Circa il 20% dei 152 milioni di bambini lavoratori nel mondo sono indiani. L’India è anche il paese col più elevato numero di lavoratori sotto i 14 anni di età, e la più alta percentuale di lavoro in industrie pericolose per gli adolescenti in età compresa tra i 15 e i 17 anni di età.
Il lavoro minorile è frutto di fattori di spinta e fattori di attrazione. In Tamil Nadu il fattore di spinta è costituito dal progressivo e drammatico impoverimento dell’economia rurale, che costringe le famiglie a fare ricorso al lavoro dei figli per la mera sopravvivenza, mentre i fattori di attrazione sono rappresentati dall’imponente espansione e dalla struttura dell’industria del tessile e del confezionamento.
Le zone di Coimbatore e Tirupur, in Tamil Nadu, sono note a livello mondiale per la lavorazione del cotone in tutte le sue fasi: a partire dal prodotto grezzo fino all’impacchettamento e all’esportazione del prodotto finito. A partire dagli anni ’90 infatti la produzione è sempre più orientata verso l’estero, e i costi dei prodotti e del lavoro sono sempre più condizionati dalle commesse dei grandi marchi multinazionali, che qui producono o si riforniscono dei filati.
L’industria tessile indiana ha saputo affinare la capacità di rispondere al mercato internazionale in termini di qualità e affidabilità, e alle continue richieste di riduzione dei prezzi ha risposto abbattendo il costo del lavoro, riducendo stipendi e tutele e con un progressivo impoverimento dei diritti dei lavoratori. Si è così assistito a un aumento degli impianti di filatura e confezionamento, a un cambiamento radicale nella tipologia di contratti utilizzati con i lavoratori, ad un progressivo aumento della forza lavoro femminile, insieme all’abbassamento dell’età delle lavoratrici impiegate.
Le ragazze delle zone rurali intorno a Tirupur, Dindigul e Coimbatore sono state identificate come una riserva a cui attingere. Sono bambine, ragazze, che le famiglie spesso inconsapevoli delle conseguenze mandano a lavorare nelle industrie tessili locali, sia come lavoratici giornaliere coi pulmini delle aziende che girano nei villaggi e le portano nelle fabbriche, sia come lavoratrici residenti all’interno degli ostelli aziendali.
Per assumere le ragazze le aziende utilizzano degli agenti reclutatori, che a loro volta sfruttano dei broker locali, residenti nei villaggi, che ricevono un piccolo compenso (2,50 – 5,50 euro) per ogni ragazza reclutata. La promessa di un periodo di lavoro di qualche anno (2-4), che consentirà alle ragazze di risparmiare denaro sufficiente al pagamento della dote per sposarsi, è un ulteriore fattore di spinta.
L’elenco delle violazioni dei diritti del lavoro e dei diritti umani è lunghissimo; di seguito citiamo i più gravi:
- Salari bassi: le giovani ragazze ricevono salari bassissimi, ben al di sotto del salario minimo fissato dalla legislazione del Tamil Nadu.
- Orari di lavoro eccessivamente lunghi e straordinari obbligatori, fino a 16 – 20 ore al giorno.
- Rischi e problemi di salute, legati alle condizioni di lavoro; le cure mediche, anche in caso di incidenti sul lavoro, sono a carico delle lavoratrici, né sono previsti risarcimenti.
- Abusi verbali, fisici e sessuali subiti dalle giovani lavoratrici (compresi casi di vero e proprio sfruttamento sessuale); particolarmente vulnerabili sono le ragazze che vivono all’interno degli ostelli delle fabbriche.
Il sistema di reclutamento e il trattamento, a cui queste giovanissime lavoratrici sono sottoposte, rappresentano indubbiamente forme moderne di schiavitù, traffico di esseri umani e lavoro forzato.
India
Tirupur, Tamil Nadu, India
India
Dindigul, Tamil Nadu, India
India
Namakkal, Tamil Nadu, India
India
Tirunelveli, Tamil Nadu, India
India
Trichy, Tamil Nadu, India
Obiettivo principale del progetto, della durata di 12 mesi, era il contrasto all’impiego di lavoro minorile, al lavoro forzato ed al lavoro di vittime di traffico di esseri umani nell’industria tessile in Tamil Nadu, con le seguenti finalità specifiche:
- Miglioramento delle condizioni di vita e lavoro delle giovani donne impiegate nel settore e compensazione dei danni subiti dalle vittime.
