15/11/2017

di Mama Samba Balde

Quando Matteo mi ha chiesto di raccontare la mia esperienza non vi nascondo che per me non è stato semplice sintetizzare e mettere a fuoco tutti questi mesi di lavoro con Mani Tese nel progetto “No bin pa fika”. Tanti mesi di lavoro e di racconti di migranti di ritorno partiti giovani e tornati uomini, delle loro storie e delle loro sofferenze.

La regione di Gabù è la regione della Guinea-Bissau con più migranti di ritorno. Nelle prime due settimane di progetto oltre 100 persone di tutti i settori della regione sono venuti a bussare alle nostre porte per poter partecipare al progetto. In passato avevo lavorato sulla migrazione. Ma mai come questa volta ho capito quanto soffrono i miei fratelli in questo disperato viaggio e cosa sono disposti a subire pur di trovare una misera fortuna in Europa. Il progetto è stato molto ambizioso: ristrutturazione di un centro della gioventù, un pollaio per produzione di uova e carne e un forno comunitario.

All’interno del centro poi abbiamo organizzato corsi di informatica e corsi di contabilità e commercializzazione per piccole attività commerciali ed un corso di alfabetizzazione basica.

Oltre 40 i migranti di ritorno che sono stati formati. Molti di loro hanno partecipato ai corsi con i figli. Ora alcuni sanno scrivere. Altri hanno già aperto una piccola bottega dove vendono pochissimi prodotti. E hanno vicino alla calcolatrice le nostre schede per registrare cassa e contabilità. Una bellissima soddisfazione. Mamadu, che lavora nel pollaio, ha ricevuto ad agosto il primo stipendio dovuto alla vendita dei primi polli. Ora vuole lavorare qui e si vuole impegnare qui.

Tanto lavoro e tanta passione. Tante storie e tanti sforzi che ci stanno dando belle soddisfazioni. Ora tutta Gabù finalmente conosce il reale problema della migrazione irregolare. Ne parlano tutti. Ma noi sappiamo che ce la possiamo fare, insieme, con la volontà di tutti.

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