22/03/2016
*estratti da articoli di Giorgio Trucchi
Il report “Guatemala: nunca más” pubblicato nel 1998 dall’ Ufficio Diritti Umani dell’ Arcivescovato del Guatemala coordinato dal Vescovo Juan Jose Gerardi, riportava che fra il 1954 e il 1996 circa 150.000 guatemaltechi sarebbero stati uccisi e 50.000 risultavano ancora desaparecidos. Si contano circa 600 massacri e 400 comunità Maya sterminate, 1 milione di rifugiati interni, 200.000 orfani e 40.000 vedove. 9 su 10 vittime erano civili disarmati, per la maggioranza indigeni. E’ stato definito il genocidio più grande del’ America contemporanea e il 60% delle violazioni a diritti umani sarebbero state commesse dall’ Esercito regolare. Due giorni dopo la presentazione del report, il vescovo Gerardi fu assassinato.
Nel 1982 uno dei tanti distaccamenti militari dispiegati sul territorio guatemalteco dalla politica contro-rivoluzionaria dello Stato guatemalteco, in piena guerra civile, si installò nella comunità di Sepur Zarco, nel nord-est del paese.
Il solo fatto che le famiglie di questa comunità stessero portando avanti i tramiti per la legalizzazione delle proprie terre, fu considerato come un fattore “rivoluzionario” e per questo gli uomini furono fatti scomparire e le donne ridotte in stato di schiavitù e sottoposte a violenza sessuale per più di 6 mesi.
Nel 2011 le 15 donne maya Q’echì’ hanno deciso di rompere il silenzio e presentare un causa penale per gli abusi sofferti e sono state in questo processo accompagnate da varie organizzazioni (Mujeres Transformando el Mundo, Piattaforma Internazionale contro l’Impunità, l’ Alleanza Rompendo il Silenzio contro l’ impunità fra le altre, CONAVIGUA); il giudizio ha avuto inizio il primo febbraio nella capitale guatemalteca. I due imputati, il tenente colonnello Esteelmer Francisco Reyes Giron e l’ex militare Heriberto Valdez Asig, erano stati già fermati nel giugno 2014 con accuse di delitti contro l’umanità.
Il silenzio quasi sepolcrale che regnava nella Sala della Corte Suprema di Giustizia del Guatemala è stato interrotto da un interminabile applauso e da grida di gioia quando la giudice Jazmin Barrios ha terminato la lettura della sentenza di condanna contro gli ex militari Esteelmer Francisco Reyes Giron e Heriberto Valdez Asig. Dopo 34 anni sono stati dichiarati colpevoli di delitti contro l’umanità: violenza sessuale e schiavitù domestica contro le donne maya Q’echi’, dell’ assassinio di Dominga Coc e delle sue due figlie, cosi come della “desaparicion” forzata di sette uomini, mariti delle querelanti. Per queste atrocità sono stati condannati in forma definitiva rispettivamente a 120 e 240 anni di prigione.
La giudice ha anche riconosciuto il loro valore e coraggio come persone “presentandosi a deporre e a esporre pubblicamente le molteplici violenze sessuali di cui furono oggetto, che indubbiamente hanno lasciato effetti post-traumatici irreversibili”, ha spiegato. “Riconoscere la verità aiuta a sanare le ferite del passato e l’applicazione della giustizia è un diritto che assiste le vittime e contribuisce a rafforzare lo stato di diritto nel nostro paese, facendo prendere coscienza del fatto che delitti come questi non devono mai più ripetersi”, ha aggiunto Barrios.