26/10/2018
Decine di organizzazioni sociali, laiche e cattoliche (Dall’Anpi, all’Arci, alle Suore ausiliatrici, agli studenti, ai Centri antiviolenza (l’elenco è in continuo aggiornamento) hanno risposto all’appello a scendere in piazza con cortei, presidi, flash mob, contro il razzismo, la xenofobia, l’attacco ai diritti e ai fondamenti della nostra democrazia. Si è arrivati a considerare reato la solidarietà, come dimostra la campagna del governo contro le Ong che compiono salvataggi in mare. Si chiudono i porti e si innalzano muri, indicando nei migranti i principali responsabili del disagio sociale che investe tanta parte di un paese che conta oltre 6 milioni di poveri.
E’ ora di rivendicare con forza umanità e civiltà, per uscire da un’involuzione culturale e politica sempre più profonda..
Per questo invitiamo tutte e tutti a compiere un primo grande passo il 27 ottobre, manifestando insieme in tante città italiane.
Di seguito il testo dell’appello che chiama alla mobilitazione e in allegato il lunghissimo elenco di adesioni, con alcuni dei tanti appuntamenti già fissati.
APPELLO
In Italia e in Europa risuonano forti campanelli di allarme.
I princìpi di civiltà e di convivenza democratica sono tornati a essere bersagli di chi vuole dividere, reprimere, escludere, cacciare.
Razzismo e xenofobia vengono ogni giorno instillati tra gli italiani del Nord e del Sud, e si diffondono nelle città e nelle periferie sociali. Ma se prima si trattava soltanto di segnali universalmente considerati negativi, adesso i sintomi sono rappresentativi di un’involuzione profonda. E fanno paura.
A fronte di un cambiamento così preoccupante, manca però una grande risposta di popolo contro le violenze, i soprusi, le prepotenze che scendono dall’alto come una nera cappa che copre il nostro Paese. Una risposta in nome dei diritti, del rispetto, del senso di umanità che non possiamo e non dobbiamo smarrire.
I primi segnali di un’alternativa sono arrivati con la risposta all’attacco a Riace e al suo sindaco Mimmo Lucano.
Da più parti viene la richiesta di una battaglia di civiltà, in difesa della democrazia costituzionale. E contro le diseguaglianze, contro le povertà, sociali e culturali che i ministri dell’odio manipolano, strumentalizzando il disagio e la sofferenza che coinvolgono milioni di italiani, per rivolgere la rabbia nei confronti delle persone più deboli dei nostri tempi: i migranti.
A questa gente, a milioni di donne, uomini, bambini viene negato qualsiasi diritto. È un’umanità che fugge da fame, povertà, guerre, terrore. Di questo immenso popolo, una piccola parte vorrebbe venire in Italia, anche solo per attraversarla. Lo vorrebbe fare rivolgendosi agli Stati, legalmente e senza rischiare la vita. Ma leggi e politiche sempre più proibizioniste e liberticide producono morte e sofferenza e alimentano la criminalità e le mafie.
In Italia soffia un vento furioso di propaganda e, peggio, di violenza. Il limite della intolleranza si traduce in forme di aggressione e regressione sempre più gravi. I migranti diventano ostaggi, nemici, gente pericolosa. Insultati, picchiati, feriti da armi da fuoco, concentrati in centri invivibili. Adulti, minori, donne sole, bambini trovano in Italia un’ostilità crescente. E come se non bastassero il blocco delle navi e il boicottaggio delle Ong, il governo approva un decreto che, se accolto dal Parlamento, metterebbe ancora più a rischio la loro vita.
Un Decreto che punta a demolire il diritto d’asilo, a consegnare ai privati l’accoglienza puntando sui grandi centri che alimentano corruzione e razzismo, scaricando sui territori costi, disagio e tensione sociale.
Eppure nonostante le difficoltà politiche, nonostante i dubbi, nonostante le divisioni, tanti italiani sono disposti a fare argine al drammatico dilagare di comportamenti “cattivi”, che non avevamo ancora mai visto prima verso i più indifesi. Ma c’è di peggio, perché chi perseguita i deboli non se ne vergogna. Ostentando e stimolando odio.
A questa vasta area democratica, cattolica, di sinistra, spetta il compito di tenere alta la bandiera della civiltà, della pace, della convivenza tra diversi, della democrazia. Il mondo cattolico, con le sue strutture e i suoi giornali, è già impegnato attivamente in aiuto dei migranti e in prima fila contro razzismo e xenofobia: la Chiesa di papa Francesco interpreta con lucidità i tempi presenti. Ma ci sono centinaia di associazioni disposte a mobilitarsi in nome dell’umanità. E poi ci siamo tutti noi, donne, uomini, giovani e meno giovani, compagne e compagni, preoccupati e convinti della necessità di dare una ampia e forte risposta alla crescente barbarie. È il tempo di compiere un primo, grande, passo. Tutti insieme. E possiamo farlo manifestando il 27 ottobre 2018, non in una ma dieci, cento città.
Link all’evento: http://bit.ly/fermarebarbarie