26/06/2020
Maria Vittoria Moretti, fiorentina di nascita e vagabonda nella vita, viaggia e gira per il mondo dall’età di sei anni, cioè da quando ha preso il suo primo aereo da sola. “Viaggio per scoprire le meraviglie naturali di questo nostro pianeta, per conoscere le diverse culture che lo abitano e per trovare me stessa durante il cammino” dice di sé stessa. Da maggio 2019 Maria Vittoria condivide le sfide e il lavoro di Mani Tese come Capo Progetto e Rappresentante Paese in Mozambico. In particolare, lavora su progetti di sviluppo rurale, che praticano un approccio agro-ecologico per sviluppare un’alternativa economica sostenibile nel rispetto sociale e ambientale.
Maria Vittoria è una persona solare, che crea fin da subito una forte empatia con gli altri. Quando penso a una cooperante, non riesco a immaginarmi volto e sorriso migliori del suo. Maria Vittoria gestisce grosse responsabilità in Mozambico, eppure quando parla di sé lo fa sempre con grande umiltà.
Quando ho provato a chiederle di descriversi in poche parole, mi ha risposto con quelle del filosofo cinese Lao Tzu: “Chi conosce gli altri è sapiente; chi conosce sé stesso è illuminato” aggiungendo “Ecco, io ancora non mi ritengo né sapiente, né illuminata perciò a questa domanda non saprei cosa risponderti”.
Allora le ho chiesto altro.
Maria Vittoria, perché hai deciso di diventare una cooperante?
“Ho sempre avuto come obiettivo la cooperazione, fin dall’università. L’idea era di applicare le mie conoscenze e apprendere da contesti socio-economici e ambientali nuovi e diversi da quelli in cui sono cresciuta. Supportare e partecipare al cambiamento positivo in ambito ambientale e agricolo nelle aree più “svantaggiate” (sotto vari punti di vista: storico-geografico, sociale, legislativo, economico, etc.) era ed è la mia sfida attuale”.
Quali sono stati i tuoi studi?
“Mi sono laureata alla Scuola di Agraria dell’Università di Firenze in Scienze Agrarie per la Sicurezza Alimentare ed Ambientale nei Tropici. Successivamente ho conseguito un Master in Analisi dei Sistemi Ambientali in Olanda, presso l’Università di Wageningen e ho continuato con un Diploma Magistrale in Cooperazione Internazionale: Esperto in Progettazione e Management presso la Scuola COSPE a Firenze”.
Come sei arrivata a lavorare in Mozambico con Mani Tese?
“Seguo il lavoro di Mani Tese da tempo e, già mentre lavoravo in Angola, avevo la curiosità di conoscere la cultura e la società civile mozambicana. Grazie a Mani Tese, ho avuto la fortuna di poter unire questi due desideri e partire per la Zambezia”.
Di cosa ti occupavi in Angola?
“Ho avuto la possibilità di lavorare in Angola con alcune comunità rurali dell’entroterra, in progetti di protezione ambientale, lotta alla deforestazione e sostegno allo sviluppo di alternative economiche socialmente ed ecologicamente sostenibili”.
Parliamo di oggi: ci spieghi il tuo lavoro per Mani Tese in Mozambico?
“Il mio ruolo attuale è quello di Coordinatrice di un progetto di cooperazione e Rappresentante Paese per Mani Tese. Nel concreto, cerco di gestire e portare avanti tre diversi progetti (due agricoli e uno di post emergenza dopo il ciclone IDAI) e una bella equipe locale che lavora insieme a me. Mantengo contatti assidui con le autorità locali, con i numerosi partner di progetto e con i finanziatori. Quando riesco, inoltre, mi dedico alla ricerca di nuovi finanziamenti e partner locali interessanti per creare nuovi progetti di sviluppo in Mozambico”.
Qual è la tua giornata tipo?
“Inizio la mia giornata tipo, come tutti, in casa dove cerco di trovare il tempo per dedicarmi alla lettura delle ultime notizie sul Paese in cui mi trovo e su quello da cui provengo.
Arrivo in ufficio tra le 08:00 e le 08:30, saluto tutti i colleghi e comincio la giornata con il mio bellissimo piano di lavoro. La speranza di riuscire a seguire il piano di lavoro, tuttavia, viene frantumata dopo normalmente un’oretta, quando cominciano ad arrivare chiamate, messaggi e mail da parte di partner, colleghi, altre ONG, finanziatori e persino sconosciuti, con cose urgentissime da risolvere, iniziare o finire…
Così mi ritrovo in un batter d’occhio alle 12:30, ora di pranzo, durante la quale attualmente il personale delle pulizie deve fare il secondo round negli uffici per igienizzare le superfici (una delle misure adottate in loco nell’ambito della prevenzione al COVID-19). Spesso pranzo insieme ai colleghi ed espatriati di altre ONG che si trovano ancora a Quelimane (molti si sono spostati a Maputo/capitale, sempre a causa del coronavirus).
Alle 13:30 c’è il caffè di gruppo in ufficio, perché anche alcuni colleghi locali ormai si sono abituati ai piaceri che può regalare una moka rimpiazzando così la loro bevanda solubile al gusto di caffè (che viene bevuta con una decina di cucchiaini di zucchero per coprirne il cattivo gusto!).
Dopodiché mi richiudo in ufficio e, dalle 16:30 (orario di chiusura) fino alle 18:30 circa, cerco di concludere le ‘emergenze’ accumulate e riprendere in mano il piano di lavoro della mattina.
Finito questo, rientro a casa oppure mi aggrego per una birra con altri espatriati di Quelimane. Attività questa, ovviamente al momento sospesa a causa del COVID-19”.
Come sta andando questa esperienza?
“L’esperienza è molto interessante e ci sono sfide quotidiane su più fronti, soprattutto perché lavoriamo su diversi progetti con una moltitudine di partner nazionali e internazionali.
Si apprendono cose nuove ogni giorno, migliorando la capacità di problem solving! Lavorare con questa varietà di partner è molto interessante perché mi permette di approfondire tematiche differenti e confrontarmi con università, altre ONG, istituzioni governative, specialisti nel settore dell’agroecologia, delle politiche ambientali e dei sistemi irrigui sostenibili”.
Le tue maggiori soddisfazioni?
“Oltre alla bellezza di lavorare in un ambiente multisettoriale, le soddisfazioni maggiori arrivano con il raggiungimento dei risultati, che non solo sono soddisfazioni personali ma anche per l’intero staff con cui lavoro”.
E invece le difficoltà più grandi?
“La difficoltà maggiore sta nella complessa disorganizzazione burocratica del Paese che rallenta molto le attività.
Poi c’è spesso l’impossibilità di lavorare su campo per dover assolvere ai doveri di coordinazione e d’ufficio. Inoltre il dover essere sempre all’altezza delle richieste e delle pressioni che arrivano dai vari fronti.
Infine, c’è la difficoltà di mantenere un confine tra la vita lavorativa e quella privata e fare orari di lavoro più salutari: a casa avrei molte più distrazioni e interessi da seguire che mi stimolerebbero a staccare prima dall’ufficio, qui invece mi concentro molto sul lavoro!”.
Cosa ti piacerebbe dire a chi vive in Italia e conosce poco il Mozambico?
“Il Mozambico è un Paese molto diverso dall’Italia e difficile da raccontare in poche righe, quindi il mio consiglio è di venire a visitarlo! (Ovviamente dopo l’emergenza coronavirus). Credo che il Mozambico abbia un potenziale molto elevato come meta per il turismo ambientale: ha meravigliose spiagge, montagne, laghi, parchi e una bellissima fauna marina”.