19/04/2018
Classe 4°G dell’istituto Fossati-Da Passano
In occasione del progetto di Mani Tese, il dottor Marco Grondacci, avvocato di Legambiente, parla agli alunni delle classi quarte A e G dell’istituto Fossati-Da Passano.
“Tutti voi conoscerete, grazie al telegiornale o ai media, la storia di Ilaria Alpi” – esordisce l’esperto e, alla risposta affermativa degli studenti, aggiunge – “Ora, voi vi chiederete che relazione vi sia tra la giornalista e l’argomento che sarà trattato oggi, ovvero le navi dei veleni. Ebbene, per quanto ciò mi dispiaccia, essendo io stesso un cittadino della Spezia, il mio lavoro e le mie scoperte mi hanno portato alla conclusione che esiste un collegamento tra i due temi. Per arrivare a quello che ho appena accennato, è opportuno che vi parli prima di altri fatti.
Tutto parte dall’inchiesta avviata dalla procura di Alessandria nel 1994: gli inquirenti trovano nell’alveo del fiume Tanaro barili contenenti rifiuti tossici, che si ricollegano successivamente alla discarica di Pitelli. Non so quanti di voi siano a conoscenza delle vicende che riguardano tale discarica, motivo per il quale farò ora un breve excursus sull’argomento.
Essa è stata, in passato, luogo di irresponsabile stoccaggio di rifiuti pericolosi, di natura prevalentemente industriale. Come potete ben capire, la propagazione dei fumi e l’interazione di tali elementi con il terreno, sono fattori di inquinamento ambientale che può rivelarsi gravemente dannoso per il cittadino. Oltre a questo, bisogna mettere in conto l’impatto visivo terribile che un ambiente come la discarica ha su un territorio come quello spezzino, noto per le sue bellezze naturali e per il quale il turismo è fondamentale.
Altra vicenda che si collega all’argomento è quella di Natale De Grazia: ufficiale più che rispettabile, capitano di fregata e medaglia d’oro al valore che dal 1994, a seguito del trasferimento al Compartimento di Reggio Calabria, collabora attivamente alle indagini della Procura riguardo al traffico di rifiuti tossici e radioattivi.
Il pentito di mafia Francesco Fonti dichiara in seguito di ritenere che il capitano sarebbe stato ucciso a causa delle sue indagini in merito allo smaltimento illecito di rifiuti tossici e ricollega la vicenda all’assassinio di Ilaria Alpi, avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo 1994.
Il 12 dicembre 1995, mentre si reca in missione presso la nostra città per fornire dichiarazioni in tribunale in merito alle indagini da lui condotte, il capitano De Grazia muore improvvisamente. La sua morte viene subito imputata ad un arresto cardiaco e la richiesta dei famigliari di effettuare un’autopsia per accertarne la reale causa viene declinata dal tribunale. Ciò rimane verità agli occhi di tutti fino al 2012, quando l’autopsia accerta la morte per intossicazione.
Si potrebbe anche parlare degli irresponsabili dragaggi effettuati sul fondale del nostro golfo, proprio in corrispondenza dell’allevamento dei mitili, sui quali Legambiente ha insistito per l’apertura di un’inchiesta, rigettata dal TAR.
Sono molteplici gli episodi di cui si potrebbe ancora trattare, ma oggi mi voglio attenere al tema dell’incontro, cioè quello di cui abbiamo parlato fino ad ora. Vi lascio quindi così, sperando di avervi informato maggiormente su argomenti che colpiscono noi spezzini in modo particolare e che non sono largamente conosciuti come dovrebbero.”
Tali episodi possono essere collegati a quello della Jolly Rosso?
“Anche detta semplicemente “Rosso”, la nave della società di navigazione Ignazio Messina & C., dopo un temporaneo disarmo alla Spezia, si arena il 14 dicembre 1990 nei pressi di Cosenza, a causa dell’imbarco di acqua avvenuto attraverso alcune falle nello scafo: l’equipaggio viene recuperato in elicottero e il relitto smantellato sul luogo senza ulteriori accertamenti. Quello che fa pensare sono però i diffusi tumori della gente del luogo immediatamente successivi all’accaduto, che portano ad aprire un’indagine la quale evidenzia che la nave, ufficialmente utilizzata a scopo di trasporto di generi alimentari e tabacco, era in realtà adoperata per trasportare rifiuti tossici.
Secondo un rapporto di Greenpeace nel 1989, erano tre le navi che caricavano rifiuti tossici per conto di aziende private o per conto del Governo italiano, oltre alla Jolly Rosso: la “Cunsky”, la “VoraisSporadis” e infine la “Yvonne”; navi che il pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti poi dirà di aver affondato nei mari fra Maratea (Basilicata) e la Calabria.
Al termine dell’incontro i ragazzi ringraziano il dottor Grondacci per l’efficace ed importante contributo dato loro in quella sede, ma anche alla città tutta per l’instancabile lavoro di ricerca e di informazione in difesa del territorio. Benché colpiti dal profilo inquietante della situazione delineata, si ritengono soddisfatti ed arricchiti, forti della maggior consapevolezza acquisita rispetto all’importanza di vigilare in difesa dell’ambiente, per la tutela della salute e dell’inestimabile bellezza del nostro golfo.