come esperienza familiare dalla quale partire per mostrare le affinità e i parallelismi fra quel tema e i tanti fenomeni di ingiustizia, oggetto vero dell’interesse di Mani Tese.

foto emilio valentini
Emilio Valentini

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