21/05/2019
di Elias Gerovasi, Responsabile Progettazione e Innovazione di Mani Tese
Le imminenti elezioni europee sono le più importanti della storia dell’europarlamento, da quarant’anni a questa parte. Lo avrete letto e sentito più volte in questi mesi di campagna elettorale. Ed è esattamente così. La percezione è che qualcosa rispetto a cinque anni fa e alle otto tornate elettorali precedenti sia cambiato profondamente. E che quel qualcosa sia cambiato proprio nella percezione che i cittadini hanno dell’Europa.
Solidarietà, equità, giustizia. Sono i valori fondanti dell’Europa a essere oggi sotto attacco delle invettive populiste e sovraniste. Negli ultimi anni le crescenti diseguaglianze, l’aumento della povertà e dell’esclusione sociale e la sensazione di maggior insicurezza per il futuro ha fatto sedimentare la convinzione che l’Europa sia il problema e non la soluzione determinando una perdita di consenso e fiducia che hanno raggiunto il loro apice con la Brexit.
Oggi, a pochi giorni dal voto europeo, le organizzazioni italiane del terzo settore prendono la parola per rimettere al centro i valori della libertà, della solidarietà e della coesione sociale attraverso un manifesto che propone a candidati ed elettori una visione di Europa sostenibile, equa e solidale, quella che vuole convintamente raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 per costruire pace e prosperità per le persone del pianeta.
Il documento, elaborato da Concord Italia e dal Forum del Terzo Settore, ripercorre la storia recente dello sviluppo dell’Italia dal secondo dopoguerra, che non sarebbe stato possibile senza una visione comune, sfociata nella progressiva integrazione politica, economica e culturale tra quelle nazioni continentali che l’hanno lucidamente e volontariamente perseguita dopo le tragedie di ben due conflitti mondiali.
“Non va mai dimenticato – spiega Francesco Petrelli portavoce di Concord Italia – che l’Europa l’abbiamo creata dopo gli orrori di una guerra tremenda, realizzando uno spazio governato dai valori della libertà, della solidarietà e della coesione sociale. Il tema dello sviluppo sostenibile è un punto fondamentale per cui passa il rilancio dell’Europa in cui crediamo. L’adozione di piani nazionali in forma vincolante che realizzino i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 è la prima richiesta che facciamo al nostro governo e ai governi di tutti i paesi dell’Unione e alla prossima Commissione che si insedierà dopo il voto del 26 maggio.”
Un’Europa di pace è stata quindi il risultato della convergenza tra diversità che si sono composte ma non omologate, creando uno spazio governato dai valori della libertà, dei diritti e della solidarietà.
“Abbiamo costruito questo documento mettendo insieme più voci in modo da rendere la nostra proposta, una proposta possibile. Nove pilastri che vogliono essere una mappa per il “dopo le elezioni”, una sorta di strada da seguire. Come abbiamo scritto all’inizio del documento se l’Europa non diventa sostenibile non avrà un futuro” spiega Luca De Fraia, Coordinatore Consulta Europa Mondo e Cooperazione internazionale del Forum Terzo Settore.
Ma una risposta credibile e sostenibile alla crisi valoriale e politica dell’Europa potrà venire solamente da un’Europa unita, dotata di una governance chiara ed efficace rafforzando e assicurando il primato al Parlamento europeo che andremo a eleggere tra pochi giorni.
Il documento, attraverso i nove punti riportati di seguito, vuole fissare i valori di riferimento e le priorità ribadendo e valorizzando anche il ruolo del Terzo settore come attore protagonista della coesione sociale e dello sviluppo sostenibile.
1) Il Pilastro Sociale: rafforzare la dimensione sociale dell’Unione Europea, valorizzazione dell’economia sociale e di tutti i soggetti di terzo settore. È urgente un cambiamento radicale per l’Europa: superare le politiche centrate sul dogma dell’austerità fiscale per dare spazio a programmi di rilancio dell’economia centrati su priorità sociali. Valorizzare il patrimonio di politiche e decisioni già assunte in sede di UE, al quale si fa riferimento attraverso la nozione di social pillar. L’Agenda 2030 con i suoi principi e i suoi orizzonti deve essere l’architrave di tutte le politiche europee e nazionali.
2) Combattere la povertà e le diseguaglianze, garantire le pari opportunità di occupazione a tutti i cittadini e le cittadine europee. Il nuovo Parlamento europeo dovrà assicurare la effettiva applicazione delle clausole sociali del Trattato di Lisbona nella attuazione della strategia Europa 2030, prevedendo una forte caratterizzazione sociale nel Semestre Europeo.
3) L’Europa per la lotta al cambiamento climatico e la difesa dell’ambiente. L’impatto del cambiamento climatico sta sempre più “mordendo” l’Europa. Nel 2015 i leader mondiali hanno adottato l’Accordo di Parigi delle Nazioni Unite sul Cambiamento climatico, il miglior strumento disponibile per affrontare il cambiamento climatico e le sue conseguenze. Gli impegni attuali rimangono tuttavia insufficienti. Per questo chiediamo che il prossimo Parlamento Europeo faccia dell’Accordo di Parigi e dell’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C il perno della prosperità del continente, insieme a un uso efficiente e rigenerativo delle risorse naturali.
