30/03/2020

Nei giorni scorsi ci ha lasciato Raffaele Masto, giornalista esperto e appassionato dell’Africa.

Anche Mani Tese, vuole ricordarlo con profondo affetto e riconoscenza per essere stato in questi ultimi decenni, con il suo stile semplice e asciutto, uno dei più importanti punti di riferimento per conoscere e capire a fondo le sfide dell’Africa, dove anche noi siamo fortemente impegnati in particolare in Kenya, Guinea Bissau, Burkina Faso, Benin e Mozambico.

Tante volte negli anni c’è stato modo di incrociarsi, tra le strade polverose dei Paesi africani o in sale conferenze in Italia, uniti dal comune desiderio di andare oltre stereotipi e luoghi comuni e descrivere un Africa viva, fatta di volti e di storie, ma anche dei meccanismi complessi di ingiustizia e sfruttamento di cui è vittima.

Ci piace ricordarlo con le parole di una nostra amica Bruna Sironi, che ha condiviso con Raffaele la passione per l’Africa.  

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Raffaele Masto ci ha lasciato venerdì sera. L’ha portato via il coronavirus, quando ormai si era ripreso da un’importante operazione al cuore che l’aveva tenuto diverse settimane tra la vita e la morte alla fine dello scorso anno.

La sua perdita lascia un grande vuoto tra tutti coloro che l’hanno conosciuto. Raffaele, Raffa per gli amici, era una persona gentile e informata con cui era sempre interessante e piacevole chiacchierare. Ma ne sentiranno la mancanza soprattutto coloro che si occupano d’Africa.

Raffa ha cominciato a parlarne in modo competente ed appassionato dai microfoni di Radio Popolare fin dagli Anni Ottanta, quando ancora era bibliotecario all’Istituto dei Tumori. Pianeta Africa, trasmissione da lui proposta e coordinata, era un appuntamento settimanale imperdibile per chi in quegli anni cercava di capire le dinamiche dell’evoluzione politica e dello sviluppo sociale ed economico del continente.

Poi ha deciso di fare il giornalista a tempo pieno e ci ha portato per mano a capire le crisi di Paesi come il Rwanda del dopo massacro, il Congo del dopo Mobutu, la Somalia dei signori della guerra, la Nigeria dalle enormi contraddizioni, il Sud Sudan in piena guerra civile e tanti, tanti altri. Spesso si è appoggiato nei suoi viaggi alle organizzazioni non governative e ai missionari che gli hanno mostrato la realtá del continente, senza schermi. I suoi reportage erano quelli di un giornalista “embedded”, impegnato a capire l’impatto delle politiche interne, della diplomazia internazionale, dell’economia neocolionale prima e globale poi sulla gente dell’Africa, che ne pagava le conseguenze in termini di instabilitá e marginalizzazione. Ma non solo. Ci ha fatto conoscere anche la resistenza e la resilienza della sua gente su cui si fonda la rinascita di un continente ormai in piena ebollizione, ricco di start up innovative, di artisiti affermati, di giovani dinamici, di giornalisti coraggiosi.

I suoi numerosi libri ci hanno raccontato l’Africa attraverso gli occhi di una persona appassionata, curiosa ed empatica. I primi hanno come protagoniste due donne. In Io, Safiya è una nigeriana alle prese con la radicalizzazione dell’Islam, ben prima della nascita di Boko Haram. Nel secondo Libera, una eritrea ci racconta la sua vita tra l’arruolamento forzato e i pericoli dell’emigrazione, quando i flussi migratori erano ancora allo stadio iniziale, ma non erano meno pericolosi ed umilianti, sulla via della fuga e nel porto di arrivo. Si potrebbero definire libri profetici, se non fosse che sono il prodotto di un giornalista attento, che raccoglieva le sue informazioni direttamente sul campo, dai protagonisti diretti, nei villaggi, sulle strade, nei ristorantini locali e dunque coglieva sul nascere le nubi che si addensavano, ma anche le novitá insospettabili di un continente in grande e perpetuo movimento.

Dai microfoni di Radio Popolare, dalle pagine della rivista Africa e dal blog collegato, Buongiorno Africa, con cui ha collaborato fino alla fine, ci ha fatto conoscere ed amare un continente cosí diverso da rischiare di essere incomprensibile, mostrandoci i fili che lo legano indissolubilmente al nostro mondo, e in definitiva alla nostra vita. Per questo Raffa ci mancherá. Ci mancheranno i suoi occhi aperti e curiosi, le sue parole fluide ma pregnanti, le sue analisi proposte come appassionanti racconti, e la sua amicizia che costruiva rapporti solidi e duraturi. Che la terra ti sia lieve.

raffaele masto_mani tese 2020
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