Attualità

“Magical Kenya”?


13/04/2015

“Magical Kenya, Why I love Kenya” con tanto di hastag, sono i mantra che si ripetono sui giornali e sui social network per ricordare al mondo delle bellezze turistiche in Kenya e ridare lustro all’immagine del paese. Bellezze invero un po’ opache, come vecchia argenteria attaccata dal tempo, dall’incuria e in via di degrado, per la forte pressione antropica, dall’aumento fortissimo del bracconaggio al degrado ambientale.

Ma dietro agli hastag, che tanto piacciono, vi è una altra realtà. Un paese che a 10 giorni dall’attacco a Garissa, ancora fa i conti con le laceranti ferite dell’ennesimo atto terroristico.

Domenica 12 l’esplosione di un trasformatore ha creato il panico nel campus della Università di Nairobi, nella località di Kikuyu, e la fuga dei giovani ha lasciato sul terreno un morto e un centinaio di feriti.

Questo episodio è il sintomo del clima di paura e tensione che aleggia nel paese. Sui giornali i leaders chiedono a gran voce provvedimenti draconiani e il governo pare averli accontentati. Il vice Presidente, Ruto, ha dichiarato che come l’11 settembre ha cambiato gli Stati Uniti, così Garissa ha cambiato il Kenya.

Con un mossa preoccupante ha dato 3 mesi all’UNHCR per chiudere il campo profughi di Dadaab e rimpatriare i profughi, altrimenti ci penserà il governo. E in più ha annunciato che il previsto muro di 700 km sul confine somalo verrà realizzato.

Analogamente il Governo ha chiuso numerose agenzie di money transfer, vitali per assicurare alla Somalia i fondi della diaspora, attirandosi le critiche di numerose organizzazioni internazionali, da Oxfam a Save the Children, per la arbitrarietà del provvedimento che ha indiscriminatamente chiuso tutte le agenzie e che pare più una misura punitiva più che preventiva.

Un altro segnale di confusione è stato l’ordine di sblocco del reclutamento di 10.000 agenti di polizia. Il presidente, non nuovo a discorsi impulsivi, appena dopo l’attacco di Garissa, ha ordinato alle 10.000 reclute, il cui concorso era stato bloccato dalla corte per chiari e diffusi episodi di corruzione, di presentarsi il giorno 12 aprile per iniziare l’addestramento. Il reclutamento di agenti scelti con criteri altri rispetto al merito, chiaramente non è indice di grande qualità, ma un tale ordine ha creato una situazione confusa, con molte proteste per il tentativo del presidente di violare la costituzione e, nel fuoco incrociato di dichiarazioni e contro dichiarazioni, l’ispettore generale del Kenya, che prima aveva dato esecuzione all’ordine presidenziale, lo ha successivamente revocato. Nel frattempo molte reclute si sono comunque presentate il giorno 12 aprile ai cancelli del centro di addestramento a Nyeri, solo per essere respinte tra le forti proteste. Un nuovo esercizio di reclutamento sarà realizzato il giorno 20, ma la saga ancora non si è conclusa.

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A tutto questo si aggiunge il forte tribalismo, che ancora dilania il paese, con numerosi scontri etnici, e una forte tensione fra le etnie dominanti, in primis i kikuyu del presidente e kalenjin del vice, verso le altre.

Il Parlamento è stato scena di un fortissimo dibattito, in seguito alla nomina di 2 figure per la Judical Service Commission da parte presidenziale. Dai banchi della opposizione si è alzata una feroce polemica, in quanto le due figure, come numerosi altri casi, sono state scelte dai 2 gruppi etnici dominanti, e tale decisione ha scatenato un fortissimo e accesissimo dibattito, segnale delle ancora forti tensioni etniche nel paese.

Il “Magical Kenya” quindi è precorso di numerose scosse, da frizioni forti e fra 2 anni sarà chiamato alle elezioni, che si preannunciano davvero molto serrate e tese. Ma non tutto è negativo. Pur nella situazione difficile il paese continua la sua marcia nell’attesa delle piogge che dovrebbero mettere fine alla forte siccità. L’italia ha donato 25 borse di studio ai giovani di Garissa, durante la visita del ministro degli esteri Gentiloni. Piccoli segni di solidarietà. Numerose marce sono state realizzate, i tentativi draconiani ricevono critiche da parte della società civile, e un parte ancora forte del paese non vuole cadere nella xenofobia.

Così come continua  il nostro lavoro, nel piccolo, a fianco delle comunità. Dagli interventi sull’ambiente, alla pianificazione di nuova progettualità, pur in questo clima incerto Mani Tese, il partner locale Necofa continuano a lavorare per migliorare le condizioni di vita delle comunità e realizzare tangibili interventi per migliorare in maniera concreta le condizioni di vita delle comunità.

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