4) Riformare le politiche europee sull’immigrazione e impegnarsi per una nuova cultura dell’accoglienza. L’Europa deve riformare le politiche sull’immigrazione e impegnarsi per una nuova cultura dell’accoglienza per i/le migranti, del rispetto dei diritti umani e del co-sviluppo, abbandonando l’ottica dell’Europa “securitaria”. L’Africa non deve essere rappresentata come una minaccia, né come un rischio per la sicurezza e la stabilità dell’Europa e il Mediterraneo non può essere la tomba di chi prova ad attraversarlo in cerca di un futuro diverso. La criminalizzazione dei/delle migranti e delle organizzazioni della società civile che operano in loro soccorso deve cessare, perché nasconde solamente l’irresponsabilità e l’incapacità degli Stati nazionali e dell’Unione Europea di condividere le responsabilità circa un fenomeno che implica una risposta globale e coordinata, sull’accoglienza così come sulla prevenzione dei conflitti, la riduzione delle iniquità e la prevenzione del degrado ambientale, solamente per citare alcune delle cause alla radice del fenomeno. La creazione di un’area di integrazione e cooperazione euro-africana è la vera grande sfida per il nostro continente e per essere realizzata deve essere assunta come priorità da tutti i Paesi e dall’intera Europa.
5) Cooperazione internazionale: l’Europa in prima linea nella realizzazione a livello globale dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Le politiche di cooperazione internazionale devono essere dedicate allo sviluppo e la lotta alla povertà e alle disuguaglianze nel mondo, senza condizionamenti di altri interessi da parte dell’Europa. Le decisioni dell’Unione Europea in materia di cooperazione internazionale hanno un impatto potenziale su centinaia di milioni di persone: è una responsabilità che il prossimo Parlamento Europeo dovrà esercitare con consapevolezza e responsabilità. L’Europa è nel suo complesso il primo donatore mondiale e deve confermare l’obiettivo dello 0,7% da raggiungere entro il 2030. Tuttavia l’UE non deve accontentarsi di un primato che rischia di essere privo di significato se la cooperazione dei Paesi europei mette al centro interessi diversi, come nel caso della sicurezza e dei fenomeni migratori, che devono essere affrontati come strumenti dedicati nel quadro di della coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile.
6) Un commercio giusto che rispetti le persone, l’ambiente, il lavoro e i diritti. Un approccio integrato all’Agenda 2030 non può prescindere da azioni urgenti sul commercio. Gli scambi commerciali devono trasformarsi da catalizzatori a elementi risolutori nella dimensione del diritto al cibo, dei cambiamenti climatici e della sostenibilità della comunità umana nel suo complesso.
7) L’Europa per un modello di sviluppo agricolo equo e solidale. Il sistema alimentare e agricolo dell’UE ha un impatto su tutte le dimensioni dello sviluppo sostenibile. L’approccio basato su modelli di produzione agricola intensiva sta avendo effetti disastrosi sul clima e sull’ambiente. Per questo chiediamo ai nostri Parlamentari che si adoperino affinché l’Europa metta in atto politiche e investimenti pubblici per sostenere un’agricoltura agro-ecologica, resiliente ai cambiamenti climatici e che si basi sugli agricoltori di piccola scala, i quali attualmente producono il 70% del cibo consumato e scambiato in tutto il mondo attraverso sistemi alimentari localmente integrati e che sia garantita la coerenza degli interventi di sviluppo con le raccomandazioni del Comitato Mondiale per la Sicurezza Alimentare (CFS).
8) L’Educazione alla Cittadinanza Globale un diritto/dovere di cittadini e cittadine europee. L’educazione alla cittadinanza globale è un valido antidoto contro l’ascesa dei nazionalismi che fanno leva sull’esclusione, sul richiamo etnico ancestrale a sangue, territorio e apparenza, invocando false omogeneità e mettendo a rischio la sicurezza delle persone a causa dei processi di azione e reazione basati sull’odio. Chiediamo pertanto che l’Educazione alla Cittadinanza Globale sia inserita trasversalmente con un apposito capitolo di bilancio in finanziaria e che costituisca un corpus di contenuti trasferibili all’interno dell’insegnamento cittadinanza e costituzione che preveda stabilmente la collaborazione della scuola con il Terzo Settore.
9) Un’Europa diversa non può prescindere dalle proposte culturali. Le nuove sfide globali richiedono un’Europa coraggiosa, politiche culturali ambiziose e mirate alla costruzione di un’anima europea che fatica a costruirsi. La sfida, condivisa da molti, di un’Europa diversa non può trascendere dalla dimensione culturale che deve essere vista come una fonte di unità e una forza per la cooperazione e la comprensione reciproca.