La zona d’intervento si trova nel Kenya centrale all’interno del bacino del fiume Molo, uno dei corsi d’acqua che nascono dalla foresta Mau. È la maggiore foresta pluviale di montagna dell’Africa orientale e la maggior riserva d’acqua del Kenya, gravemente disboscata nel corso degli ultimi decenni. La riduzione della foresta ha provocato un repentino cambiamento climatico, una riduzione drammatica della piovosità e della portata d’acqua del fiume e un degrado progressivo del territorio a valle. Questo ha avuto gravi ripercussioni sui mezzi di sussistenza della popolazione.
La sub contea di Marigat ha sofferto particolarmente le conseguenze del cambio climatico e della mancanza di piogge, a cui si sono aggiunte pratiche di allevamento e agricoltura poco sostenibili, che contribuiscono alla degradazione del già estremamente fragile territorio. Il ridursi delle risorse naturali disponibili ha anche innescato una pericolosa spirale di violenza e instabilità, provocando ricorrenti razzie di bestiame e conflitti tra le popolazioni confinanti.
Kenya
Baringo County, Kenya
Il progetto, di durata biennale, si è sviluppato attorno al miglioramento della sicurezza alimentare e nutrizionale su tre assi: miglioramento della produttività dei piccoli agricoltori, diversificazione della dieta con proteine animali e promozione del reddito da prodotti forestali non legnosi.
Il progetto è stato costruito sulle esperienze acquisite a seguito di un precedente intervento realizzato da Mani Tese e NECOFA nella zona.
Dettagli di progetto
Paese
Kenya,
Località
Contea di Baringo, sub contea di Marigat,
destinatari
2.000 agricoltori, 1.300 allevatori, 110 pescatori, 300 apicoltori e le loro famiglie.
- Miglioramento della produttività dei piccoli agricoltori.
In questa fase si sono consolidati i 15 gruppi collegati ad altrettanti campi dimostrativi. Essi sono formati principalmente da donne e giovani ed uno dei risultati più importanti del progetto, afferente alla tematica trasversale di genere, è stato quello di creare opportunità per le donne, di solito ai margini in particolar modo nelle comunità pastorali. La prima operazione è stata la recinzione dei campi, operazione indispensabile per salvare i raccolti, vista la pratica locale del pascolo allo stato brado. Si è proceduto quindi alla preparazione dei terreni, accompagnandola a formazioni specifiche sulle tecniche di preparazione dei suoli, sul controllo dell’erosione con opere di terrazzamento e sull’importanza dei fertilizzanti naturali. Ad aprile 2017 è iniziata la distribuzione dei semi in concomitanza con le prime piogge e ad ora i campi risultano tutti coltivati.
Contemporaneamente sono stati supportati 4 club scolari con l’obiettivo di promuovere l’agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare fin dall’infanzia, interessando un totale di 1.053 bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie; di questi 158 sono direttamente coinvolti nell’attività orticola. Notevole è la performance di una di queste scuole, che ha realizzato con l’aiuto degli animatori del progetto niente po’ po’ di meno che un impianto di irrigazione goccia a goccia.
Veniamo ora alla fornitura di sementi e piante alle famiglie più vulnerabili. Sono stati distribuiti 2.000 kg di sementi a 500 gruppi familiari (mediamente composti da 6 persone), dando la preferenza a famiglie con situazioni di difficoltà (presenza di disabili, ragazze madri, persone sieropositive, ecc.). Grazie alla presenza di silos forniti dal progetto, al raccolto una parte delle sementi hanno potuto essere conservate per essere ripiantate l’anno successivo. La notevole varietà dei semi proposti è una delle chiavi per produrre il cambiamento delle forme tradizionali di coltivazione, andando oltre la monocoltura, arricchendo la dieta e promuovendo varietà autoctone e resistenti alla siccità.
Nell’intento di unire sicurezza alimentare, aumento del reddito e protezione ambientale, sono state altre sì distribuite a 350 famiglie vulnerabili 9.000 piante da frutto (mango, papaia, avocado, frutto della passione, banana, agrumi vari). Analogamente sono state distribuite piante da frutto anche nelle 4 scuole di cui sopra.
Opportune formazioni culinarie sono state sviluppate a partire dai nuovi prodotti ottenuti dalla varietà di sementi distribuite, onde promuoverne un positivo inserimento nelle diete alimentari delle popolazioni della zona.
- Diversificazione della dieta con proteine animali.
Il secondo ambito di intervento ha riguardato l’aumento di consumo di proteine, che, a causa del basso livello di reddito, è molto scarso. Quasi la totalità delle famiglie del posto consuma proteine animali una o al massimo due volte alla settimana. Il progetto ha contribuito a promuovere tre fonti proteiche: pesci, capre da latte e suini, che hanno un minor impatto sull’agricoltura, sull’ambiente e sulla pace sociale (furti di bestiame e sconfinamenti) rispetto ad ovini e bovini allevati allo stato brado. Tutte e tre le attività suddette sono diventate nel corso del progetto felicemente sostenibili, come di seguito viene descritto.
- Diversificazione della dieta con proteine animali: la pesca.
La sub contea di Marigat si sviluppa intorno al lago Baringo, il cui pesce è una delle fonti principali di proteine per gli abitanti dell’area. Anche il lago, a causa dei cambiamenti climatici, ha subito però pesanti alterazioni, provocando una consistente riduzione degli stock di pesce.
