LA STUFA
DI SALOME'

Testo di Cosimo Bizzarri
Fotografie Matteo de Mayda

Fino a una decina d’anni fa, Salomè Mwangi era una delle tante persone che lottavano per la sussistenza nella zona di Molo, nel Kenya occidentale. Possedeva una capra e una vacca. Come gli altri contadini della zona, lavorava tutto il giorno nei campi, coltivati quasi interamente a mais e patate.

Poi è arrivata Necofa, un’organizzazione locale che lavora insieme a Mani Tese, e ha spiegato a Salomé i fondamenti dell’agricoltura sostenibile. Lei li ha applicati immediatamente nel suo orto, dove ha riportato in vita prodotti indigeni che erano stati in larga parte dimenticati, tra cui l’amaranto, la morella e varietà locali di cavolo, fagiolo, zucca, carota e pomodoro.

stufa salomè legna matteo de mayda kenya mani tese 2018
Prima d’incontrare Mani Tese, Salomè andava a far legna nella vicina Foresta Mau.

Presto Salomè ha convertito anche i campi attorno alla sua fattoria al biologico, diversificando le colture e sostituendo i pesticidi comuni con composti organici. Con la produzione in eccesso ha cominciato a recarsi al mercato della città più vicina, mettendo da parte i proventi della vendita.

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Nel suo orto biologico, Salomè coltiva principalmente colture locali

La qualità di vita migliorava, ma un giorno sì e uno no Salomè era costretta a camminare per due ore per raggiungere la vicina Foresta Mau, fare legna, caricarla sulle spalle e tornare a casa, dove la riduceva in ceppi e la usava per scaldarsi e cucinare. Era davvero dura. E anche un rischio. Con la pioggia poteva rimanere bloccata a chilometri da casa oppure incontrare le guardie forestali e finire in prigione: la Foresta Mau, che funge da torre d’acqua per tutta l’Africa orientale, è infatti un’immensa riserva naturale.

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Un cavolo e una sukuma, una varietà locale di verza, nell’orto di Salomè.

Per evitare che la gente distruggesse la foresta indigena per procurarsi legna per uso domestico, Mani Tese e Necofa, in partnership con il servizio forestale keniano, hanno sviluppato un progetto di conservazione che coinvolge i residenti stessi. Alle famiglie dei contadini vengono assegnati gratuitamente semi di alberi a crescita rapida, da piantare e curare in un vivaio progettato collettivamente. Quando i semi sono diventati piantine, le famiglie li trasferiscono nei loro orti o li vendono ai loro vicini che ne hanno bisogno.

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Nel vivaio di Koibetek si coltivano alberi a crescita rapida che potranno essere tagliati senza minacciare la foresta indigena

Grazie a questo progetto, anche Salomè ha potuto piantare una ventina di piantine di cipresso nel suo orto. In sei anni sono diventate alberi, che Salomè può potare per fare legna, senza dove andare nella foresta. In seguito, Mani Tese e Necofa hanno distribuito a Salomè e ad altre famiglie della zona 12.000 stufe migliorate, che trattengono il calore e cuociono i cibi più velocemente rispetto a quelle tradizionali, consentendo di risparmiare tempo ed energie.

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Grazie alle stufe migliorate un carico di legna può bastare per due settimane.

“Ora uso meno legna di quando avevo una stufa tradizionale, fatta di tre pietre”, racconta Salomè, “Per cucinare per due settimane mi basta un carico. Per un pasto ci vogliono uno o due ceppi, anziché dieci”.

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Con le stufe migliorate, uno o due ceppi bastano per cucinare un pasto.

Con più tempo a disposizione, Salomè, che oggi ha cinquantadue anni, ha fatto nuovi investimenti nella sua fattoria. Ora ha cinque vacche, diverse pecore e un pollaio. È diventata una leader della sua comunità: oggi tiene corsi di formazione sul biologico ai contadini della zona ed è entrata in contatto con altre associazioni che si occupano di sviluppo rurale in Kenya.

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Salomè sogna di mandare la sua figlia minore a studiare all’estero.

Con i soldi che ha messo da parte negli anni, sta costruendo una casa di pietra per sé e per la sua famiglia. “Una volta che la casa sarà finita, mi concentrerò sull’educazione dei miei figli. Voglio che la più piccola possa studiare al massimo delle sue possibilità, anche se questo significa andare all’estero”, spiega Salomè, prima di mettere un ceppo nella stufa e cominciare a cucinare.