
LE CIPOLLE
DI MOUSTAPHA
Testo di Cosimo Bizzarri
Fotografie Matteo de Mayda
Attorno a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, si stende piatta e silenziosa la brousse: una savana brulla, spazzata da novembre e marzo dall’armattano, un vento proveniente dal Sahara, che ricopre alberi, animali e persone di polvere rossa.
Chi s’inoltra nella zona di Loumbila nei mesi dell’armattano potrebbe pensare che questa terra sia solo un avamposto del deserto, secco e inospitale. E invece, dopo una curva, capita di imbattersi in una diga artificiale e poco dopo in ettari di campi coltivati, geometrici e verdissimi, sui cui decine di uomini e donne stanno chini a lavorare.
“Siamo contadini”, spiega Moustapha Konseiga, 30 anni, presidente della cooperativa Nanglobzanga che opera nella zona di Loumbila, “Qui coltiviamo la cipolla. Questa varietà è superiore a quella bianca, perché non marcisce sotto il sole”.
Dopo il raccolto, le cipolle vengono lasciate a riposare all’ombra e poi riparate in un magazzino, che è stato costruito grazie al supporto di Mani Tese. Grazie a ciò, la cooperativa è in grado di venderle più avanti nell’anno, quando la domanda sale e il ricavo è tre volte più alto.
Mani Tese ha anche aiutato Moustapha e i suoi soci ad acquistare sementi e animali che producono concime, a imparare la tecnica del compostaggio e a costruire una cisterna e dei tubi per l’irrigazione dei campi.
Secondo Moustapha, la cooperativa Nanglobzanga in futuro diversificherà i suoi prodotti e comincerà a distribuirli direttamente. Questo potrebbe consentire ai suoi membri di uscire una volta per tutte dalla povertà. Ma la strada è ancora lunga e, soprattutto, arida.
Altri prodotti coltivati dalla cooperativa sono la moringa e le melanzane