Attualmente la strategia governativa è quella di promuovere l’acquacoltura, ovvero l’allevamento di pesci in luoghi confinati, prevalentemente vasche artificiali, evitando così di erodere ancora di più le scarse risorse del lago. Giacché molti vivono ancora della pesca sul lago, il progetto ha operato su entrambi gli assi: il supporto alla pesca tradizionale ed alla trasformazione del pescato, e la promozione dell’acquacoltura.
Relativamente alla pesca tradizionale ed alla trasformazione del pescato sono state fornite formazioni sulla tutela ambientale e sulla gestione sostenibile della pesca, sulle norme di igiene e sulla preparazione dei cibi. Sono state inoltre fornite ed in certi casi realizzate varie attrezzature: ami, reti, giubbetti, tavoli per l’essiccatura ed il lavaggio del pesce, stufe, piani di cottura per l’affumicatura, ecc.
Per la realizzazione delle attività di acquacoltura sono stati identificati 4 gruppi di donne. La tecnologia scelta è stata quella di costruire vasche sopraelevate con struttura di metallo, misuranti m. 4 x 3 x 1 di altezza. Ne sono state realizzate 10. Tutti i 4 gruppi hanno seguito un percorso formativo realizzato in collaborazione con il locale dipartimento della pesca. Sono stati quindi forniti 4.200 avannotti di Tilapia. È stata anche sperimentata con successo l’integrazione pesce-pollo, che sfrutta le deiezioni dei polli per formare micro plancton che diviene a sua volta nutrimento per i pesci; in tal modo si è ottenuto un aumento del tasso di crescita dei pesci ed un risparmio del 30% sui mangimi.
- Diversificazione della dieta con proteine animali: le capre da latte.
Il secondo animale scelto per l’integrazione proteica dell’alimentazione è stata la capra da latte. Il latte di capra è un alimento che scarseggia nella zona, a causa delle varietà locali di animali poco produttive e dell’allevamento allo stato brado. La razza di capre scelta produce almeno 1 litro di latte al giorno, anche nella stagione secca, soddisfacendo le esigenze di una famiglia di medie dimensioni. 10 gruppi, per un totale di 218 donne, sono stati allo scopo formati e dotati di 38 capre di questa particolare razza, che incrociate con 10 animali di razza locale si sono moltiplicate fino quasi a raddoppiare.
È da notare anche che la stabulazione ha un particolare impatto nella dinamica di genere, perché, rispetto allo stato brado di competenza maschile, è di specifica competenza femminile, riequilibrando così la bilancia del potere all’interno del nucleo familiare.
Tutto ciò è stato possibile grazie anche all’opera di formazione delle operatrici e della formazione di para-veterinari per la gestione della salute animale.
- Diversificazione della dieta con proteine animali: i suini.
La terza forma proteica identificata è stata quella di origine suina, la cui domanda è in costante crescita sul mercato locale. Il progetto durante la prima annualità ha identificato due scuole come siti dimostrativi per l’allevamento di maiali. Sono stati realizzate sessioni di formazione con allievi e allieve, che con il personale ausiliario delle scuole sono coloro che curano gli animali.
I primi risultati delle vendite sono stati talmente promettenti che le due scuole hanno richiesto un’ulteriore fornitura di animali (18 per la precisione, forniti da un produttore oggetto di un passato progetto di Mani Tese). Le scuole hanno pure manifestato l’intenzione di ampliare ulteriormente le strutture per poter stabulare un maggior numero di animali. Diversi contadini della zona, visitando gli allevamenti, hanno anche manifestato l’interesse di sperimentare questo tipo di allevamento.
- Promozione del reddito da prodotti forestali non legnosi: il miele.
La contea di Baringo è una delle migliori zone del Kenya per la produzione di miele, ma il potenziale non viene sfruttato appieno per la scarsa capacità dei produttori e per la mancanza di attrezzature e strutture adeguate. La produzione non riesce così sovente a raggiungere gli standard minimi per l’accesso al mercato.
Il progetto ha lavorato in questi due anni distribuendo 100 arnie tradizionali migliorate, che, grazie agli accorgimenti adottati, hanno mostrato la loro migliore adattabilità alle condizioni climatiche del luogo con un incremento del 20-30% della produttività.
Contemporaneamente ci si è occupati della promozione di un’associazione di apicoltori di ca. 170 membri. Con loro è stata realizzata una raffineria per la produzione del miele, dotata di tutti gli accorgimenti necessari per garantire gli standard di igiene raccomandati dal Kenya Bureau of Standards, indispensabili per consentire l’immissione del prodotto nel circuito formale del commercio. La certificazione è stata ottenuta e viene periodicamente rinnovata, previa ispezione delle strutture.
Il miele viene direttamente venduto dall’Associazione di donne di Koriema, che lo immette nel circuito del consumo, confezionato in barattoli da 1 kg e ½ kg, oppure lo vende direttamente ai piccoli consumatori.
Un ultimo dato: in due anni la produzione totale di miele raffinato è stata di 6 tonnellate (pari a ca. 9 tonnellate il miele vergine raccolto) con un incremento di ca. il 200% rispetto alle condizioni antecedenti il progetto.