- Prevenzione di lavoro minorile, lavoro forzato e traffico di esseri umani.
- Dialogo con lavoratori, imprese, governo, sindacati per il miglioramento delle condizioni di lavoro e per l’applicazione della legislazione vigente.
Dettagli di progetto
Paese
India,
Località
Distretti di: Tirupur,,Dindigul,,Namakkal,Tirunelveli,,Trichy in Tamil Nadu,
destinatari
1.000 giovani donne impiegate nel settore tessile.
- Informazione e sensibilizzazione
In India si dice che ci vuole un intero villaggio per crescere un bambino. Per questo motivo non bisogna mai sottovalutare la necessità di educare i genitori ed i membri della comunità sui pericoli del lavoro minorile e sugli schemi di reclutamento della forza lavoro a rischio di sfruttamento. I genitori, compresi i genitori delle lavoratrici attualmente impiegate, sono stati informati e sensibilizzati sulla legislazione del lavoro e sui diritti dei lavoratori, fornendo altre sì nozioni finanziarie elementari per consentir loro di comprendere i termini del problema. Sono state condotte ben 36 azioni di questo tipo in tutti i distretti di provenienza delle lavoratrici, coinvolgendo più di un migliaio di persone. 461 lavoratrici e le loro famiglie sono state accompagnate nelle richieste dell’assistenza sanitaria e di eventuali sussidi governativi.
Non poteva mancare la sensibilizzazione in una quindicina di scuole della zona, raggiungendo circa 1.200 ragazze adolescenti. A seguito di ciò si è assistito ad una riduzione del numero di giovani ragazze che abbandonano la scuola e vanno a lavorare negli impianti di filatura. Sono sempre di più le ragazze che proseguono gli studi, arrivando alle scuole secondarie.
In 16 villaggi si sono formati altrettanti gruppi di ragazze adolescenti con 165 membri in totale: costituiscono i Parlamenti delle Adolescenti. In essi le giovani sono state formate sull’importanza dell’istruzione, dei diritti dell’infanzia, del diritto del lavoro, oltre che su salute ed igiene. Gli incontri hanno consentito di identificare nei villaggi i bambini (soprattutto femmine) precocemente avviati al lavoro e, con il supporto dei leader locali, di iscriverli nuovamente a scuola, mentre i reclutatori sono stati identificati e denunciati.
Analogamente sono stati istituiti 17 nuovi Comitati di Villaggio con 165 membri scelti fra le personalità di rilievo. Hanno il compito di monitorare il fenomeno della tratta ed eventualmente di intervenire.
- Formazione
La formazione si è articolata su 3 diverse modalità.
La prima, in sartoria e ricamo, ha coinvolto 114 ragazze. Queste, istruite anche su nozioni di equità salariale e messe in contatto, per chi ne ha diritto, con i programmi governativi di assistenza, sono ora in grado, come già avvenuto per molte di esse, di procurarsi un lavoro equamente retribuito evitando la quasi schiavitù delle filande.
La seconda tipologia di formazione ha riguardato 22 giovani lavoratrici, che sono state addestrate a monitorare i diritti umani all’interno delle fabbriche tessili.
Infine è stato organizzato un evento con 35 lavoratrici per discutere tutte assieme, sotto la guida di un esperto, delle situazioni e delle violazioni che le ragazze devono subire all’interno delle filande.
- Vigilanza
La linea telefonica di aiuto appositamente istituita ha ricevuto più di 800 chiamate, riguardanti prevalentemente molestie, sicurezza sul lavoro, problemi salariali, mancato riconoscimento dei contributi assistenziali ad erogazione statale. A loro si è cercato di dare soddisfazione, nel limite del possibile, intervenendo presso le fabbriche relative.
È stata sottoscritta una petizione nazionale che richiede fra l’altro l’istituzione all’interno di ogni fabbrica di un comitato per molestie e abusi sessuali sul luogo di lavoro e di un comitato a disposizione di tutti i lavoratori per la segnalazione e la gestione di abusi o reclami di altro genere, come d’altra parte già prevede la legge in vigore. Al termine del progetto erano già 5 le grosse fabbriche che, con il supporto degli operatori di SAVE, avevano istituito al loro interno tali comitati.
Infine numerosissimo son stati gli incontri con altre associazioni operanti nel settore, nonché con le associazioni di categoria del tessile. 8 comitati specifici sono stati organizzati per coordinare il lavoro delle Ong operanti nel settore. E’ tutto in solo un anno.